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CAD/CAM - international magazine of digital dentistry, Italian Edition, No.2, 2016

2_2016 26 special _ CBCT so vestibolare che segue l’estrazione. Infatti, pazienti che presentano un biotipo gengivale spesso e una parete ossea vestibolare, a livello coronale, densa e più spessa di 2 mm, mostra- no, a seguito di un’estrazione atraumatica, una scarsa tendenza al riassorbimento del processo alveolare. Inoltre l’esame CBCT è in grado di mo- strare l’eventuale evoluzione verso una possibile anchilosi della radice del dente. Questo consente di valutare il rischio di perdita della parete ossea vestibolare durante l’estrazione. Nella pianifica- zione di un inserimento implantare post-estrat- tivo immediato finalizzato al carico immediato è quindi fondamentale essere in grado di ottene- re informazioni precise e affidabili in merito al biotipo gengivale, allo spessore della corticale vestibolare e allo spessore del legamento paro- dontale. In questo contesto, oltre all’esecuzione di un attento esame clinico risulta cruciale, per valutare correttamente lo spessore della cor- ticale vestibolare e del legamento parodontale, la qualità della scansioni CBCT. Il chirurgo orale dovrebbe infatti avvalersi solo di dispositivi CBCT in grado di produrre scansioni di alta qualità e ad alta risoluzione e che, possibilmente, misurino la densità ossea in termini di unità Hounsfield (HU) assolute19 o per i quali esistano parametri di conversione noti e certificati tra le unità HU ed i voxel values (VV) misurati. Data la ridotta dose di radiazioni cui è esposto il paziente che si sottopone a una CBCT, questa può essere ese- guita in relativa sicurezza anche per pianificare l’estrazione e la riabilitazione di un elemento sin- golo9,23,25 . Il caso che segue illustra questo tipo di approccio. _Presentazione del caso Il paziente, di 74 anni, si è presentato al Cen- tro Odontoiatrico Dentalnarco a Trezzano Sul Naviglio, Milano, Italia con una frattura coro- nale dell’elemento 1.2 (Figg. 1a-1b). Aveva già eseguito un esame CBCT (FOV 6x6) alcuni giorni prima presso un altro studio odontoiatrico (Fig. 2). All’esame clinico si evidenziava che l’elemento dentale, già devitalizzato, presentava una ferula ridotta a causa della frattura coronale. I tessu- ti parodontali erano leggermente infiammati a causa di una gengivite marginale. Il sondaggio non evidenziava tasche significative e il biotipo gengivale appariva spesso e piatto. Le scansioni CBCT fornite dal paziente mostravano una radice residua lunga circa 16 mm e l’assenza di lesioni endodontiche. La corticale vestibolare appariva densa e spessa circa 2-2,5 mm (Fig. 2). Inizial- mente è stato proposto al paziente un piano di trattamento che prevedeva l’estrusione ortodon- tica al fine di guadagnare la ferula necessaria alla riabilitazione protesica. In seguito al rifiuto del piano proposto da parte del paziente, si è quindi optato per un piano alternativo che prevedeva l’estrazione dell’elemento seguito dal posiziona- mento immediato di un impianto e dalla even- tuale connessione contestuale di una protesi avvitata provvisoria. Dato che, per le condizioni anatomiche, si è giudicato il paziente a basso ri- schio di riassorbimento osseo, il piano proposto non prevedeva alcuna procedura di rigenerazio- ne ossea o tessutale con innesti di connettivo. Il paziente ha fornito consenso informato. Il paziente è stato sottoposto a igiene orale completa 4 giorni prima della chirurgia. Si è ini- ziata la profilassi antibiotica (amoxicillina, acido clavulanico, Augmentin, Glaxo-SmithKline; 2 g 1 ora prima della chirurgia e poi ogni 12 ore per i successivi 6 giorni) e il paziente ha eseguito al- cuni sciacqui con clorexidina allo 0,2% (Corsodyl, Glaxo-SmithKline) da continuarsi per due setti- mane dopo l’intervento. L’area chirurgica è sta- ta anestetizzata utilizzando articaina cloridrato 40 mg/ml con epinefrina 1:100.000. Non è stato preparato alcun lembo di accesso e l’elemento è stato estratto in modo atraumatico (Fig. 3a). Dopo avere sondato il sito post-estrattivo per verificare l’integrità delle pareti ossee, è stato posizionato un impianto cilindrico, di dimensioni 3,75 x 17 mm (Aries, IDI Evolution, Concorezzo, Italia), (Figg. 3b-3d e Figg 4a, 4b). Il torque mas- simo di inserimento era di 55 Ncm. Dopo avere connesso un moncone pick-up all’impianto, è stata presa un’impronta con materiale elasto- mero, utilizzata quindi dall’odontotecnico per preparare il modello in gesso e fabbricare una corona provvisoria avvitata (Fig. 5a). Dopo ave- re avvitato un pilastro di guarigione il paziente è stato dimesso. Circa 24 ore dopo, è stata posizionata la co- rona provvisoria (Fig. 5b). Dopo avere controllato Fig. 2_Il paziente ha fornito le scansioni CBCT acquisite presso un altro centro. In questa scansione, si è potuto misurare lo spessore della corticale vestibolare ma solo con difficoltà, a causa del rumore di fondo e quindi della bassa nitidezza dell’immagine. La corticale era spessa circa 2,4 mm. Fig. 2

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