6 Dental Tribune Italian Edition - Ottobre 2015Medicina Legale www.hagerwerken.de Tel. +49(203) 99269-0 Fax +49(203) 299283 Airsonic® Mini Sandblaster Sabbiatrice manuale Per sabbiatura delle superfici di incollaggio di corone, ponti, staffe, montanti, ecc. Per dare ruvidità alle superfici di incollaggio e garantire un fissaggio ottimale dei vari materiali Ideale per tutti i metalli e ceramiche Adatto anche per rimozione di residui di colla da corone e ponti Prima della sabbiatura Dopo la sabbiatura Airsonic Mini Sandblaster REF W1 Mirasuc Absorbo REF 254 046 Il Progetto Agenas sulla medicina difensiva Cosa ne pensano i medici? Nell’ambito di un’ampia indagine di Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), a firma di Quinto Tozzi, pubblichiamo i dati di un interessante questionario. Il Progetto “Medicina difensiva: sperimenta- zione di un modello per la valutazione della sua diffusione e del relativo impatto economi- co”, realizzato da Agenas con un finanziamento del Ministero della Salute, si propone una cor- retta definizione di medicina difensiva (MD) come intesa dalla letteratura internazionale. È stato pertanto realizzato un questionario alli- neato con detta letteratura, somministrato con tecnologia web based, composto da 71 items e somministrato, previa sperimentazione, su base volontaria e anonima in quattro regio- ni (Lombardia, Umbria, Marche e Sicilia). Vi hanno risposto 1484 medici (60% ospedalieri, 20% ambulatoriali, 11% DEA/PS, 8% laborato- rio e servizi tecnici) di 38 specialità. Il 58% dei rispondenti ha dichiarato di aver esercitato attività di MD nell’ultimo anno. L’azione pre- valente è stata la richiesta non necessaria di esami strumentali e di laboratorio (entram- bi al 33%) e di visite specialistiche (16%). Il 6% di chi pratica MD riferisce di non fornire, per motivi difensivistici, cure potenzialmente efficaci ma ad alto rischio di complicanze, mentre il 4% riferisce per gli stessi motivi di evitare di assistere pazienti ad alto rischio di complicanze. Dell’intero campione, il 93% ri- tiene che la MD è destinata ad aumentare. Per quanto riguarda le cause, il 31% del campione ritiene che quella principale sia la legislazione sfavorevole al medico, il 28% il rischio di essere citato in giudizio, il 14% lo sbilanciamento del rapporto medico-paziente, le pressioni e aspet- tative eccessive del paziente e dei familiari. Il 25% dei medici che praticano la MD non ritiene di averne tratto giovamento e il 69% lo ritiene un fattore limitante la professione. Fa riflette- re che il 42% ritiene che la MD distragga dalla centralità del paziente e il 19% che incrementi il rischio per gli assistiti; il 14% ritiene invece che le migliori perché (per il 40%) il paziente cre- de di essere meglio curato. Il 64% dice che aver assunto comportamenti di MD abbia ridotto il rischio di procedimenti legali e il 34% invece che è stato ininfluente e solo il 2% che lo abbia aumentato. L’86% dei medici che praticano MD ritiene che abbia aumentato i costi e il 14% che non ha influito. La MD inciderebbe sui costi del SSN per il 10,5% circa, per una cifra pari a 10 miliardi di euro, che rappresenta la stima dei costi sulla base della sovraprescrizione di 8 tipi di prestazioni dovute a MD (in ordine de- crescente: farmaceutica, visite specialistiche, esami di laboratorio ed esami strumentali). Sono da aggiungere i costi indiretti della MD negativa (tempo del personale, aumento della lunghezza della degenza, dei tempi delle liste di attesa ecc.). Ai fini del risparmio di risorse non è pensabile ritenere i 10 miliardi eliminabili, in quanto la parte aggredibile con interventi efficaci è limitata alle prestazioni dall’evidenza scientifica inconfutabile. Secondo gli intervi- stati gli interventi per