8 Speciale Perio Tribune Italian Edition - Gennaio 2019 L’igienista dentale e il paziente diabetico Motivazione e istruzioni di igiene orale Elisabetta Ferrara, libero professionista < pagina 7 I soggetti diabetici, soprattutto quelli in fase di scompenso meta- bolico, sono particolarmente espo- sti al rischio di sviluppare gengivi- te e parodontite e, quest’ultima, in forma molto più severa rispetto ai soggetti non diabetici6-8. L’infiam- mazione, con l’aumento di inter- leuchina (IL) -1-β, fattore di necrosi tumorale-α, IL-6, attivatore del recettore del rapporto fattore- kappa B / ligando / osteoprotege- rina, stress ossidativo e recettore Toll-like (TLR) fornisce il legame meccanicistico tra le due patolo- gie1, 2. A fronte dell’evidenza deri- vante dai dati sperimentali circa la comprovata correlazione tra malattia parodontale e patologia diabetica3, si pone, come centrale, la realizzazione di un approccio multidisciplinare al trattamento del paziente diabetico, che rilevi l’importanza di una proposta tera- peutica integrata. Scopo precipuo dell’igienista dentale, accanto agli obiettivi a breve termine, è di for- nire un trattamento indirizzato al conseguimento del miglioramen- to delle condizioni di salute orale, che si accompagnano ad un cam- biamento favorevole della qualità di vita del paziente, garantendo una corretta educazione all’igiene orale individualizzata, motivando il paziente all’impiego di presi- di per l’igiene domiciliare idonei alla condizione clinica associando, laddove sia necessario, l’utilizzo di agenti chimici per il controllo del- la placca batterica1-3. Nel trattamento del paziente af- fetto da diabete è di fondamentale importanza avere in considerazio- ne il periodo d’insorgenza della malattia, la presenza di compli- canze, il grado di compenso/scom- penso metabolico, dati clinici che richiedono che l’aggiornamento venga effettuato periodicamente. A questo proposito, secondo quan- to indicato dalle linee guida1, la somministrazione di un questio- nario iniziale seguito da un check up dei soggetti ad alto rischio di sviluppare il diabete, risulta effi- cace nel monitoraggio della poten- ziale insorgenza di un quadro di parodontite. Caso clinico Descriviamo il caso di un paziente maschio di 56 anni con diagnosi di parodontite moderata generalizza- ta (Figg. 1-3), affetto da Diabete Mel- lito II in fase di scompenso (HbA1C 8,4%). Oltre alla malattia diabetica diagnosticata da 12 anni, il pazien- te presentava in anamnesi insuf- ficienza renale, pregresso infarto miocardico acuto e storia di iper- tensione arteriosa. I dati anamne- stici hanno guidato la scelta dell’i- ter terapeutico da parte del team odontoiatrico. Fig. 1 Fig. 2 Fig. 3 Fig. 4 Fig. 5 Fig. 6 In sede di valutazione clinica, il paziente presentava una scarsissi- ma igiene orale e si evidenziavano evidenti segni di flogosi gengivale a causa di notevoli depositi di tarta- ro sopragengivale e sottogengivale, che rendevano difficoltoso un accu- rato esame parodontale. Successiva- mente, si è proceduto alla discussio- ne in team circa la necessità di un intervento terapeutico personaliz- zato ed efficace che prendesse an- che in esame la scarsa disponibilità emotiva e psicologica del paziente ad affrontarlo. Nel presente caso cli- nico l’adherence è stata considerata come un processo in continuo dive- nire. Adottando un approccio mu- tuato dal metodo biopsicosociale5 in una fase preliminare, un primo colloquio è stato svolto con il coniu- ge del paziente, al fine di instaurare un percorso riabilitativo di salute orale che fosse supportato anche dal caregiver. Su indicazione dell’odontoiatra, la fase operativa dell’area di compe- tenza dell’igienista dentale è stata scandita da una seduta di scaling succeduta da due sedute di root pla- ning, pianificate in seguito ad esa- me parodontale completo, soltanto in seguito a colloquio motivaziona- le. La parodontite e la sua cronicità avevano avuto un impatto anche psicologico sul paziente, conside- rata anche la difficoltà oggettiva di self-care. L’obiettivo della fase mo- tivazionale è stata un’educazione all’empowerment4, 5, inteso come coinvolgimento attivo del paziente nella cura della propria salute orale, sviluppatosi mediante l’acquisizio- ne di capacità di applicazione di una tecnica di spazzolamento adeguata alle esigenze specifiche. A tal fine, al termine della se- duta di scaling, il paziente è stato supportato simulando in ambula- torio una situazione di cura orale domiciliare, colmandone le lacune e favorendo la