2 L'Intervista Ortho Tribune Italian Edition - Ottobre 2019 Allineatori trasparenti: dalla bussola al navigatore Intervista a Matteo Reverdito < pagina 1 Oggi i trattamenti multidiscipli- nari sono all’ordine del giorno, ma negli anni novanta, quando in cli- nica universitaria non ci si parlava nemmeno tra un reparto e l’altro e il 90% dei dentisti non conosceva l’ortodonzia o riteneva superfluo un trattamento ortodontico per i propri pazienti, i concetti dell’or- to-gnato-donzia professati dal prof. Bracco erano fantascienza. Girando l’Italia mi accorgevo che non era poi così normale analizza- re i pazienti ortodontici con l’axio- grafo computerizzato, il kinesio- grafo, l’elettromiografo, la pedana posturometrica, la risonanza ma- gnetica. Oggi si parla di 3D ovun- que, anche nella cefalometria, ma all’epoca praticamente nessuno eseguiva un tracciato postero- anteriore, mentre a Torino era di regola per ogni singolo paziente, e questo più di trenta anni fa. sonalmente, imbottito come ero di nozioni gnatologiche e dogmi indi- scutibili sulla qualità dei movimenti dentari al decimo di grado di torque tramite apparecchiature fisse, non mi pareva nemmeno immaginabile un confronto. In quegli anni non sembrava credibile che una “mascherina di plastica” potesse spostare i denti. Col senno di poi sembrerebbe che abbia prevalso la curiosità sui dogmi: è così? Direi che ha prevalso l’apertura men- tale che mi era stata insegnata, ac- compagnata comunque dalla mia innata curiosità, tanto che di nasco- sto (in università vigeva infatti il di- vieto) ho iniziato autonomamente ad approfondire la tecnica. Sono però bastati pochi casi per convincermi che effettivamente quella tecnica, così comoda ed estetica, non poteva raggiungere il risultato di qualità che soppianteranno le tecniche ortodontiche tradizionali? Credo proprio di si, che sia giusto o sbagliato. E non per semplici discor- si commerciali o perché i pazienti chiederanno trattamenti sempre più confortevoli ed estetici (vero ma non sufficiente): semplicemente perché i tempi cambiano e noi dobbiamo cambiare con loro. Personalmente, se riesco ad ottenere lo stesso risultato clinico con tecniche meno invasive e potenzialmente meno dannose, sento l’obbligo morale di percorrere anche quella strada. La programma- zione digitale del trattamento è poi un altro grande passo avanti, ma è qualcosa di molto difficile all’inizio, perché ci costringe a far lavorare le sinapsi e a prevedere il futuro della bocca del paziente e di tutto ciò che gli sta intorno. Questo richiede una grande capacità diagnostica orto- dontica che mette alla prova la mia professionalità, molto più che mette- re un apparecchio in bocca e vedere Ricorda il suo primo incontro con gli allineatori? Una sera, nel lontano 2003, mi trova- vo a Palazzo Barolo emozionatissimo a parlare di gnatologia e ortodonzia con due “grandi” della materia, il prof. Pietro Bracco e il dr. Eugenio Tanteri, davanti a una platea con professionisti del calibro del prof. Benech, Ceria, Mortellaro, Pomatto, Traversa, Viora, Ferrini e altri. Quella stessa sera Carlo Fasola, titolare di un laboratorio ortodontico, presentò una novità: un sistema, importato dagli Stati Uniti, che avrebbe sposta- to i denti con allineatori rimovibili, vale a dire mascherine trasparenti di plastica. Mai più pensavo che sa- rebbe divenuta una presentazione così importante, non solo per me ma per tutto il mondo ortodontico. Per- pretendevo dai miei casi. C’è da dire che, oltre alla mia scarsa conoscenza della tecnica, le caratteristiche mec- caniche e di programmazione sof- tware erano ancora acerbe; è stato solo dopo il 2007 infatti che, grazie alle implementazioni biomeccaniche portate da un bioingegnere di nome John Morton, gli allineatori trasparen- ti hanno iniziato ad accorciare la di- stanza che li separava dai trattamenti tradizionali. Con l’umiltà e la voglia di imparare, ho cominciato a seguire i corsi dei professionisti più esperti in giro per il mondo e a capire come applicare i princìpi a me cari e mai rinnegati, utilizzando un polimero al posto del metallo e della resina. Dr. Reverdito, pensa che gli allineatori trasparenti di volta