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today Expodental Meeting Rimini, 2016

12 Expodental Meeting • Rimini In occasione del Congresso del Collegio Docenti 2016 si è svolta a Roma la 68a assemblea nazionale AISO (Associazione Italiana Studenti di Odontoiatria) che, nata nel 1983, ha fin dalla nascita la finalità di tutelare i diritti e gli interessi degli studenti di odontoiatria e contribuire alla for- mazione dei futuri odontoiatri. Oggi è divenuta una realtà importante: conta 1580 iscritti e ha proprie sedi nella maggior parte delle università italiane. Inoltre intrattiene rapporti con tutte le università europee scambiando espe- rienze, progetti e programmi. Coordinata dal presidente Victor Palumbo, si è svolta dapprima l’as- semblea che, con il neoeletto direttivo nazionale, ha istituito una tavola roton- da su un argomento da sempre molto caro ad AISO e sul quale da qualche anno sta convergendo gran parte del- le proprie forze, ossia la formazione universitaria in odontoiatria. Queste le cariche elette dal direttivo nazionale: presidente Victor Palumbo; segreta- rio Fabio Donaer; tesoriere Francesco Hizam; consiglie- re Michele Vasina; National Exchange Officer Lucas Queiroz Caponi; editor Vin- cenzo Crupi e Stefano Cuccia; National Pro- phylaxis Officer Erika D’Urso. Ospiti di spicco in rappresentanza non solo di tutti i corsi di laurea italiani (Marco Ferrari, presidente della Conferenza permanente dei pre- sidenti di corso di laurea in Odontoia- tria) ma anche di importanti organismi europei: Marco Landi, presidente del Council of European Dentists, e Cor- rado Paganelli, presidente dell’Asso- ciation for Dental Education in Europe. Per l’EDSA (European Association of Dental Students), presenti inoltre tre delegati: il segretario Emilio Fiorentino; la vice Diana Velicu e Laura Guerrero, delegata europea per la Spagna. I lavori si sono aperti con alcune domande poste agli ospiti da Palumbo, sollevando il dibattito sull’andamento del VI anno di studi istituito per permet- tere agli studenti di effettuare maggior attività clinico/pratica. Dal resoconto è emerso che in realtà troppo spesso le strutture universitarie per i motivi più disparati non sono state capaci di soddisfare il fabbisogno degli studenti: per carenza di strutture in alcune sedi e difficoltà di avere un adeguato flusso di pazienti. Ferrari è inoltre intervenuto sull’e- same di abilitazione, ritenuto ormai obsoleto, poco utile sotto ogni punto di vista. La proposta della conferen- za da lui presieduta è di introdurre il cosiddetto “Progress test” già rodato nelle facoltà di Medicina, elemento chiave (pare) valutato dal Ministero per eliminare l’esame di stato nel rela- tivo corso di laurea. AISO ha accolto positivamente la proposta rendendosi disponibile verso l’obiettivo comune e utilizzando ogni mezzo a disposizione. Si è poi passati ad alcune domande a Landi e Paganelli, i quali, illustrando come il sistema europeo può contribu- ire a una causa così importante quanto delicata, hanno conferito respiro euro- peo al dibattito. La tavola rotonda è stata un’occa- sione di confronto ufficiale tra AISO e altre realtà per trovare strategie comu- ni a problemi quotidiani degli studenti, sottolineando l’esigenza di qualità più che di quantità vista l’enorme fram- mentazione sul territorio di piccole realtà non sempre all’altezza di stan- dard educativi elevati quali la profes- sione richiede. Invece di richiamare l’attenzione sulla scarsa propensione degli studenti al frequentare le attività clinico/pratiche, perché non si istitui- scono standard minimi uguali per tutti anche riguardo al tirocinio? Gli studenti potrebbero avere garanzia da un lato e obbligo dall’altro, di effettuare un certo numero di prestazioni per ogni insegnamento del corso, rendendo tale “prova” vincolante per la valutazione e il superamento dell’esame. Tra gli interventi, quello di Gaia Ana- stasi di Colgate che ha presentato un concorso di fotografia medica dedi- cato agli studenti. È seguito l’inter- vento di Raffaele Lombardo, direttore marketing della Rhein83, con la quale AISO collabora da qualche tempo, una sinergia che è già sfociata nella rea- lizzazione di molti progetti. In alcu- ne università sono stati organizzati infatti corsi d’aggiornamento dedicati alla protesi rimovibile e un concorso che