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implants - international magazine of oral implantology

2_2016 special _ paziente scoagulato 06 _Il dott. Maurizio Azzini, cardiologo e diri- gente medico presso l’ospedale Fatebenefratelli di Milano, è intervenuto con una relazione intitolata proprio “Il paziente scoagulato e cardiopatico in odontoiatria” al XX Congresso COI-AIOG a Bolo- gna lo scorso 8 aprile. Nel corso della sua attività di consulenza per gli odontoiatri che devono inter- venire chirurgicamente, e non solo, con pazienti di questo tipo, il dott. Azzini ha sviluppato alcune im- portanti riflessioni. Premesso che il 40% dei deces- si a tutt’oggi avviene per malattia cardiovascolare, non è raro incontrare pazienti nello studio odon- toiatrico portatori di queste patologie. Per questo motivo l’anamnesi del paziente odontoiatrico è fon- damentale, per escludere che ci si trovi in presenza di un paziente scoagulato e cardiopatico. Qualora sia evidenziata nell’anamnesi questo tipo di patologia occorre attenersi ad alcune nor- me di sicurezza e alle linee guida vigenti. Tra queste, è fondamentale, secondo il dott. Maurizio Azzini, richiedere al paziente l’esito dell’ultima visita car- diologica, effettuata negli ultimi 12 mesi (è indi- spensabile che l’abbia svolta, perché in un anno le patologie cambiano rapidamente), le ultime analisi del sangue, sapere se il paziente assuma corretta- mente la terapia farmacologica prescritta. Mai sospendere la terapia del paziente senza il parere del suo cardiologo, preferibilmente rilasciato per iscritto. Interrompere in particolare le terapie antiaggreganti, quali la comune cardioaspirina, può comportare rischi seri, così come sostenuto negli ultimi anni di letteratura, oltre che enormi conse- guenze medico legali. «Eppure può addirittura ac- cadere che alcuni odontoiatri indichino telefonica- mente al paziente di sospendere la cardioaspirina!», racconta Azzini. Bisogna interpellare il cardiologo e un cardiologo che conosca il paziente da tempo. In particolare nel caso di pazienti portatori di stent coronarico esiste un Documento di Consenso (del 2012), concordato con tutti i tipi di chirurghi secon- do il quale la terapia antiaggregante va proseguita. Del resto, dice Azzini, non esiste un rischio emorragico in odontoiatria che possa essere con- siderato alto. Queste le considerazioni finali: _ in odontoiatria eventuali sanguinamenti non avvengono in organi vitali o in cavità chiuse; _ l’anestesia con aggiunta di adrenalina indu- ce ischemia locale e tende quindi a contra- stare perdite ematiche; _ nella fase operatoria sono disponibili vari dispositivi emostatici; _ dare i suggerimenti al paziente per non traumatizzare la sede di intervento, pre- venire e fermare sanguinamenti (tampo- namento con garze sterili, ghiaccio, evitare cibi solidi e caldi). Per gli interventi chirurgici potrebbe essere ne- cessaria la presenza del cardiologo in assistenza. Azzini consiglia di trattare i pazienti in studio con l’assistenza del cardiologo presente (ed eventuale anestesista per il monitoraggio) nei casi in cui: _ non c’è una diagnosi certa; _ il paziente ha avuto un infarto da meno di sei mesi; _ il paziente ha un’angina recentissima o non più controllabile. Infine, mai in studio i pazienti con rischi gravi. _Patrizia Gatto Il paziente scoagulato e cardiopatico in odontoiatria

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