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cosmetic dentistry Italian Edition Vol. 2, 2018

l’intervista _ Digital Smile Design Intervista al designer del “Sorriso dai mille approcci” Secondo Christian Coachman, l’ortodonzia è una specialità che dovrebbe essere integrata nel Digital Smile Design (DSD), cosa essenziale per capirne l’importanza. Per un miglior DSD, occorre capire l’ortodonzia come specialità innanzitutto per comprendere in quali casi si potrebbe trarre beneficio dal movimento dei denti e secondariamente convincere i cultori della conservativa riguardo a tale benefit e infine aiutare il dentista a motivare il paziente in merito a tale opzione rafforzando l’accettazione. Siccome gli allineatori di Coachman rappresentano il futuro quando si parla di movimento dei denti, la venuta a Venezia al secondo Congresso della European Aligner Society (EAS) è stata una buona occasione per prender parte a un evento dedicato ad allineatori e ortodonzia. Dental Tribune Online ha intervistato lo “smile designer” durante l’evento in cui ha presentato un corso post-congressuale su DSD e allineatori, in una intera giornata di lezioni e con una dimostrazione su paziente live. Come è stato il suo avvio con l’Odontoiatria e in seguito con il DSD? Intrapresi l’odontoiatria perché tutta la fa- miglia vi si era applicata. Mio padre, mio zio, mio nonno, tutti dentisti. Quindi decido sola- mente di seguire la stessa linea, anche se mio padre non mi ha mai forzato a seguire le sue orme. Da ragazzo non sono mai andato nel suo studio né pensato di diventare dentista; ten- tare la scuola di odontoiatria per me è stata più che altro una decisione dell’ultimo minuto. Il mio sogno era quello diventare architetto o designer, ma per varie ragioni decisi che avrei probabilmente avuto una vita migliore se fossi diventato dentista. Non ricordo perché io pre- ferii Odontoiatria ad Architettura, ma solo che alla fine mi trovai nel dentale. Tutto ciò che riguarda l’arte e le caratteri- stiche visive mi ha sempre attratto e in qualche modo avermi indotto a entrare a Odontoiatria furono anche l’intuizione e il retroterra persona- le e così la scelsi senza sapere che sarei potuto diventare un architetto del sorriso e mi ci sono voluti un po’ di anni per scoprirmi davvero felice nella professione di dentista. All’inizio, pensai di aver fatto un errore. L’avvio dei miei studi non fu per me molto pia- cevole e una volta finita la scuola odontoiatrica proseguii verso quella d’arte perché avevo capi- to di non voler diventare dentista. Ma nel primo anno di scuola d’arte, con insegnanti che spie- gavano principi di armonia, proporzione, design e disposizione, la prima cosa che mi venne in mente fu il sorriso. Allora capii che avrei potuto diventarne l’artista. Tornai in Odontoiatria e ini- ziai il DSD. Non sai mai dove ti porta il destino, basta solo credere che tutto avviene per una qualche ragione. Potrebbe dire di aver avuto un mentore per guida in odontoiatria o nella vita? C’è stato un mix, perché in odontoiatria in realtà ho avuto molti mentori, che è poi la scor- ciatoia per il successo il legarsi a delle persone che possano avviarti su quella strada. La mag- gior parte dei miei mentori sono state persone impegnate in un’odontoiatria interdisciplinare, cioè persone in grado di vedere l’immagine più ampia, non focalizzati sui dettagli di una singola specialità, ma in grado di vedere i collegamenti in un approccio onnicomprensivo: Marcelo Calami- ta, un protesista brasiliano, Paulo Kano, famoso odontotecnico anch’egli brasiliano. Essendo sta- to odontotecnico, ho lavorato inoltre con quasi tutti questi dentisti: John Corey, David Garber, Maurice Salama, Galip Gurel e Nitzan Bichaco. 08 cosmetic dentistry 2_2018

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