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Dental Tribune Italian Edition

7Dental Tribune Italian Edition - Dicembre 2015 L’Intervista << pagina 6 Una cosa è certa: diversamente da chi opera nel servizio sanitario naziona- le, le ore dedicate all’aggiornamento della libera professione sono sottratte alle ore di lavoro, non sono pagate da nessuno e non sono riconosciute, a volte, dallo stesso paziente che ascol- ta l’odontoiatra e poi “controlla” su Google. Forse, dico forse, se i pazienti conoscessero le fatiche dell’aggiorna- mento e il loro controvalore in termi- ni di crediti (seriamente ottenuti), si potrebbe pensare in una realtà, come quella anglosassone, in cui la scelta del curanet avviene anche attraverso la valutazione pubblica dei crediti di aggiornamento, pubblicamente a di- sposizione dei cittadini. Ma questa è un’altra storia. Ritiene che l’introduzione dell’ECM abbia contribuito a migliorare i livelli professionali dei medici? L’ECM, come obbligo, ha determinato un fatto: ha fatto parlare dell’aggior- namento. Possiamo essere contrari o favorevoli al sistema ECM, possiamo aderire al programma o disattenderlo completamente. Certamente sappia- mo tutti che esiste il problema dell’ag- giornamento, tutti noi sappiamo che “essere a posto” con i crediti è meglio che non esserlo: questo perché di fron- te a un giudice per una malaugurata causa legale non essere in regola con l’aggiornamento continuo obbliga- torio è un punto debole, indipenden- temente dalla qualità dei crediti otte- nuti. Il vero problema è che la verifica del miglioramento di una categoria, attraverso il suo grado di formazione e apprendimento, è difficilissima, perché non esiste, che io sappia, un’analisi sul territorio nazionale sulle modifiche del comportamento professionale succes- sivo a un percorso formativo. Il dossier formativo, così come ideato, avrebbe la funzione di stimolare la categoria a prevedere in anticipo dove orientare la propria ricerca di miglioramento, veri- ficando l’anno successivo alla presen- tazione del dossier come e quanto si è riusciti a rispettare la propria previsio- ne di aggiornamento. Ancora una vol- ta, con umiltà, dobbiamo riconoscere che nell’anima mediterranea manca il senso di autoverifica come impe- gno etico rivolto ai pazienti (rispetto alla sterile raccolta dei crediti ECM). Il miglioramento della categoria sarà obbligato dai fatti, dalle circostanze in cui gli odontoiatri saranno inseriti: occorrerà in futuro avere competenze diverse, essere professionali, non pro- fessionisti. D’altro canto, se ci pensia- mo, sono sempre i pazienti a scegliere. A noi il compito di essere pronti. Guardando all’estero, cosa si potrebbe mutuare per rendere l’ECM più utile? Analizzando il panorama europeo, prendendo come parametro di rife- rimento la sanzionabilità dei diversi sistemi di aggiornamento ECM, tran- ne la Francia che severamente indica sanzioni amministrative e finanzia- rie, l’Italia, il Belgio, l’Austria, il Regno Unito non prevedono sanzioni. Se un obbligo di legge non prevede sanzioni reali e certe significa che lo Stato si af- fida alla coscienza personale dei sin- goli. Domanda: per ottenere maggio- re adesione all’obbligo, sarebbe più opportuno sanzionare chi non rispet- ta le regole o premiare chi le rispetta? In Norvegia e Belgio esistono incen- tivi finanziari per favorire la prassi dell’ECM. Un esempio da perseguire? Ritengo non sia possibile pensare a premialità economiche, in Italia. Dal Belgio, si potrebbe mutuare, tra le tipologie formative, la loro esperien- za di gruppi specifici per attività di formazione pratica: questo aspetto è sicuramente intrigante per la libera professione. D’altro canto, un interes- sante suggerimento della Francia è l’analisi della pratica professionale ri- spetto alle raccomandazioni cliniche elaborate dalle società scientifiche; anche in questo caso, la valutazione della percorribilità delle raccoman- dazioni può diventare strumento di aggiornamento, basato sull’analisi dei comportamenti diagnostici e pre- scrittivi. In Italia, a differenza di tutti, è stato impostato il dossier formati- vo, a cui affidare la pianificazione a medio e lungo termine. Altra pecu- liarità italiana la combinazione di diverse tipologie formative, unendo in unico mix i vantaggi degli eventi residenziali, a distanza e legati alla formazione sul campo. I gruppi di miglioramento potrebbero essere po- tenziati e proposti sul territorio, ge- nerando una aumento della cultura tra i partecipanti, nella ricerca di una maggiore omogeneità dello spesso- re scientifico dell’aggiornamento. Le recenti disposizioni di legge sulla appropriatezza suggeriscono come la professione deve e dovrà tutelare la propria indipendenza intellettuale e recuperare il valore della diagno- si come elemento imprescindibile a ogni atto terapeutico. Se la salute dei pazienti è il focus di partenza di ogni obiettivo dell’area sanitaria in senso lato, l’aggiornamento sarà sempre la “benzina” necessaria a muovere cor- rettamente ogni gesto professionale, senza dimenticare ancora una volta che al volante della nostra volontà de- cisionale si trova la coscienza profes- sionale, patentata dal primo nostro giorno di lavoro. Grazie per l’intervista. Dental Tribune

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