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Dental Tribune Italian Edition No. 12, 2017

28 Meeting & Congressi Dental Tribune Italian Edition - Dicembre 2017 “La classe non è acqua”: al Congresso SIE di Bologna si rinnova l’eccellenza italiana in Endodonzia Vale la pena soffermarsi a fare un bilancio di “Tra fondamenti e innovazioni” del 9-11 novembre a Bologna, evento di punta della SIE, Società Italiana di Endodonzia. Del congresso, un giusto mix fra teoria, ricerca e clinica operativa, si può dare una valutazione tutto sommato positiva. Relatori preparati, tanti partecipanti, an- che dall’estero, a significare che il livello dell’impact factor percepi- to permane alto. Uno di quegli eventi, insomma, che non ti fanno pentire di aver perso giorni di lavoro e affrontato la trasferta: qual- cosa si porta sempre a casa! Poi si guarda il programma a posteriori e, rileggendo i titoli, pas- sa per la mente la comunicazione che si appiccica addosso: più di una relazione, un corso, più di un corso una lectio magistralis che riporta tutto ai giusti equilibri, quando a parlare sono il Maestro per antonomasia e il gruppo che ha saputo raccogliere attorno a sé. Ecco il motivo di questo titolo anche se le frasi fatte, come il latino, di solito si usano quando si dice qualcosa di scontato. Qui, però, è perfetta per raccontare di un giovedì pomeriggio intenso, una full immersion nella chirurgia dal risultato duplice: riempire la sala e avvincere i partecipanti fino in fondo, quasi si fosse trattato di un thriller. Appena il tempo di sedersi e fare le presentazioni di rito alla platea che gremiva la sala da cinquecento posti e subito si entra nel vivo dell’argomento, con Damiano Pasqualini che, stabiliti i confini del- la giornata con una breve introduzione, dà inizio a un corso il cui titolo è semplicemente “L’endodonzia chirurgica”, senz’altre preci- sazioni di confine. Il perché è presto detto: si tratta di un vero corso di chirurgia dalla A alla Z, un condensato guidato d’informazioni che spazia dalla pianificazione del tipo di trattamento alla rimo- zione della sutura. In un’ora circa, vengono discusse indicazioni e controindicazioni per questo particolare tipo di chirurgia, oltre agli strumenti dia- gnostici necessari per la pianificazione dell’intervento. La CBCT è ormai considerata indispensabile per l’osservazione tridimensio- nale delle strutture anatomiche coinvolte e, soprattutto, per ana- lizzare la causa di fallimento della precedente terapia ortograda. Il potenziale di questa tecnologia viene enfatizzato con l’aiuto di numerosi casi clinici che permettono al pubblico di immergersi in quella sfida quotidiana che è il corretto piano di trattamento, l’im- pegno più gravoso per un clinico. Il concetto fondamentale emerso da quanto viene presentato è che le percentuali di successo più ele- vate, riportate in letteratura da numerosi studi, si ottengono sele- zionando i casi nel modo più appropriato e con l’utilizzo di quanto ormai la tecnologia può affiancare all’operatore: radiologia 3D e in- dispensabili ingrandimenti, abbinando ai classici occhiali prisma- tici il microscopio operatorio. Nell’era delle terapie mini-invasive, la definizione di microendodonzia chirurgica diventa realtà solo con una metodica che permetta di capire, vedere e illuminare in modo corretto; approccio utile a risolvere casi limite con il minor costo in termini di stress e sacrificio di tessuto. A seguire, la sala può apprezzare l’intervento di Elio Berutti, ri- fondatore 2.0 della Scuola Endo torinese e autorità mondiale indiscussa. Al Prof il compito di esporre la parte clinica, il cuore della presentazione. La chirurgia è un’arma spesso risolutiva per l’endodontista e i fattori che fungono da deterrente al neofita per approcciare questa metodica sono facilmente aggirabili. Il seno mascellare o la vicinanza con il forame mentoniero non rappresen- tano un problema, la localizzazione degli apici