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CAD/CAM - international magazine of digital dentistry, Italian Edition, No.1, 2018

l’intervista _ Massimo Buda lazione alla disponibilità dell’osso di supporto e al disegno della nuova protesi che viene costru- ita prima di effettuare l’intervento. Questo è un aspetto estremamente importante e si traduce in un vantaggio sia per il paziente, il quale be- neficia ovviamente della riduzione dell’impatto terapeutico, che per il dentista che può operare con estrema accuratezza in assoluta sicurezza, eliminando tutte quelle variabili che sono legate alla nostra mera sensorialità. Possiamo quindi garantire un trattamento che sia sempre predi- cibile e ripetibile nel tempo. In questo contesto, come cambia il rapporto con il paziente che a sua volta è sempre più “digitale”? Sicuramente il digitale può contribuire a mi- gliorare il rapporto medico/paziente. Utilizzando delle immagini 3D, nel corso della visita risulta molto più semplice spiegare al pazien- te sia la sua condizione inziale che le diverse opzio- ni terapeutiche praticabili nel suo caso specifico. Successivamente è possibile inviare al pa- ziente via web un resoconto corredato da im- magini dei diversi piani di cura proposti nel corso della visita. Questo può aiutare il paziente a comprendere meglio tutti gli aspetti della sua situazione, an- che attraverso una condivisione ad esempio con i propri familiari. In questo senso il dialogo a distanza può rap- presentare un’opportunità offerta dal digitale. Occorre invece porre molta attenzione alle informazioni che vengono divulgate attraverso il web che molto spesso non sono rappresentative del reale stato dell’arte della medicina e possono solo generare equivoci e creare false aspettative nelle persone che credono di potersi appropriare di queste informazioni per formulare il proprio piano di trattamento. Quindi sicuramente il digitale può elevare il livello dell’informazione, ma occorre essere mol- to cauti al fine di evitare che questa maggiore conoscenza si trasformi in un pericoloso stru- mento di “autoprescrizione”. Ricordiamoci che in primo piano deve essere sempre posta la figura del paziente che deve es- sere considerato innanzitutto una persona. Dunque la centralità del paziente è il pre- requisito per ridefinire un percorso di uma- nizzazione nel rapporto medico/paziente nel quale l’ascolto delle esigenze della persona, nel rispetto della sua vita di relazione, delle sue aspettative e non ultime delle disponi- bilità economico-finanziarie devono essere considerate prioritarie. Un’ulteriore sfida è rappresentata dal coin- volgimento delle persone in un’area che qual- che volta è un po’ sfumata e che è rappresen- tata della prevenzione. Spesso il paziente si rivolge a noi soltanto quando le sue condizioni sono molto compromesse, con conseguen- te necessità di trattamenti lunghi, costosi e dall’esito incerto. 1_2018 45

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