12 Speciale Perio Tribune Italian Edition - Gennaio 2020 Mini-invasività in chirurgia parodontale: intervista al dott. Roberto Abundo < pagina 11 e, nelle tecniche mucogengivali, sem- pre tessuto connettivo da innestare. Dott. Abundo, quando parliamo di procedure tradizionali nei trattamenti parodontali a cosa ci riferiamo? Quando parliamo di procedure tra- dizionali facciamo riferimento a trattamenti in cui è sempre prevista la chirurgia e in cui tale chirurgia prevede incisioni verticali di rilascio, lembi molto estesi nello scollamento Nel trattamento dei difetti parodontali perché bisogna fare particolare attenzione alle papille interdentali? Perché le papille interdentali sono le strutture anatomiche che proteggo- no le nostre procedure rigenerative ed aiutano a stabilizzare il coagulo, primum movens di qualsiasi proces- so di rigenerazione. Mini-invasività nella chirurgia resettiva: a cosa è fi nalizzata? Si riferisce a nuove metodiche o al comfort post chirurgico del paziente? In chirurgia ossea resettiva si parla di mini-invasività quando si preve- de di conservare le fi bre connettivali inserite alla radice, con riferimento dunque alle metodiche ma anche e soprattutto al comfort post-operato- rio del paziente e al risultato estetico fi nale, con vantaggio per i risultati della tecnica e di conseguenza per il paziente. Dott. Abundo, anche la chirurgia plastica parodontale sta riducendo l’invasività? E come? Sì, anche la chirurgia plastica paro- dontale sta riducendo l’invasività at- traverso lembi senza incisioni verti- cali di rilascio, talora senza incisioni delle stesse papille, sempre più spesso rimpiazzando gli innesti di connetti- vo autologo con quelli di biomateria- li sostitutivi a base di collagene. Procedure tradizionali vs procedure mini-invasive: quali i vantaggi? Si può parlare di innovazione o solo di miglioramento mantenendo gli standard di riferimento? Vantaggi delle procedure mini-inva- sive sono relativi tanto al maggior comfort per il paziente quanto ai risultati ottimizzati dalla maggiore stabilità dei tessuti molli. È neces- sario parlare di vera e propria in- novazione perché cambiano anche concettualmente alcuni aspetti base della chirurgia parodontale tradizio- nale, sebbene tali cambiamenti non rinneghino le procedure precedente- mente utilizzate, ma le rinnovino con la semplifi cazione delle metodiche. Su gentile concessione di manage- mentodontoiatrico.it Patrizia Biancucci Ricerca scientifi ca e pratica clinica, il connubio vincente per una moderna odontoiatria < pagina 11 Lei ritiene che in generale si faccia più ricerca di base o clinica? È chiaro che se devo rispondere facen- do riferimento alla parodontologia ed all’implantologia orale sicuramente oggi la ricerca clinica ha superato la ri- cerca di base, in quanto alcuni concetti, appunto “di base”, sono stati ormai ben evidenziati e validati, come ad esempio il concetto di osteo integrazione. Ma è altrettanto chiaro che ricerca di base e ricerca clinica non sono separate per- ché le applicazioni cliniche di nuovi protocolli o di nuovi biomateriali inizia sempre partendo dai dati forniti dalla ricerca preclinica. Quindi questa siner- gia tra studi di base e studi clinici rimar- rà sempre forte. L’evento è caratterizzato anche dal Memorial Giuseppe Cardaropoli, esempio di professionista dedito non solamente alla pratica clinica ma soprattutto alla ricerca. Ci potrebbe dire come suo fratello viveva questa il rapporto? Come noto, mio fratello è stato uno dei ricercatori più attivi in ambito paro- dontale e implantare dall’inizio degli anni 2000. Lui ha iniziato la sua car- riera professionale come clinico ma poi ha veramente sentito forte il richiamo della ricerca. È stata la sua grande pas- sione. Ha lasciato la sua attività clinica qui a Torino per trasferirsi a Göteborg dove ha conseguito prima la Specialità e poi il Dottorato di Ricerca in Parodon- tologia sotto la guida del professor Jan Lindhe. Giuseppe ha sempre creduto nell’importanza dei dati scientifi ci e ha sempre cercato di divulgare il concetto fondamentale che le nostre decisioni cliniche devono essere supportate dalla letteratura. All’interno del programma è prevista la presentazione della Fondazione