nemmeno. Certo è necessario conoscere perfettamente il campo nel quale si lavora, tenendo sempre a mente il vecchio adagio dell’anatomia che senza chirurgia è una scienza morta, mentre la chirurgia senza anatomia è una scienza mortale. I presenti possono fruire della conversione nella pratica di quanto la letteratura prevede in merito ad ogni singola fase operativa di questo tipo di microchirurgia, dall’anestesia alla sutura. Se poi il tutor cui affidarsi è un clinico di fama internazionale e dall’eloquio coinvolgente, il buffet è servito! Casi clinici, bibliografia e l’espe- rienza di una vita parlano nello stesso momento. Dati sperimenta- li, immagini e video si susseguono senza interruzione per proporre ai colleghi come procedere nei vari step, evitando problemi, stress e insuccessi. Ecco quindi la partenza con i consigli fondamentali, ad esempio, per l’anestesia: articaina 1:100.000 e, dieci minuti dopo, lidocai- na 1:50.000, onde ottenere un effetto anestetico ed emostatico, entrambi fondamentali per il successo dell’intervento. Si passa dall’incisura del lembo - sulculare, con preservazione della papilla - all’osteotomia e alla preparazione della cavità retrograda. Tutti i passaggi attingono in abbondanza da supporti audiovisivi, com- mentati di volta in volta e ci si sofferma con puntiglio sulle motiva- zioni che prevedono un determinato tipo di passaggio da preferire a un altro. Ogni fase prevede di eseguire manovre anche complesse e l’esperienza per gestirle al meglio, i Berutti’s tips & tricks, possono cambiare davvero l’approccio al paziente. In un mondo di commercializzazione globale almeno i congressi dovrebbero sfuggire a questa logica, anche se è sempre più raro ricevere indicazioni cliniche utili, con l’unico risultato di disincen- tivare i colleghi a partecipare. Lo scopo di una presentazione non dovrebbe essere la promozione dello speaker e la sua abilità di fron- te a masse adoranti in attesa di nutrire il proprio complesso d’infe- riorità. Per questo, ulteriore motivo di soddisfazione è il constatare come l’unico commento ripetuto in sala, quasi un mantra, sia un semplice “era ora che qualcuno mi desse gli strumenti per avvici- narmi davvero a questo tipo di chirurgia!”. Last but not least l’intervento di Mauro Rigolone. Per chiudere la giornata viene approfondito il discorso sull’utilizzo delle moderne tecnologie, sicuramente un aiuto indispensabile. Il microscopio operatorio è pressoché insostituibile e saperlo sfruttare al meglio non è difficile, se ben guidati e con un training adeguato. L’ergo- nomia, le posizioni di lavoro, la sostenibilità dell’utilizzo di questo strumento in uno studio odontoiatrico vengono presentati magi- stralmente grazie a numerosi esempi e sfruttando con abilità le procedure di rendering 3D. Inoltre, viene proposta una disamina accorta e attenta delle possi- bili finestre sul futuro, che vedrà con buona probabilità l’ingresso massiccio sul mercato dei materiali bioceramici come gold stan- dard per l’otturazione retrograda. Ad ogni buon conto, importan- te conoscere l’evidenza scientifica su quanto davvero si conosce e cosa invece resta ancora da puntualizzare su questi materiali che scontano per ora il limitato follow up. Applausi, meritatissimi per tutti i relatori. Pasqualini, Berutti e Ri- golone lasciano il palco accompagnati dalla consapevolezza di aver offerto qualcosa di concreto e dalla gratitudine di quanti hanno ap- prezzato quanto hanno appreso. Bentornata Turin Dental School!. Giulio Del Mastro Rischi ed effetti del distacco rapido della sutura palatina Con Maria Grazia Piancino al Club internazionale di morfologia facciale A inizio ottobre si è tenuta a La Baule, Nantes (Francia) la riunione scientifi- ca annuale del Club de Morphologie Faciale, antica e prestigiosa Società scientifica ortognatodontica franco- tedesca alla quale partecipano i mi- gliori ortognatodontisti europei. Per capirci, annovera tra i suoi