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Dental Tribune Italian Edition No. 2, 2017

11 Dental Tribune Italian Edition - Febbraio 2017 Teknoscienza - Endolaser INDICE Presentazione Arnaldo Castellucci Parte I - Endodonzia Convenzionale Capitolo 1 Morfologia e Anatomia dell’Endodonto Capitolo 2 Irrigazione e Microambiente Endodontico Parte II - Scienza di base del Laser Capitolo 3 Fisica del Laser Capitolo 4 Laser utilizzati in Endodonzia Parte III - Applicazioni Cliniche dei Laser in Endodonzia Capitolo 5 Endodonzia Laser Convenzionale Capitolo 6 Disinfezione foto-attivata (PAD) Parte IV - Nuovi Sviluppi del Laser per l’Irrigazione in Endodonzia Capitolo 7 Irrigazione Laser Attivata (LAI) Capitolo 8 Tecnica PIPS e protocolli clinici Ricerca e Applicazioni Cliniche LASER in endodonzia Roeland De Moor Enrico DiVito Cristiano Fabiani Vittorio Franco Vasilios Kaitsas Maarten Meire Matteo Olivi Ercole Romagnoli Giovanni Olivi ACQUISTALO ORA! 170€ Per maggiori informazioni chiamare lo 011 3110675 o scrivere a: info@tueorservizi.it NOVITÀ EDITORIALE 40 ECM < < pagina 1 La strumentazione dei canali La strumentazione canalare non lavora uniformemente sulla super- fice canalare e alcuni studi hanno riportato che più del 35% della su- perfice canalare non risulta toccata dagli strumenti2 ; conseguentemente dentina potenzialmente infetta può rimanere nel canale radicolare sino alla sua otturazione. La moderna en- dodonzia è orientata verso l’utilizzo di leghe metalliche più performanti per elasticità e sicurezza, che sempli- ficano e riducono il numero di stru- menti utilizzati, rendendo la terapia endodontica di qualità più accessi- bile ai non specialisti. Studi recenti sull’utilizzo di queste nuove leghe non hanno peraltro riportato la solu- zione del problema dell’incompleta strumentazione della superfice ca- nalare3,4 . L’irrigazione dei canali Va qui menzionato un vecchio afori- sma enunciato da Herbert Schilder che ricorda che, ai fini del successo della terapia endodontica, sia più importante «quello che si toglie, di quello che si immette» nel sistema canalare. In questo senso, più della strumentazione, è l’irrigazione ca- nalare che risulta passaggio fonda- mentale per il successo della terapia. Questo non dipende quindi solo dal sondaggio con diversi strumenti alla corretta lunghezza di lavoro e dal po- sizionamento del cono di guttaperca all’apice anatomico, ma sono soprat- tutto lo svuotamento, la detersione, disinfezione e otturazione di quanto tridimensionalmente sta intorno al canale principale preparato, a deter- minare la riuscita della terapia. Un flusso costante di irriganti aiuta a dissolvere il tessuto organico infiam- mato e/o necrotico, a disinfettare le pareti del canale da batteri/biofilm e a detergere le pareti canalari da de- triti e fango dentinale ed è quindi es- senziale per il successo terapeutico. Macro e micro anatomia endodontica L’anatomia canalare è complessa. Oltre alla corretta apertura e prepa- razione della cavità coronale, accesso ai canali radicolari, esiste una più complicata anatomia microscopica del sistema endodontico, composta da connessioni e istmi nelle diverse porzioni radicolari, canali laterali, delta e ramificazioni nella regione apicale, che sono realtà anatomiche difficilmente identificabili con le tecnologie cliniche e strumentali disponibili e, ancor più, estrema- mente difficili da sondare, detergere e otturare5 . La ultrastruttura dei tu- buli dentinali è un ulteriore ostacolo anatomico all’azione chimica degli irriganti. La tensione superficiale dell’ipoclorito di sodio ne limita la penetrazione nei tubuli dentinali a circa 130 