permetterà allo studente vincito- re di essere tra i relatori del prossimo “Rhein Day”, in programma a giugno del 2017. Un rappresentante AISO farà inoltre parte del Comitato scien- tifico della rivista IJRP – International Journal of Removable Prosthesis, dedi- cata alla protesi rimovibile. Roberta Grassi FNOMCeO: giovani medici plaudono alla proposta di una laurea abilitante Formazione in odontoiatria, tema clou della 68a assemblea nazionale AISO Giovani odontoiatri da associare in vista del passaggio generazionale Discutere la tesi di laurea in Medicina o in Odontoiatria e subito, nello stesso giorno, sostenere l’esame di abilitazione, dopo un iter di studi professionalizzante: è la cosiddetta “laurea abilitante”, che la FNOMCeO auspica da tempo per riformare l’iscrizione dei giovani medici all’Ordine e velocizzare di almeno 6 mesi il loro ingresso nel mondo del lavoro. A supportare tali istanze, la FNOMCeO ha pronta una dettagliata e concreta proposta, elaborata grazie al contributo dell’Osservatorio dei giovani professionisti medici e odontoiatri, orga- no tecnico coordinato da Alessandro Bonsignore, e già sottoposta più volte all’attenzione del Ministero della Salute. Questa proposta ora viene portata al Tavolo tecnico sulla laurea abilitante in Medicina, che si insedierà al MIUR ai primi di maggio. Lo ha annunciato il Comitato Centrale FNOMCeO, riunitosi il 28 aprile a Roma, il quale ha rilasciato questa nota congiunta con l’Os- servatorio. «Il sistema prevede attualmente che, al conseguimento della laurea, il giovane medico debba effettuare un tirocinio formativo della durata di 3 mesi, a conclusione del quale è poi tenuto a sostene- re un esame, superato il quale può finalmente richiedere l’iscrizione all’ordine di categoria – spiega Bonsignore. L’esame di Stato si svol- ge, però, solamente due volte l’anno: questo determina, per il giovane medico o odontoiatra, un ritardo nell’iscrizione all’Ordine – e quindi nell’ingresso nel mondo del lavoro – che può variare dai 5 ai 9 mesi. «A nome dei giovani professionisti – ha dichiarato il Comitato cen- trale – la FNOMCeO auspica che questo messaggio di rinnovamento e ammodernamento del sistema formativo, proveniente non solo dai giovani laureati, ma dalla stragrande maggioranza degli studenti in Medicina e in Odontoiatria, possa concretizzarsi al più presto, per ridurre i tempi di un percorso già ritenuto lungo e impegnativo rispetto al resto d’Europa, dove i giovani laureati entrano nel mondo lavorativo prima rispetto ai colleghi italiani». Rimbalzo tecnico fallito, esattamente come in Borsa o nel mercato immobiliare. L’euforia per le valutazioni degli studi che avevamo sentito (e forse anche a nostra volta pagato) nella seconda metà del secolo scorso ci ha addormentato davanti a qualsiasi campanello d’allarme. Oggi la centralità di un paziente, che ha cambiato di ruolo sotto la spinta di una trasforma- zione socio-economica, provoca stress per un’alternanza fastidiosa nella richiesta di prestazioni che, per quanto mantenga costante il fatturato dello studio, rende l’idea del cambio di ruolo che lo studio odontoiatrico sta per raggiungere. Arrive- rà, anche se forse non così velocemente come in altri comparti. Possiamo anche discutere sul quando, ma arriverà. Anche contro la nostra volontà. Un peso aggravato dall’incremento dei costi, del gravame asfissiante della burocrazia nello studio odontoiatrico, per non parlare della vituperata vicenda della pubblicità o, peggio ancora, dell’imprendi- torializzazione dell’attività professionale. Un peso insopportabile per la generazione odontoiatrica dei baby-boomer, che ave- va conosciuto momenti migliori. Che oggi è stanca e vorrebbe poter “mollare” per mancanza di progettualità generalizzata e soprattutto se gli eredi mancano. Riprendo un dato già pubblicato da altri che mi aveva impressionato: oltre il 60% dei dentisti attualmente in attività ha più di 55 anni, mentre ben oltre il 40% ne ha più di 60. Perché mai un dato così dovreb- be impressionare? Semplice: perché, dopo quanto detto, la mole degli studi in vendita o in procinto di vendere gonfia la curva dell’offerta in un momento in cui la domanda dei giovani odontoiatri latita. E siccome l’incontro dell’offerta e della domanda determina il prezzo, ecco che il valore di uno studio odontoiatrico scen- de (anche