Please activate JavaScript!
Please install Adobe Flash Player, click here for download

Implant Tribune Italian Edition No.2, 2016

14 Implant Tribune Italian Edition - Maggio 2016 Pratica & Clinica conseguentemente il work-flow complessivo. Vista l’alta probabilità di errore sui pilastri naturali, a causa della posizione attigua ai transfer e del- la tecnica con cucchiaio aperto, veniva presa un’ulteriore impron- ta di precisione (Fig. 13). Veniva anche presa un’impronta dell’arcata mascellare con i prov- visori in situ, in maniera da con- sentire la duplicazione più fedele possibile della morfologia esterna degli stessi attraverso mascherine in silicone. In laboratorio si esegui- vano le tradizionali procedure di sviluppo delle impronte e montag- gio dei modelli in articolatore con arco facciale anatomico e mon- taggio crociato (Fig. 14). Venivano creati prototipi delle strutture con punti di contatto interprossimali in resina auto polimerizzante, os- sia cappette per gli elementi den- Fig. 12 - Impronta monofase, bicomponente in polietere. Fig. 14 - Modello master e modello antagonista mon- tati in articolatore. Fig. 13 - Impronta bifase, bicomponente in silicone per addizione. Figg. 16a-16e - Prova intraorale prototipi. Figg. 15a, 15b - Prototipi ridotti (“Guida al design”). Fig. 19 - Prototipo a grandezza naturale (“Design CAD Isus”): prova intraorale. Fig. 17 - Correzione punti di contatto. Figg. 18a, 18b - Registrazione intraorale della relazione intermascellare. Figg. 11a, 11b - Coping splintati (con resina autopolimerizzante) e portaimpronte individuale. < < pagina 13 Trascorsi 12 mesi, durante i qua- li non si era verificato nessun problema di tipo meccanico (de- cementazione o allentamento provvisori, fratture), si decideva di procedere alla fase protesica fi- nale, replicando lo schema restau- rativo della fase provvisoria. Si faceva realizzare al labora- torio un dispositivo di transfer modificati e portaimpronte in- dividuale che consentisse nella stessa seduta: verifica della posi- zione implantare, registrazione intermascellare (Figg. 11a, 11b) e presa dell’impronta (Fig. 12). Di- sponendo del modello master per la realizzazione dei provvisori, si decideva in tal modo di semplifi- care l’impronta – al tempo stesso di posizione implantare e di pre- cisione sui pilastri naturali – e tari singoli e strutture avvitate direttamente sugli impianti. Per realizzare queste ultime furono usati pilastri provvisori (Tempo- rary Abutment, ASTRA TECH Im- plant System, DENTSPLY Implants) rimuovendo la parte esagonale an- tirotazionale presente apicalmen- te alla connessione conica interna (Figg. 15a, 15b). I prototipi venivano provati in bocca per valutare in ordine: pas- sivazione delle strutture avvitate (prova di Sheffield), punti di con- tatto (filo interdentale e cartine occlusali), fitting delle cappette sui pilastri dentali, con pasta al silicone (Fit Checker, GC) (Figg. 16a-16e). Laddove i punti di contatto risul- tavano eccessivamente marcati alla prova del filo si procedeva a recountouring e lucidatura con di- schi a granulometria decrescente montati su micromotore a bassa velocità (Fig. 17). Una volta appu- rata la correttezza della reciproca posizione dei vari elementi di pro- va, veniva eseguito un ulteriore controllo clinico della relazione intermascellare dei modelli me- diante applicazione di cera mor- bida (Aluwax Dental Products) sui prototipi e registrazione della po- sizione di verticentrica. Tale registrazione veniva ribasata ulteriormente con pasta ZnO2 eu- genolo (Temp Bond - Kerr) per una verifica affidabile in laboratorio (Figg. 18a, 18b). In una prima fase, i prototipi ve- nivano quindi concepiti preve- dendo su entrambi i lati la rimo- zione degli spessori destinati al rivestimento estetico. In corso d’opera, nasceva inve- ce l’idea di testare le diversità di strutture ottenute con tecnologia CAD/CAM ATLANTIS™ inviando al milling center esterno due ti- pologie diverse di prototipo: uno “ridotto” dal laboratorio (Guida al design) e un altro “pieno”, a gran- dezza naturale (Design CAD AT- LANTIS™ ISUS), delegando il cut- back all’algoritmo decisionale del software. > > pagina 15

Sito