micron6 . La scarsa turbo- lenza degli irriganti in aree critiche dello spazio endodontico riduce la loro azione detergente su tessuti vi- tali e necrotici all’ingresso dei canali laterali e delle ramificazioni apicali, lasciando i tessuti adiacenti infiam- mati, con associata patologia perira- dicolare7 . Sistemi di attivazione degli irriganti Per aumentare la fluidodinamica all’interno del sistema endodontico sono attualmente proposte diverse tecniche di attivazione, e tra queste sia l’agitazione sia il riscaldamento migliorano notevolmente l’efficacia dell’ipoclorito di sodio. C’è comun- que consenso, nel considerare l’effet- to dell’agitazione sulla dissoluzione tissutale più efficace di quello della temperatura, con l’attivazione con- tinua che risulta superiore a quella intermittente producendo una dis- soluzione tissutale più veloce8 . Comparando l’efficacia dei diversi sistemi di agitazione sull’attività dell’ipoclorito di sodio, l’utilizzo di sistemi di irrigazione a pressione apicale negativa (ANP) ha prodotto una penetrazione limitata dell’ir- rigante nei canali laterali. Conside- rando l’area di posizionamento della cannula, l’ANP risulta invece più effi- cace nel raggiungere la lunghezza di lavoro rispetto agli altri gruppi testa- ti (Endoactivator, attivazione sonica, attivazione ultrasonica passiva e irri- gazione a pressione positiva). Di con- tro, l’irrigazione ultrasonica passiva (PUI) si è dimostrata significativa- mente più efficace nella penetrazio- ne dell’irrigante nei canali laterali, ma non alla lunghezza di lavoro9 . Limitazioni anatomiche all’irrigazione La conoscenza dell’anatomia endo- dontica e dei diversi sistemi di irri- gazione canalare spiega i limiti delle diverse tecniche nel raggiungere una detersione e decontaminazione tridimensionale efficace. Sistemi a pressione negativa richiedono una preparazione apicale a ISO 35-40 per la collocazione della cannula a 1 mm dall’apice; tale preparazione può risultare eccessiva in canali curvi e sottili. I sistemi ultrasonici passivi, sono scarsamente efficaci a distan- za dalla punta e vanno per questo posizionati vicino alla lunghezza di lavoro, con adeguata preparazione canalare. In canali curvi, se la punta entra in contatto con le pareti cana- lari, questa smette di vibrare e risul- ta inefficace nella sua azione. Inoltre, entrambe le metodiche (ANP e PUI) vengono eseguite a preparazione ca- PIPS: un approccio biomimetico all’anatomia endodontica Giovanni Olivi*, Paolo Magliano**, Matteo Olivi* *Libero professionista, Roma - olivi@inlaser.it **Libero professionista, Torino Fig. 1 - Laser Er:YAG (2940 nm) LightWalker, Fotona. Punta PIPS da 600 micron immersa in una fiala riempita di liquido. Impulso laser singolo di 20 mJ emesso in 50 microsecondi (pulse duration): ciclo di formazione della bolla di vapore (esplosione) e sua implosione, con successiva formazione di cavitazione e jet in acqua libera. nalare ultimata e rappresentano solo l’ultima fase della terapia. Altri siste- mi, compresa l’irrigazione manuale convenzionale (SNI) con aghi endo- dontici, incontrano le stesse limita- zioni anatomiche nel raggiungere il terzo apicale, producendo anche una minore turbolenza dei fluidi. Sistemi di decontaminazione laser I laser sono stati introdotti in endo- donzia per la loro capacità deconta- minante veicolata attraverso fibre ottiche sottili (200-300 micron). La tecnica laser convenzionale (CLE) prevede l’irradiazione diretta delle pareti canalari per decontaminare la dentina per effetto termico. > > pagina 12 Per maggiori informazioni chiamare lo 0113110675

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