in volta dove andare. Siamo passati dalla bussola al navigatore: è essenziale stabilire la giusta dire- zione all’inizio, ma oggi non basta più, oggi dobbiamo spingerci oltre. La tecnologia è un valido alleato, ma l’onere e l’onore del cambiamento spetta a noi ortodontisti. Quindi vorrebbe dire che gli allineatori consentono di risolvere tutte le malocclusioni. È così? Non tutte, ma la maggior parte delle malocclusioni è oggi risolvibile con allineatori semplici o aiutati da pic- coli ausiliari, ma ovviamente esisto- no gli estremi della gaussiana: casi dove il risultato lo si porta a casa unicamente con apparecchiature fis- se e magari l’aiuto di miniviti, come PubLISher/ChIef exeCutIve OffICer - Torsten R. Oemus ChIef fInAnCIAL OffICer - Dan Wunderlich DIreCtOr Of COntent - Claudia Duschek SenIOr eDItOr - Michelle Hodas CLInICAL eDItOrS - Nathalie Schüller; Magda Wojtkiewicz eDItOr & SOCIAL MeDIA MAnAGer - Monique Mehler eDItOrS - Franziska Beier; Brendan Day; Luke Gribble; Kasper Mussche ASSIStAnt eDItOr - Iveta Ramonaite COPy eDItOrS - Ann-Katrin Paulick; Sabrina Raaff buSIneSS DeveLOPMent & MArKetInG MAnAGer Alyson Buchenau DIGItAL PrODuCtIOn MAnAGerS Tom Carvalho; Hannes Kuschick PrOJeCt MAnAGer OnLIne - Chao Tong It & DeveLOPMent - Serban Veres GrAPhIC DeSIGner - Maria Macedo e-LeArnInG MAnAGer - Lars Hoffmann eDuCAtIOn & event MAnAGer - Sarah Schubert SALeS & PrODuCtIOn SuPPOrt Puja Daya; Hajir Shubbar; Madleen Zoch exeCutIve ASSIStAnt - Doreen Haferkorn ACCOuntInG - Karen Hamatschek; Anita Majtenyi; Manuela Wachtel DAtAbASe MAnAGeMent & CrM - Annachiara Sorbo MeDIA SALeS MAnAGerS - Melissa Brown (International); Hélène Carpentier (Western Europe); Matthias Diessner (Key Accounts); Maria Kaiser (North America); Weridiana Mageswki (Latin America; Barbora Solarova (Eastern Europe); Peter Witteczek (Asia Pacific) exeCutIve PrODuCer - Gernot Meyer ADvertISInG DISPOSItIOn - Marius Mezger © 2019, Dental tribune International Gmbh. 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Grazie alle nuove tecnologie oggi siamo comunque in grado non solo di muo- vere tridimensionalmente i denti, ma anche di realizzare nuovi protocolli con allineatori con bite lisci, per svin- colare l’occlusione durante la corre- zione dei morsi crociati, o con piani inclinati per stimolare l’avanzamen- to mandibolare; questo per citare solo un paio delle tante peculiarità degli apparecchi funzionali secondo Bracco e Cervera che sono riuscito a trasportare nella nuova era digitale, senza rinnegare i princìpi fondamen- tali dell’ortognatodonzia funzionale. Dopo tutto era stato il prof. Bracco a raccontarmi che i bite metallici dei nostri apparecchi funzionali erano in realtà nati in materiale plastico, ma la tecnologia dei materiali all’epoca offriva solo la resina, che con quegli spessori si frantumava sotto il carico dell’occlusione, costringendolo a te- stare un bite metallico. Cosa consiglierebbe a un giovane che voglia approcciarsi a questa branca specialistica? Italia e/o estero? Ai giovani posso dire che nessuna strada è semplice e che le scorciatoie non esistono. Non lasciatevi abba- gliare dalla tecnologia e dalla propa- ganda perché l’ortodonzia, o meglio l’ortognatodonzia, è una cosa seria e non si gioca con la salute delle perso- ne, soprattutto dei bambini. Il bilan- cio diagnostico è ancora il punto di partenza, senza illuderci che qualche misterioso ortodontista oltreoceano lo possa fare per noi. La tecnologia 3D ci permette di programmare il percorso terapeutico che abbiamo in mente, di visualizzarlo e di concre- tizzarlo come non era mai stato pos- sibile prima. Gli allineatori di nuova generazione ci permettono di muo- vere in modo corporeo i denti, ma bisogna studiare esattamente come per le tecniche tradizionali, impara- re protocolli già testati e poi crearsi una propria esperienza con tenacia e perseveranza. Consiglio approfon- dimenti anche in Spagna, Germania e Giappone, ma l’Italia vanta una tradizione ortodontica di rilievo con validi professionisti da cui appren- dere anche le nuove tecniche, senza andare troppo lontano. L’articolo è stato pubblicato la prima volta su Torinomedica. Patrizia Biancucci