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CAD/CAM - international magazine of digital dentistry, Italian Edition, No.2, 2016

2_2016 03 editoriale _ CAD/CAM La simbiosi fra tecnologia CAD/CAM e mondo odontoiatrico è pari all’avventurarsi in un mondo sconosciuto ecapirecheiltuocamminopuònonfermarsimai.Latecnicacidàl’illusionedipotersostituirel’intelligenzauma- na, l’abilità manuale e il senso dell’estetica con percorsi digitali quasi autonomi. L’inesperto si affida alla tecnica e siaspettachelesoluzionisianomiglioridiquantolasuaesperienzasiaingradodifare.Èimportantesottolineare il fatto che la tecnologia debba essere considerata il mezzo con cui poter curare meglio i pazienti e non può pre- scinderedallaconoscenzadellescienzedibase.Chiutilizzalatecnologiasabenequantosiaimportantepossede- re il controllo delle funzioni e non demandare tutto all’intelligenza artificiale. La tecnologia può essere un ottimo supporto per ottenere trattamenti odontoiatrici complessi maggiormente sostenibili, intendendo con questo termine il fatto di arrivare a risultati efficaci ed efficienti per il paziente, con minor impatto clinico e minori costi economici. Così, l’inesperto talvolta rinuncia ad affrontare il mondo del CAD/CAM e dell’odontoiatria digitale per paura di non essere in grado di affrontare i cambiamenti, di non poter sostenere i costi o più semplicemente perché non è sufficientemente curioso. Sì, perché la curiosità è un buon motore per cavalcare l’onda dell’odon- toiatria digitale. La curiosità la noti nei colleghi che si appassionano alla tecnologia digitale e si impegnano ore e ore per apprendere e perfezionare le proprie abilità nell’utilizzo di software e macchinari altamente sofisticati. La curiosità ti aiuta a cercare nuove soluzioni che migliorino la qualità del nostro lavoro quotidiano. Io sono una persona curiosa, e la prima volta che ho visto una ricostruzione tridimensionale di un cranio umano rima- si totalmente affascinata. Vent’anni dopo, la ricostruzione tridimensionale dei tessuti duri e molli del distretto maxillo-facciale ha rivoluzionato totalmente l’approccio diagnostico e progettuale in odontoiatria e in chirurgia maxillo-facciale. Ad oggi, però, l’odontoiatra digitale resta ancora un tool in mano a pochi appassionati. Un fattore importante da considerare è che il work flow digitale dalla scansione radiologica alla creazione di manufatti protesici o ortodontici non segue un percorso lineare, perché non sono ancora raffinati alcuni sistemi di progressione del lavoro dal progetto alla realizzazione del prodotto finale. Inoltre, è come se fosse un sistema bancario chiuso, incapace di interagire con altri sistemi: i prodotti digitali non sempre possono essere trasferiti e rielaborati da un software all’altro. Quando venne coniato il termine “DICOM” (Digital Imaging and Communica- tion in Medicine) nel 1993, l’obiettivo fu proprio quello di creare uno standard comune per tutti sistemi radiolo- giciperpotervisualizzare,comunicareearchiviareleinformazionidigitali.Illinguaggiodigitaledovrànecessaria- mente semplificarsi, per diventare sempre più user friendly e consentire alle informazioni di essere elaborate su diverse piattaforme. Le procedure di acquisizione d’immagini, le fasi diagnostiche, progettuali e realizzative del materiale,infatti,dovrebberoseguireunpercorsounicosemplificato.LavisualizzazionedeifileDICOM,adesem- pio, è vincolata all’inserimento in software dedicati all’elaborazione di immagini. È questo uno dei punti dolens in odontoiatria.Ilsoftwareèvistoancoracomeuntoolnonaccessibile,perchétroppocomplessootroppocostoso. Come si nota in corsi e congressi, i relatori mostrano metodiche e protocolli che ai più appaiono una gran- de vetrina, ma ancora troppo lontani dalla realtà quotidiana del dentista generico, che si trova tutti i giorni ad affrontare la cura dei propri pazienti. Questo fattore sicuramente limita l’utilizzo, soprattutto fra i giovani che dovrebbero essere proprio loro i principali utilizzatori. Io stessa vivo questa contraddizione e mi batto perché l’ortodonzia diagnostica digitale diventi patrimonio culturale accessibile. Mi auguro che, come nella telefonia – il costo di un cellulare nel 1985 era stratosferico mentre oggi si può accedere alla telefonia mobile a costi veramente contenuti –, così accada anche per i software che sono deputati a permettere all’odontoiatra di visualizzare, diagnosticare, progettare per i propri pazienti manufatti precisi estetici, duraturi e soprattutto disponibili a costi sostenibili. _Giovanna Perrotti L’ortodonzia diagnostica digitale come patrimonio culturale accessibile Giovanna Perrotti

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