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Lab Tribune Italian Edition

4 Lab Tribune Italian Edition - Settembre 2015Tecnica & Pratica L’importanza della progettazione protesica: un caso clinico di protesi rimovibile su impianti «L’occhio vuole la sua parte: un’ottima ragione per non fare le cose a occhio!» Roberto Pesavento Titolare di laboratorio. Docente di terza area in Protesi mobile alla scuola per odontotecnici F. Lampertico di Vicenza. Introduzione La progettazione protesica ha grande importanza, in modo par- ticolare quando il diario clinico prevede una riabilitazione su im- pianti. Il case report illustrato qui si riferisce a una paziente insoddi- sfatta del manufatto realizzato e applicato da non più cinque mesi. Per ovviare al comprensibile stress e insofferenza della paziente, si è cercato di concretizzare il caso con il minor numero di appuntamenti possibili seguendo, comunque, un protocollo operativo collaudato sia in studio sia in laboratorio. Di prassi, in questi casi, seguendo le regole operative richieste dalla protesi mobile, realizziamo sem- pre il montaggio preventivo di una protesi totale. Un duplicato trasparente di quest’ultima con gli opportuni punti di repere ra- diopachi, ci darà la possibilità di eseguire prima una TAC e poi di utilizzare la stessa per la costru- zione della dima chirurgica con le indicazioni e le guide utili al chi- rurgo per posizionare gli impianti. Caso clinico Viene esposto il caso di una signo- ra di 57 anni, terza classe scheletri- ca, portatrice di una protesi totale superiore su 5 impianti con barra, non utilizzata per la ritenzione, e di una protesi totale inferiore con due cappe radicolari. La paziente arriva all’attenzione dello studio poiché insoddisfatta del lavoro che le era stato eseguito e, come evidenziato dalle imma- gini, si può comprendere anche perché il manufatto non sia grati- ficante dal punto di vista estetico, occlusale, funzionale e di comfort. In particolare, dalla Figura 3, si in- tuisce il motivo per cui non sono state utilizzate le barre di connes- sione tra gli impianti per stabiliz- zare la protesi. Dalla resina a livello dei primi premolari traspare l’in- gombro della struttura implantare, per cui attacchi e sovrastruttura metallica in quella zona avrebbero comportato un ulteriore spessore del palato con relativi problemi di ingombro e fonazione (Figg. 1-3). Vista la posizione degli impianti e la particolare necessità di soste- nere esteticamente il profilo della paziente, si è subito evidenziata l’impossibilità di realizzare una toronto bridge, di conseguenza, con il medico, si è optato per una protesi rimovibile su impianti su- periore e una nuova protesi tota- le inferiore ancorata a due cappe radicolari. Per il motivo espresso all’inizio di questo lavoro (stress e insofferenza), abbiamo evitato di eseguire un montaggio della protesi totale prima di costruire la nuova struttura su impianti. La paziente, strano ma vero, era in possesso del modello, dove le era stata conformata la vecchia mo- dellazione, che è stato riutilizzato per la realizzazione di una nuova struttura molto più vestibolariz- zata, fino a coprire la papilla inci- siva, alla quale sono stati inseriti quattro attacchi Equator e due at- tacchi Strategy. A questo punto si segue il proto- collo classico per la costruzione di una protesi totale. Si rileva un’im- pronta panoramica superiore per allestire il porta impronte indivi- duale che servirà per l’impronta definitiva (Figg. 4-7). Il porta impronte superiore viene bordato su tutto il fornice; si apro- no delle finestre in corrisponden- za delle viti implantari e nell’im- pronta viene affogata anche la nuova struttura. Tolta l’impronta si avvitano gli analoghi da labora- torio, si posiziona la gengiva mo- bile e con un gesso di IV classe si completa il modello master. Per l’inferiore si è deciso di uti- lizzare la protesi esistente, ade- guatamente estesa e bordata per l’impronta definitiva, che è servi- ta anche per la realizzazione delle cappe radicolari con applicati due attacchi Equator. >> pagina 5 Fig. 13 Fig. 9 Fig. 5 Fig. 1 Fig. 14 Fig. 10 Fig. 6 Fig. 2 Fig. 15 Fig. 11 Fig. 7 Fig. 3 Fig. 16 Fig. 12 Fig. 8 Fig. 4

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