presa di coscienza delle propria autoefficacia. Quindi, è stato affiancato dal caregiver nel controllo quotidiano della tecnica appresa nei 15 giorni seguenti. È stato consigliato l’utilizzo di uno spazzolino a setole medie (GUM® Technique® PRO) e per l’igiene de- gli spazi interdentali l’impiego di uno scovolino imbibito di clorexi- dina (GUM® Trav-Ler®) con elevata efficacia antibatterica. Inoltre, il paziente è stato istruito a esegui- re sciacqui con clorexidina 0,12% associata a cetilpiridinio cloruro 0,05% (GUM® Paroex® 0,12% CHX + 0,05% CPC), per 30 secondi 2 vol- te/die per 7 giorni dopo la seduta di scaling. Il paziente è stato sot- toposto a rivalutazione 14 giorni successivi alla prima seduta (Fig. 4), durante la quale si rilevavano segni flogistici persistenti; è stata per- tanto data indicazione al paziente di eseguire sciacqui con clorexi- dina 0,06% associata a cetilpiridi- nio cloruro 0,05% (GUM® Paroex® 0,06% CHX + 0,05% CPC), indicata per un uso quotidiano, sino al ter- mine del trattamento parodontale non chirurgico e avulsione degli elementi dentali compromessi, ec- cetto che nel giorno dell’intervento a controllo parodontale e debride- ment sopragengivale a intervalli trimestrali, seguito da sciacqui con clorexidina 0,12% associata a cetil- piridinio cloruro 0,05% (GUM® Pa- roex® 0,12% CHX + 0,05% CPC), per 30 secondi 2 volte/die per 7 giorni dopo la seduta di scaling. Conclusioni Il caso descritto è esemplificativo della complessità che l’insorgenza di un quadro clinico di parodonti- te cronica in un paziente diabetico con scarso controllo metabolico può presentare. Un ulteriore motivo di interesse per il caso riportato, deri- va dalla riduzione significativa dei valori di emoglobina glicosilata in seguito a trattamento parodontale non chirurgico. Alla luce delle considerazioni effettuate l’intervento parodonta- le non chirurgico risulta efficace nell’influenzare positivamente il controllo metabolico del paziente diabetico con un effetto anche sul miglioramento riferito della quali- tà della vita, condizione clinica che potrebbe apportare benefici non soltanto alla patologia primitiva ma anche alle variabili psicologi- che. Sarà comunque indispensa- bile per il clinico e per il paziente avere sempre presente il grado di compenso metabolico, in termini di emoglobina glicosilata. Per rag- giungere tali obiettivi non si potrà non tenere conto dell’educazione del diabetico, della sua capacità di autogestione nonché della scelta di presidi di igiene orale domiciliare idonei. Ciò sarà importante soprat- tutto per i pazienti con diabete instabile caratterizzato da ampie escursioni glicemiche. Anche se l’obiettivo nella terapia è comune a tutti i pazienti affetti da paro- dontite, rivolto in entrambi i casi al conseguimento della salute orale, le modalità e le strategie di inter- vento saranno diversi nel diabetico rispetto al soggetto sano. per non interferire con la stabiliz- zazione del coagulo. Il paziente è stato quindi sotto- posto a controllo delle condizioni di igiene orale settimanalmente per 4 settimane consecutive. La rivalu- tazione parodontale a distanza di tre mesi dal trattamento parodon- tale non chirurgico ha evidenzia- to un significativo miglioramento dell’aspetto delle mucose (Figg. 5, 6), quale segno tangibile della ri- soluzione della flogosi, e riduzione della profondità di tasca al sondag- gio parodontale. Inoltre, si è potuto apprezzare una riduzione dei valori di emoglobina glicosilata (HbA1C) pari a 0,4%. Il paziente è sottoposto bibliografia 1. Sanz M., Ceriello A., Buysschaert M., Chapple I., Demmer RT., Graziani F., Herrera D., Jepsen S., Lione L., Madianos P., Mathur M., Montanya E., Sha- pira L., Tonetti M., Vegh D.. (2018) Scientific evidence on the links between periodontal diseases and diabetes: Consensus report and guidelines of the joint workshop on periodontal diseases and diabetes by the International Diabetes Federation and the European Federation of Periodontology. Journal of Clinical Periodontology 45(2):138-149. 2. Chapple I.L.C., Genco R.. (2013) Diabetes and periodontal diseases: consensus report of the Joint EFP/AAP Workshop on Periodontitis and Systemic Diseases. Journal of Clinical Periodontology 40 (s14), 106-112. 3. Albert, D.A., Ward, A., Allweis P., Graves D.T., Knowler W.C., Kunzel C., Leibel R.L., Novak K.F., Oates T.W., Papapanou P.P., Schmidt A.M., Taylor G.W., Lamster I.B., Borgnakke W. S., Ylostalo P. V., Taylor G. W., Genco R. J.. 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