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implants - international magazine of oral implantology

2_2016 30 industry report _ ricerca nalature per migliorare l’efficienza di taglio e la ritenzione nell’osso ecc.; diversi materiali, quali titanio puro, leghe di titanio, alluminio, zirconio ecc.; numerose configurazioni di superficie, qua- li impianti a superficie liscia (machined), macro, micro e nano-rugosa, porosi, ricoperti di idros- siapatite (HA), TPS (Titanium Plasma-Sprayed), mordenzati con acidi (acid-etched), sabbiati e mordenzati (SLA) ecc. Sono stati anche svilup- pati diversi tipi di connessioni con I’abutment, nel tentativo di migliorare la stabilità e l’accop- piamento tra fixture e abutment (ad esempio, connessione interna), diverse forme della porzio- ne coronale dell’impianto per ridurre la perdita ossea (platform switching, wide platform), o mi- gliorare il fattore estetico (ad esempio, scalloped implants) ecc. Ciascuna di queste caratteristiche presenta proprietà differenti, e si è visto che la risposta del tessuto osseo può variare grandemente in funzione delle caratteristiche dell’impianto8 . Si è osservato che le superfici sabbiate, mor- denzate con un trattamento a base di acido clo- ridrico e acido solforico possiedono un’elevata capacità di ritenzione nei confronti della trama di fibrina, che si forma nel processo di coagula- zione attorno all’impianto. I filamenti di fibrina faciliterebbero inoltre la migrazione guidata degli elementi cellulari oste- ogenici fino a livello della superficie impiantare, stimolando una crescita ossea per contatto, a partire appunto dalla superficie dell’impianto. Tali superfici sembrerebbero particolarmente adatte ad essere utilizzate nel carico anticipato, grazie alla loro capacità di indurre la crescita os- sea in tempi brevi, e quindi di accelerare il pro- cesso di osteointegrazione9 . Questo fenomeno è stato dimostrato anche su modello umano – sono stati utilizzati impian- ti filettati di titanio appositamente fabbricati, aventi 2 superfici opposte con differente mi- crogeometria: una metà dell’impianto aveva la superficie trattata e l’altra metà una superficie liscia (machined). L’analisi istologica e istomor- fometrica effettuata su 11 impianti inseriti nel mascellare posteriore in altrettanti pazienti, e prelevati dopo 6 mesi di guarigione senza cari- co funzionale, ha fornito un valore di BIC medio significativamente più elevato per le superfici trattate (72,96% ± 25,13%) rispetto alle superfici lisce (33,98% ± 31,04%). I risultati di questo studio suggeriscono che la superficie trattata è in grado d’indurre una rispo- sta osteogenica significativamente maggiore ri- spetto alle superfici lisce, particolarmente eviden- te nell’osso di scarsa qualità (tipo III o IV), come quello che si ritrova tipicamente nel mascellare posteriore (Fig. 2). Numerosi studi sperimentali su modelli ani- mali, supportati da evidenze istologiche, hanno quindi dimostrato che il carico precoce e imme- diato non impedisce l’ottenimento dell’osteoin- tegrazione, a condizione che i micromovimenti all’interfaccia osso-impianto siano limitati al di sotto di una soglia, stimata da alcuni autori ap- punto in circa 100-150 micron10 . In questo caso si parla di “micromovimenti tollerati”, mentre se l’entità dei movimenti supera i 150 micron, sia per un’insufficiente stabilità primaria sia per un carico eccessivo applicato all’impianto, si parla di “micromovimenti deleteri” o “macromovimen- ti”. In presenza di questi ultimi, si ha un’elevata probabilità che la guarigione avvenga mediante interposizione di tessuto fibroso11 . Metodi tradi- zionali, come le prove di coppia e le percussioni sull’impianto stesso non sono adatti per il mo- nitoraggio di osteointegrazione. Uno strumento diagnostico più avanzato, non invasivo, che mi- sura la frequenza delle vibrazioni trasmesse da un apparecchio apposito, acconsente di valutare la stabilità primaria dell’impianto .indice di riso- nanza ISQ con valori inferiori a 45 è necessario rimuovere l’impianto mentre con valori più ele- vati di 65 la stabilità primaria è buona per il cari- co immediato (Fig. 5). Testori e colleghi, in alcuni studi clinici cor- Fig. 2_Test di citotossicità in vitro (gli impianti Easyfor sono perfettamente citocompatibili). Fig. 3_Scansione al microscopio ottico di connessione conica abutment-impianto, serraggio 20 Newton: è evidente la condizione di “saldatura a freddo” tra impianto e abutment. Fig. 2 Fig. 3

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