controllare la MD sono: 47% riforma delle norme sulla responsabilità professionale, 19% maggiore interessamento dell’opinione pubblica, 17% incentivi per le performance mediche positive, 14% maggior supporto delle aziende. Importanti sono: 17% aderenza alle evidenze scientifiche, aggior- namento, 16% miglior comunicazione con il paziente. Pur non dando risultati assoluti, l’in- dagine lascia spazio ad ampie riflessioni per la conoscenza del problema e per interventi mi- rati al contenimento. Utile sarebbe l’applicazio- ne dello strumento su territorio nazionale. Dental Tribune Medicina e odontoiatria difensiva Caratteristiche singole e rapporto ANDI, attraverso la voce di Gerardo Ghetti, tesoriere nazionale, ha affron- tato di recente il concetto di odonto- iatria difensiva in un’ampia ottica, premettendo che per sviscerarne la problematica, occorre partire innan- zitutto dalla sua definizione. Ossia, un «insieme di pratiche diagnostiche edimisureterapeutichecondotteper assicurare la salute del paziente, ma anche per garantirsi dalle responsa- bilità medico-legali conseguenti alle cure mediche prestate». Ghetti distingue quindi la medicina difensiva in positiva e negativa. Nel primo caso, è attuata con comporta- menti cautelativi di tipo preventivo, spesso rappresentati da una richie- sta di prestazioni non necessarie (analisi, visite specialistiche o tratta- menti) per ridurre i risultati negativi e il rischio di richieste di danni dai pazienti, e disporre di una documen- tazione adeguata agli standard di cura cogenti. Quella negativa, invece, si ha quando il medico evita di occuparsi di deter- minati pazienti o di effettuare in- terventi ritenuti ad alto rischio. «Di fatto, circa l’80% dei medici della Sa- nità pubblica mette in atto compor- tamenti difensivi. La causa – osserva Ghetti – risiede prevalentemente nel rischio del contenzioso medico-le- gale, timore motivato da un aumen- to generale delle denunce di errori sanitari e da esperienze vissute in proprio o da colleghi. Ma anche per richieste eccessive, pressioni o aspet- tative immotivate dei pazienti e dei loro familiari.» Quanto alle azioni che possono ri- durre il fenomeno, si possono riassu- mereinduemodi:quelloindividuale (attenersi alle evidenze scientifiche, EBM) e generali-organizzative (ov- vero «riforma delle norme sulla responsabilità professionale per fornire maggiore chiarezza, evitare richieste immotivate e riequilibrare una legislazione e una giurispruden- za sfavorevoli ai medici»). «L’esperienza medica si può applica- re all’odontoiatria – osserva Ghetti – ma tenendo conto di importanti differenze. Una per tutte è che la medicina è per l’80% pubblica, men- tre l’odontoiatria è al 90% privata. E mentre la medicina difensiva è stata, ed è, abbondantemente analizzata, studiata, sperimentata, verificata, sull’odontoiatria difensiva è stato fatto solo qualche convegno e auto- revole intervento. La conseguenza è che i medici hanno piena padro- nanza della problematica e sanno gestirla, mentre gli odontoiatri non dispongono di un tale strumento. Al momento – continua – non si va ol- tre la definizione comune e qualche aspetto giuridico, peraltro applica- bile solo in modo parziale all’odon- toiatria». Ghetti prende spunto da questa osservazione per dire che in realtà l’odontoiatria difensiva non esiste, mentre le cause che ne sareb- bero la base sono ben presenti e sem- prepiùrilevanti,conpotenzialigravi ripercussioni anche sulla gestione professionale quotidiana. «Quel che manca – conclude Ghetti – sono gli strumenti che ne permetterebbero un approccio razionale: informazio- ne e formazione. Serve una piccola rivoluzione culturale su cui c’è anco- ra tanto da lavorare». 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