soci fon- datori un chirurgo maxillo-facciale del calibro di Jean Delaire professo- re a Nantes noto per aver inventato l’apparecchiatura ortopedica per la correzione delle III classi che, ancor oggi, porta il suo nome ed è di grande attualità (maschera di Delaire) e per gli studi chirurgici per la correzione delle labiopalatoschisi. In occasio- ne dell’ultima riunione di ottobre, Maria Grazia Piancino ricercatrice, professore aggregato in Ortognato- donzia all’Università di Torino e socia del CIMF, è stata invitata a tenere una relazione dal titolo “Lo sviluppo fisio- logico della regione fronto-orbito-au- ricolo-naso-mascellare”, argomento tanto complesso quanto affascinan- te, essendo la struttura cranica uma- na espressione di quell’individualità unica e irripetibile che differenzia l’uomo dal resto del mondo animale. Ragione più che sufficiente per ricer- care senza sosta le terapie più rispet- tose della fisiologia e della biologia dell’apparato stomatognatico. Dopo aver brevemente ripercorso lo sviluppo dello splancnocranio ed aver ricordato che genetica e funzio- ne/ambiente interagiscono tra loro in modo inscindibile, la Piancino ha dedicato la relazione alla descrizio- ne dei rischi ed effetti cranici non controllati e non controllabili di una delle terapie ortognatodontiche più diffuse al mondo: il distacco rapido della sutura palatina. Questa meto- dica prevede l’applicazione di una vite meccanica ancorata ai denti po- steriori (molari e premolari), la cui attivazione spacca la sutura palatina allo scopo di allargare il palato ed aumentare i diametri intermolari ed intercanini. Ha chiarito prima di tutto che il distacco rapido della sutura palatina è sempre una tera- pia chirurgica, anche quando viene realizzata da un ortodontista: non può essere considerata una terapia ortodontica di raddrizzamento dei denti, ma, attraverso i denti realizza un’azione ossea chirurgica, ovvero la frattura della sutura palatina con distacco dei processi palatini da 0,5 a 1 cm e il coinvolgimento di altre 14 suture neuro-craniche non visua- lizzabili, né controllabili né prevedi- bili con gli attuali mezzi diagnostici di routine. Nella lunga discussione che ha fatto seguito alla relazione, i colleghi, esperti ortognatodonti- sti, hanno convenuto all’unanimità sul fatto che il distacco rapido sia da considerare una terapia chirurgica e che necessiti, pertanto, di molta più attenzione di quella che viene normalmente dedicata. La facilità di utilizzo, soprattutto nel bambino piccolo, ha portato ad un uso super- ficiale e sconsiderato di questa me- todica, spesso non necessaria, ma sempre altamente rischiosa, soprat- tutto nelle prime fasi di sviluppo. Va sottolineato il fatto che la sutura palatina non è un osso, bensì una su- tura, luogo di crescita stimolato dalle forze della funzione masticatoria e caratterizzata da importantissime capacità viscoelastiche che consento- no l’assorbimento delle forze e dan- no elasticità alla struttura cranica. Il distacco rapido della sutura palatina è una terapia chirurgica e, come tale, traumatica, con effetti collaterali microscopici inevitabili sulla vasco- larizzazione che vanno considerati con grande attenzione nel rapporto costo/beneficio della terapia. La rela- zione è proseguita con la spiegazione degli effetti collaterali macroscopici del distacco rapido rappresentati so- prattutto dal peggioramento delle asimmetrie craniche. Ha dimostrato i basculamenti che si possono verifi- care nei tre piani dello spazio quan- do si applica una forza meccanica simmetrica su una struttura cranica asimmetrica: si rischiano 80 diverse combinazioni di asimmetrie ossee, non prevedibili né prevenibili con le terapie tradizionali. L’interessante ri- flessione scientifica che ne è seguita proseguirà l’anno prossimo, essendo l’argomento di attualità e di interesse comune in ortognatodonzia. Dental Tribune Italia

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