se non crolla) quando l’offerta eccede la domanda. Sin qui abbiamo generalizzato, perché queste regole si insegnano ai primi anni di Economia. Ma per scendere nel detta- glio, diciamo subito che nessuno studio professionale è uguale all’altro e che il valore dipende in buona parte dalle sue caratteristiche. Affermazione-macigno che, ingrandita, ci porta a dire che il valore di uno studio odontoiatrico libero-profes- sionale è la coazione a ripetere nel tempo redditività e cash flow, dove la garanzia è data solo dalla continuità operativa. Per sbizzarrirci con i metodi di valuta- zione, cito, primo fra tutti, quello fiscale. Ritorniamo quindi al luglio 2006 e alla leg- ge Bersani che riconduce (prima volta in assoluto per i liberi professionisti) a tassa- re i corrispettivi a seguito di cessione della clientela, visto che prima lo studio si cede- va forgiando la fattura con la vendita della sola attrezzatura, esente IVA e non impo- nibile IRPEF. Per semplicità, possiamo ricondurre le altre metodologie al metodo patrimoniale, piuttosto che al reddituale, se non addirittura a quello misto tra i due, reddituale e patrimoniale. Il tutto calcolato sulla media degli ultimi tre esercizi. Non era questo tuttavia lo scopo dell’articolo, anche perché credo che i commercialisti degli studi odontoiatrici siano ben in grado di affrontare queste valutazioni per i propri clienti. Vorrei inve- ce soffermarmi sul metodo “spannome- tric” di mia invenzione, e quindi da non cercare sul vocabolario d’inglese, ossia per indicare come unità di misura “la spanna”, derivante da usi e consuetudini tra professionisti. Cosa succedeva, quindi, prima della Bersani? Che si valutava tout court uno studio in base al fatturato di un anno, senza nemmeno lambiccarsi troppo il cervello per fare la media degli ultimi tre esercizi. Ma allora, perché oggi non potrebbe esser più valido? Intanto per i costi, che sono diventati enormi rispetto agli anni d’oro dell’odontoiatria, ma soprattutto perché un professionista che vuole ridur- re il proprio impegno professionale senza ridurre il valore dello studio deve muoversi bene e per tempo. Bisognerebbe saper guadagnare qualcosina meno oggi, quan- do si è ancora poco più che cinquanten- ni, per associare un giovane odontoiatra dopo un congruo periodo di affiatamento. Per non arrivare troppo tardi, aspettan- do di associare qualcuno all’alba dei 65, quando si è disinvestito nelle attrezzatu- re e nelle attività dello studio, quando il numero dei pazienti magari è già scema- to, il fatturato sceso e non si ha più tempo di scegliere. Forse molti giovani odontoiatri preferi- scono la “marchetta odontoiatrica” (chie- do scusa per l’espressione), che permette fatturati (non guadagni) interessanti non appena laureati. Forse non tutti i giovani odontoiatri hanno l’occhio dei neolaureati ditrent’annifa,quandononvedevanol’ora di farsi un minimo di esperienza per aprire un’attività professionale in proprio. Non tutti i giovani odontoiatri oggi se la sento- no di rilevare degli studi in totale assenza di progettualità, con una massa critica di fatturato al disotto del break even point (punto di pareggio), sale d’attesa inguar- dabili e attrezzature di colpo diventate antiche, senza essere prima nemmeno invecchiate. Ci sono quasi 38.000 studi odontoiatrici in Italia, di numero e capil- larità superiore a quello delle parrocchie in Italia, anch’esse in sofferenza per il calo di fedeli, mol- to di più degli studi con i loro pazienti. Possibile che i 38 mila debbano temere 40 marchi che dispongono di 532 cliniche? Se anche il numero delle cliniche raddoppiasse, buona parte dei 38 mila sarebberovendibili,sesoloilsettore(parlo di tutti in generale) affrontasse con occhio diverso la turbolenza che ha attraversato l’Italia. Basterebbe analizzare la crescente domanda di prestazioni e servizi da soddi- sfare, lavorando in sintonia con il settore pubblico, costretto a svolgere una fun- zione di volano, anche se per una minima parte, con la classica teoria keynesiana. E, laddove anche quella minima parte non dovesse supportare una crescita sosteni- bile, basterebbe cominciare a colloquiare su altri sistemi che non aggravino i conti pubblici, per dare una risposta alla cre- scente domanda della collettività. Maurizio Quaranta

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