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CAD/CAM - international magazine of digital dentistry, Italian Edition, No.1, 2017

special _ scanner intraorale Fig. 1 Fig. 2 Fig. 3a Fig. 3b la concordanza tra la misurazione e l’oggetto misurato; e la precision, la “precisione”, ovve- ro la concordanza tra diverse misurazioni di uno stesso oggetto. Uno scanner ideale dovrebbe essere suf- ficientemente esatto quanto preciso, per produrre un modello affidabile, sia esso di- gitale che fisico, su cui realizzare i manufatti protesici dal sigillo marginale adeguato. A tal riguardo la letteratura attuale ritiene accet- tabile un gap marginale fino a 120 micron5,6. La letteratura riguardante l’accuratezza degli scanner intraorali è fiorente e promettente, anche se la trueness, al contrario della pre- cision, non viene valutata da studi in vivo ma solo da valutazioni di laboratorio. Quel che emerge è un’accuratezza soddisfacente dell’impronta ottica, ottenuta con i principali scanner presenti sul mercato per la realizza- zione di corone singole e ponti fino a quat- tro elementi2,7. Per riabilitazioni più estese, al contrario, non possiamo, a oggi, considerarla sufficientemente accurata1. Per quanto riguarda la risoluzione, ossia la capacità di riprodurre con precisione i det- tagli, tutti i dispositivi presenti sul mercato possiedono un elevato potere risolutivo. Occorre in secondo luogo considerare al- cuni aspetti clinici. Innanzitutto, l’opportuni- tà di utilizzare della polvere opacizzante per- ché lo scanner riesca a catturare fedelmente un’immagine. I problemi legati all’utilizzo del- le polveri opacizzanti consistono nella diffi- coltà di distribuire uniformemente la polvere stessa e nel disagio che può recare al pazien- te la sua applicazione. Proprio per questo la maggior parte dei dispositivi presenti oggi sul mercato non ri- chiede l’applicazione di polvere, al contrario di quanto succedeva qualche tempo fa dove era invece una costante. Altri aspetti clinici da considerare sono la possibilità di ottenere immagini a colori, si- gnificative soprattutto nella comunicazione con il paziente, le dimensioni del manipolo, che permettano di raggiungere tutte le aree del cavo orale, e la velocità di scansione. Per quanto riguarda questo ultimo aspetto si con- sideri che ogni tecnica ha una propria curva di apprendimento e che, di conseguenza, la velocità di esecuzione dell’impronta dipende in gran parte dall’esperienza del clinico. Fig. 3c Figg. 1, 2_Esempi di scansione delle due arcate a scopo diagnostico (Carestream CS3600, Carestream Health, Rochester, NY). Figg. 3a-3c_Il piano di cura prevede corone singole su impianto in sede 25 e su moncone naturale in sede 24. 1_2017 11

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