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Dental Tribune Italian Edition No. 12, 2017

Hygiene Tribune Italian Edition - Dicembre 2017 Speciale 19 Sterilizzazione degli strumenti nella moderna odontoiatria Christian Stempf* *Consulente in igiene del gruppo W&H, si occupa di prevenzione delle infezioni e di sterilizzazione da oltre 20 anni. È membro sia del Comitato di Igiene Europeo che del Comitato di Igiene Francese e fa parte dei gruppi di lavoro che hanno formulato la prima norma europea sulle sterilizzatrici a vapore di piccole dimensioni. È il calore che distrugge i microrganismi. Il calore umido sotto forma di vapore saturo è il mezzo più effi cace, economico ed ecologico per effettuare la sterilizzazione. È inoltre il più sicuro, a condizione che il ciclo di sterilizzazione sia concepito e adatto per gli strumenti da ricondizionare. Le sterilizzatrici a vapore acqueo offrono di norma numerosi cicli, caratterizzati da livelli di prestazione ed effi cacia contrastanti. A differenza di quanto avviene nelle sterilizzatrici a calore secco, il vapore umido rilascia un’energia 300 volte superiore sul carico, riducendo drasticamente il plateau di sterilizzazione (3' vs. 60') e i tempi ciclo totali, sebbene ciò avvenga a una tempe- ratura molto inferiore (134°C vs. 180°C). Oltre al risparmio di tempo, un altro vantaggio molto apprezzato dall’utilizzatore è la possibi- lità di sterilizzare ripetutamente tutti gli stru- menti, inclusi i manipoli ad alta e bassa velo- cità, senza comprometterne le caratteristiche. Il riferimento normativo La norma EN13060 è la norma di riferimento europea per le sterilizzatrici a vapore di picco- le dimensioni, ampiamente utilizzate presso strutture sanitarie e studi dentistici. Questa norma, pubblicata nel giugno 2004, ha previ- sto un aumento del livello di prestazione delle sterilizzatrici da banco al grado ospedaliero, migliorando realmente la prevenzione delle infezioni crociate. La norma defi nisce chiaramente come devono essere costruite tecnicamente le sterilizzatri- ci. Tuttavia, l’aspetto più importante per l’uti- lizzatore è la descrizione e classifi cazione delle tipologie di carico, nonché delle classi di ciclo B, S e N. È stato osservato che gran parte dei produttori di sterilizzatrici, perfi no extraeu- ropei, fanno riferimento alla norma EN13060. I cicli di sterilizzazione Ogni strumento di ogni produttore viene costruito in modo differente. Ciascuno ha il proprio design e la propria tecnologia. Le par- ti interne sono sempre più miniaturizzate e complesse, ponendo crescenti sfi de per i pro- cessi di sterilizzazione. La complessità di ogni strumento corrisponde a una determinata re- sistenza alla penetrazione del vapore. La norma australiana/neozelandese specifi ca esplicitamente che «La scelta della sterilizza- trice e i cicli di sterilizzazione selezionati pos- sono essere inadeguati per determinati stru- menti o tipologie di carico» (AS/NZ 4815:2006). Come menzionato sopra, il vapore è il mezzo di sterilizzazione ideale a condizione che ven- ga a contatto con tutte le superfi ci interne ed esterne dello strumento. Cosa può impedire al calore di entrare in tutte le cavità interne? L’a- ria, semplicemente. Per questo motivo, in ogni ciclo la fase iniziale di evacuazione dell’aria, detta anche pre-vuoto, è di fondamentale im- portanza. Il livello di aria residua all’interno della camera e del carico deve essere ridotto a quasi lo 0% per garantire una corretta pene- trazione del vapore negli articoli più comples- si, nonché nei manipoli o nei prodotti porosi. L’aria intrappolata in un lume impedisce che il vapore raggiunga le superfi ci interne inte- ressate e quindi che le sterilizzi. La diffi coltà di penetrazione aumenta ulteriormente se gli strumenti sono imbustati o confezionati. Per questo motivo, numerose linee guida sotto- lineano che «La scelta del ciclo sbagliato può causare