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cosmetic dentistry Italian Edition Vol. 2, 2018

l’intervista _ Digital Smile Design visione più ampia, per capire i collegamenti del suo dolore con l’intero corpo. Così anche per il dentista: prima di andarci, uno vuole un professionista che sappia vedere tutto e che perciò possa far riferimento a lui. Il dentista può aiutare il suo o sua pazien- te molto più di quanto si possa immaginare. Mi piace il concetto dell’ortodontista William Arnett, uno dei massimi chirurghi ortognatici, il quale dice che se uno vuole diventare un vero dentista, deve prendersi cura del viso dal punto di vista estetico, delle vie aeree perché il paziente ha bisogno di respirare bene per essere in salute e del morso perché l’occlusio- ne è un fatto essenziale, che collega l’intero corpo anche in termini di postura e bilancia- mento, etc…Abbiamo cioè bisogno di ampliare la nostra visione. Lei è spesso relatore a congressi. Vi prende parte, talvolta, per ampliare le sue conoscenze? Non conosco congressi ortodontici: que- sto è uno dei primi cui ho partecipato, ma nell’ area della conservativa, della parodontologia, implantologia, etc… molti relatori stanno di- ventando quasi noiosi perché sembra che si stia parlando delle stesse cose da una decina d’anni. Un congresso ideale dovrebbe soddisfare tre aspetti, tre tipi di relatori: l’oratore ultra specia- lizzato, che va in profondità esplorando i modi migliori per fare le stesse cose che stavamo facendo prima. Solitamente i congressi sono troppo impegnati ad avere questo tipo di pre- sentatori. Ma credo che un altro terzo dovrebbe essere generalista coloro cioè che considerano e riferiscano della figura nel suo complesso, per esempio di integrazione olistica collegando la visione ortodontica con la presa in cura della salute in generale dell’essere umano come di un insieme. Infine un altro terzo degli oratori do- vrebbe venire a parlare di innovazione, di ten- denze di atteggiamenti mentali fuori del corso. Questi tre aspetti per me sono importanti per dare qualità a un congresso. Potrebbe citare un esempio di congressi caratterizzati da questi tre elementi? Vi sono alcuni meeting odontoiatrici nel mondo che partono da una fusione reale di que- ste tre aree. Un ottimo esempio è il simposio or- ganizzato negli Stati Uniti dal Seattle Study Club, una forte organizzazione. Il programma prevede oratori ultra specializzati, fantastici generalisti che parlano di cura complessiva e relatori che presentano tendenze, innovazioni, nuove idee. Per questa ragione, è un congresso cui di so- lito partecipo. Abbiamo anche ogni due anni il congresso DSD: il primo l’abbiamo tenuto l’anno scorso in Canada usando nel nostro programma la stessa formula. L’Odontoiatria sembra esser progredita tal- mente in termini di innovazione, nuovi prodotti, sistemi, possibilità, che appare difficile immagi- nare quanto possa essere fatto di più. L’odontoiatria sta attraversando un perio- do insolito per via della tecnologia, ma an- che per le tendenze di business e marketing. Le imprese stanno cominciando ad investire. E’ un periodo particolare ed eccitante, a volte inquietante perché i cambiamenti sono rapidi e numerosi, ma dobbiamo esserne lieti perché è una fortuna essere dentisti in un’epoca in cui stanno accadendo tante cose interessan- ti. La tecnologia sta rendendo la professione molto più apprezzabile ed interessante per il paziente. Per i non dentisti l’odontoiatria cre- do fosse sempre un tema noioso, ma oggi è diverso: i pazienti sono gradevolmente eccitati nell’apprendere gli sviluppi e i possibili obietti- vi dell’odontoiatria. Non sono sicuro quindi che ciò che viene presentato durante i congressi sia davvero ampiamente usato dai dentisti. Fino a che punto ritiene che queste tendenze e nuove tecnologie davvero trovino la loro strada negli studi? Penso che ci sia una tendenza ad ultra com- plicare le cose. La realtà sul palco, nella ricerca, nelle università e nelle conferenze, comparata con la realtà nello studio dentistico, quando si ha bisogno di rendere felice il paziente, seguire principi etici basici, come fare denaro e portare avanti un’attività significa che uno abbia bisogno di trovare un bilanciamento tra i due per fornire una cura di cui andar fiero. L’approccio digitale è appena all’inizio: è un enorme cambiamento di paradigma e richiederà tempo. La gente combatte contro i cambiamenti e non ama cambiare, preferendo la propria zona di comfort, ma questo non solo in odontoiatria. C’è un tempo per il cambiamento, quindi ci sono i primi pionieri, le persone che hanno una visione di business, che fanno davvero affari con queste nuove idee, e dopo pochi anni la maggioranza comincerà davvero a salire a bordo. Questo è il processo della vita. Le persone intelligenti e quel- le che davvero beneficeranno da questi cambia- menti sono quelle che capiscono come incorpo- rare queste idee e creare un modello di business attorno ad esse. _Dental Tribune International 10 cosmetic dentistry 2_2018

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