Giuseppe Cardaropoli. Potrebbe illustrarci questo progetto? Da quando è mancato mio fratello ho ricevuto tantissimi atti di stima nei suoi confronti. Molti amici e colleghi mi han- no chiesto di fare in modo di mantenere vivo il suo ricordo, e pensando a quella che è stata la sua vita sia nel quotidia- no che dal punto di vista professiona- le, l’idea di creare una fondazione a suo nome è venuta pressoché in modo spontaneo. La Fondazione Giuseppe Cardaropoli sarà un Ente del Terzo Set- tore, chiaramente senza scopo di lucro, che si pone l’obiettivo di sviluppare la ricerca e la cura in ambito parodontale e implantare. E la Fondazione persegui- rà alcuni progetti. In primo luogo cre- erà una borsa di studio per studenti in Odontoiatria che vorranno effettuare una tesi sperimentale in questo ambi- to. Contemporaneamente questo ente sosterrà progetti di ricerca nei campi della parodontologia, dell’implantolo- gia e della rigenerazione ossea. Ma la Fondazione cercherà anche di aprirsi verso il mondo esterno, verso il mondo dei pazienti. A livello internazionale, la ricerca italiana si posiziona sempre trai i primissimi posti. A sua parere, quali strumenti e/o iniziative sarebbero da adottare per fortifi care il legame con la pratica? Ritiene che a livello Internazionale siano più avanti su questo tema? In effetti questa valutazione è corretta. Dobbiamo essere molto orgogliosi della ricerca italiana. Per esempio possiamo affermare che i Soci Attivi della Società Italiana di Parodontologia ed Implanto- logia sono quelli che danno il maggior contributo scientifi co alla letteratura internazionale in ambito ovviamen- te parodontale e implantare. Questo certamente è un fi ore all’occhiello per tutta l’odontoiatria italiana. Sarebbe opportuno che quando si organizzano congressi sia livello nazionale che a li- vello internazionale gli organizzatori ed i moderatori spingessero sempre di più i relatori a fornire vere informazioni cli- niche, a concludere le proprie conferen- ze fornendo dei chiari messaggi e delle chiare informazioni che i colleghi pos- sano poi utilizzare già dalla settimana successiva. Un altro argomento riguarda invece la ricerca fi nanziata dalle aziende. Come la valuta lei? Su questo argomento non dobbiamo essere ipocriti. La ricerca scientifi ca ha dei costi enormi. È quasi impossibile sviluppare dei protocolli in manie- ra indipendente senza fondi. In Italia purtroppo i fondi pubblici sono quasi inesistenti soprattutto nel nostro am- bito. Ma nonostante questo i ricercatori devono mantenere la propria indipen- denza morale e seguire un codice etico. Questo è un punto su cui non si può sor- volare. Esistono alcuni istituti ed alcune fondazioni, come ad esempio ITI ed Osteology, che cercano di ovviare a que- sto legame diretto tra aziende e ricerca scientifi ca. Ma, ripeto, l’indipendenza di azione e pensiero dei ricercatori è fon- damentale. Ci illustra alcuni temi innovativi che saranno presentati al Congresso e che sono da considerarsi dei validi esempi che modifi cheranno il “modus operandi” in Parodontologia e in Implantologia Orale nei prossimi anni? La Lectio Magistralis del Congresso sarà tenuta dal professor Ron Nevins. Il Prof. Nevins è forse l’esempio più calzante di un collega che è riuscito ad unire ed ab- binare ai più alti livelli la ricerca e la pra- tica clinica. È un esempio per tutti noi da questo punto di vista. Ed oggi, grazie alla sua lunghissima esperienza, è in grado di fornirci i dati a cinquant’anni di follow-up sia in ambito implantare che in ambito parodontale. Sarà lui a Dott. Daniele Cardaropoli mostrarci come i risultati delle sue ricer- che hanno modifi cato il modo di lavo- rare e di curare i nostri pazienti. Analo- gamente il professor Massimo Simion ci porterà trent’anni di esperienza in rige- nerazione ossea guidata. Un momento molto importante del Congresso sarà la tavola rotonda a cui parteciperanno i parodontologi torinesi. Ormai Torino, possiamo dirlo con orgoglio, è uno dei centri della parodontologia mondiale. I soci attivi della SIDP di Torino produco- no una ingente mole di lavori scientifi ci che sono riferimento per il “modus ope- randi” in parodontologia ed implanto- logia del futuro. Dental Tribune Italia