la mancata sterilizzazione degli stru- menti». Come scegliere il programma La tabella mostra la classifi cazione del carico secondo la norma EN13060. Il produttore deve fornire una tabella dei cicli dettagliata, indicante per tutti i cicli disponi- bili la rispettiva tipologia (B-S-N) e il o i cari- chi per cui sono idonei. È poi responsabilità dell’utilizzatore, e quindi del medico, garan- tire che il ciclo selezionato sia adeguato agli strumenti da sterilizzare. La scelta di un ciclo sbagliato può provocare la mancata sterilizzazione degli strumenti e aumentare il rischio d’infezione crociata. L’u- tilizzo del ciclo tipo B è sicuramente la scelta migliore. In questo caso il medico è certo che l’assistente, a cui delega la responsabilità, non commetta errori nella scelta del ciclo. Non è necessaria alcuna specifi ca formazione del personale sui tipi di ciclo e sulle tipologie di carico. Le sterilizzatrici possono offrire fi no a 10 o più cicli e ciò, a prima vista, potrebbe sembrare un vantaggio. Tuttavia, solo uno o due cicli possono essere del tipo B a 134°C e/o a 121°C. Tutti gli altri cicli sono di tipo S o N e sono lasciati alla valutazione, competenze e responsabilità dell’operatore. Alcuni cicli, di norma chiamati “rapidi” o “fl ash”, sono stra- ordinariamente veloci. Aspetto sicuramente apprezzato, ma celano un rischio, perché sono concepiti per un ristretto numero di tipologie di carico. Da un punto divista legale, il ciclo tipo B evita la necessità di dimostrare la com- patibilità fra il ciclo e il carico. È assolutamen- te il più sicuro! Sterilizzatrici ben progettate e cicli tipo B presentano tempi ciclo massimi di circa 45 minuti, inclusa la fase di asciugatura. Alcuni cicli tipo B (non fl ash) concepiti per carichi di minori dimensioni (più leggeri) richiedono 20-30 minuti, inclusa la fase di asciugatura. La fase di asciugatura Al termine del ciclo e all’apertura dello spor- tello, gli strumenti e le buste non asciutti non possono essere considerati sterili. Numerose linee guida fanno riferimento a questo punto fondamentale. Le buste bagnate sono permeabili, quindi con- sentono la penetrazione e la proliferazione dei microrganismi. L’umidità rimasta all’interno degli strumenti di trasmissione ne riduce si- gnifi cativamente la durata. Naturalmente, la fase di asciugatura è di fondamentale impor- tanza in ogni ciclo. Quanto spendere? Un effi cace protocollo d’igiene, incluse proce- dure chiaramente defi nite, una buona forma- zione del personale e attrezzature allo stato dell’arte, esigono anche costi elevati. Tuttavia, le decisioni non devono essere sempre guidate dal prezzo. Occorre dare priorità alla sicurezza del personale e dei pazienti. Un solo errore po- trebbe provocare drammatiche conseguenze e spese ancora più ingenti. I CICLI E LE TIPOLOGIE DI CARICO NON IMBUSTATI IN BUSTA SINGOLA IN BUSTA DOPPIA 1 2 3 4 5 6 Solidi A lume stretto Cavi semplici Piccoli articoli porosi Piccoli carichi porosi Carico poroso completo 7 8 9 10 11 12 Solidi A lume stretto Cavi semplici Piccoli articoli porosi Piccoli carichi porosi Carico poroso completo 13 14 15 16 17 18 Solidi A lume stretto Cavi semplici Piccoli articoli porosi Piccoli carichi porosi Carico poroso completo Descrizione dei cicli Ciclo N: adatto esclusivamente per strumenti solidi non imbustati (nudi). Trasporto e non ammessi; solo per uso immediato. Ciclo S: concepito per la sterilizzazione di strumenti specifi ci secondo le indicazioni fornite dal produttore nella tabella dei cicli. È fondamentale che questo ciclo venga utilizzato esclusivamente per i carichi per cui è previsto. Ciclo B: garantisce una sterilizzazione di grado medico, proprio come una sterilizzatrice di grandi dimensioni. Consente di sterilizzare tutte le 18 tipologie di carico specifi cate nella norma e indicate nella tabella sopra riportata.

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