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implants - international magazine of oral implantology

2_2016 36 industry report _ ricerca misurato a distanza di un anno e due anni dopo l’intervento chirurgico – margine impianto, mar- gine sup. cresta ossea residua dopo l’intervento. In media, risulta essere a 12 mesi 0,7 mm (casi freddi) e 1,5 mm casi post-estrattivi a 24 mesi, 1 mm casi freddi, 1,8 mm casi post-estrattivi. 101 impianti sono stati utilizzati per “restauri multipli” (ponti, e/o archi completi) e 14 impianti sono stati utilizzati per restauri di denti singoli (1 impianto = 1 dente). Il dente più trattato era il 4.4 - 4.6 (si veda Tab. 1, 2). Due impianti presentavano a 24 mesi dal loro posizionamento un’esposizione della su- perficie dell’abutment. Nessun caso presentava esposizione delle spire dell’impianto (Tab. 3). 38 pazienti non presentavano dolore nelle 48 ore successive. Due pazienti presentavano san- guinamento. Un paziente presentava infezione perimplantare nella prima settimana dal posi- zionamento dell’impianto (Tab. 4). Un impianto è stato rimosso 15 gg dopo il suo posizionamento. Due impianti sono stati rimossi dopo 8 settimane dal loro posizionamento (mancata integrazione). Due impianti presentavano sondaggio su- periore a 5 mm a 4 settimane dal loro posizio- namento. Due impianti presentavano sondaggio su- periore a 5 mm a 8 settimane dal loro posizio- namento. Tre impianti presentavano parziale esposi- zione dell’abutment a 12 mesi dal loro posizio- namento. _Conclusioni A partire da Bränemark, l’evoluzione dei protocolli clinici e delle caratteristiche tec- nologiche dei materiali ha determinato un numero sempre crescente di pazienti trattati con riabilitazioni implanto-protesiche per- mettendo un aumento del comfort e delle prestazioni masticatorie. Nel 1986, Albrekts- son stabilì i seguenti criteri di successo im- plantare: un impianto singolo, non protesiz- zato, è clinicamente immobile; le radiografie non mostrano alcuna rarefazione attorno all’impianto; dopo il primo anno di carico, il riassorbimento osseo verticale non supera 0,2 mm all’anno; non sono presenti segni e sintomi come: dolore, infezioni, invasione del canale mandibolare, parestesie e neuropatie. Tuttavia, questo studio non prende in con- siderazione la quantità di osso crestale perso durante il primo anno. L’impatto di questo periodo di tempo è stato segnalato nel 1981 ti tenendo conto delle diversa situazione clinica iniziale – caso freddo, caso post-estrattivo – ed è stata calcolata matematicamente la variazione. La perdita ossea è stata definita come la diffe- renza tra la misurazione iniziale – margine sup. dell’impianto, margine osseo mesiale o distale della cresta dopo perforazione – e il livello osseo Fig. 11_RX di controllo dopo chirurgia. Tabb. 1, 2_Distribuzione degli impianti per ogni dente (upper arch e lower arch). Fig. 11 Tab. 1 Tab. 2

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