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Dental Tribune Italian Edition

25Dental Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015 HOME EVENTSCORSI ONLINE Protesi dentaria Lo stretto controllo di protocolli, tecniche e materiali testati e consolidati nell’arco di decenni è sempre stato alla base di successo in ambito odontoiatrico ed in particolare in protesi. È stato dimostrato negli ultimi anni che, anche attraverso l’applicazione di protocolli alternativi a quelli tradizionalmente conosciuti, si possono ottenere degli ottimi risultati clinici in termini di praticità tecnica, rapidità di esecuzione ma anche e soprattutto in termini di stabilità dei tessuti attorno ai restauri protesici. In particolare modificando il disegno della preparazione protesica ed utilizzando delle preparazioni senza linea di finitura, cosiddette a finire, abbinate ad un attento, mirato e controllato intervento sui tessuti gengivali, è possibile creare dei protocolli di lavoro estremamente efficienti ottenendo allo stesso tempo dei risultati clinici ed estetici del tutto sovrapponibili a quelli ottenuti con preparazioni tradizionali o a spessore (spalla e/o chamfer). Tutto questo è stato soprattutto reso possibile dalla disponibilità sul mercato di una vasta gamma di materiali protesici (ceramiche, compositi ibridi, materiali monolitici) in grado di garantire performance sia estetiche che meccaniche assolutamente compatibili con le nuove geometrie. WEBINAR REGISTRATO CORSO GRATUITO Utilizzo ed efficienza clinica della preparazione a finire nella moderna odontoiatria Dr. Fabio Scutellà CORSO SPONSORIZZATO DA www.dtstudyclub.it DT Study Club Utilizzo ed efficienza clinica della preparazione a finire nella moderna odontoiatria Fabio Scutellà, DDS, CAGS, MSD Alcuni tra gli argomenti più di- scussi e controversi in odontoia- tria protesica, nel caso di restau- ri con corone complete, hanno spesso interessato da un lato il disegno della linea di finitura del margine protesico e dall’altro la localizzazione dello stesso rispet- to ai tessuti gengivali. Per quanto riguarda la localizza- zione del margine (intra-crevico- lare o iuxta-gengivale), le elevate aspettative estetiche dei pazienti hanno ormai naturalmente fu- gato ogni dubbio sul fatto che il posizionamento intra-crevi- colare, con conseguente totale bio-mimetizzazione dei restau- ri artificiali, sia di gran lunga quello più utilizzato e accettato sia dalla comunità scientifica sia dai pazienti. Ma se da un lato il margine sottogengivale risolve il problema estetico, è indubbio che un simile approccio possa in qualche modo causare alterazio- ni più o meno gravi a carico del supporto parodontale, qualora le manovre cliniche o l’accuratezza dei manufatti protesici siano ese- guiti con approssimazione. Per molti anni si è anche dibattu- to, e ancora si dibatte, su quale sia invece la geometria di prepara- zione (orizzontale o verticale) in grado di garantire facilità di ese- cuzione, manufatti più precisi in termini di accuratezza marginale, stabilità tissutale e una buona prognosi nel medio e nel lungo termine. Il primo autore che in letteratura iniziò a disquisire sulla geome- tria delle linee di preparazione fu Spalding nel 1904. Tale autore, adottando i principi di Land, svi- luppò il concetto di linea di pre- parazione a spalla completa per garantire alle corone in ceramica a giacca (PJC, “Porcellain Jacket Crowns”) uno spessore uniforme. Negli anni Venti e Trenta del No- vecento furono pubblicati diversi articoli su questa nuova tecnica protesica (PJC) e su quali fossero le preparazioni migliori per garanti- re il successo a lungo termine. Nonostante opinioni controverse sulla scelta delle preparazioni, il margine di preparazione a spal- la era chiaramente la tecnica più citata. Parallelamente venivano citate altre preparazioni senza spalla con una linea di finitura conica e preparazioni a spalla bi- sellata. Non furono disponibili dati scien- tifici di supporto fino agli anni Cinquanta-Sessanta, quando al- cuni studi iniziarono ad analiz- zare le preparazioni dei monconi. Negli anni successivi le diverse scuole protesiche si sono succe- dute nel proporre diversi disegni di linea di finitura ritenendoli i più idonei dal punto di vista cli- nico e tecnico. Anche se a oggi non esiste una classificazione delle geometrie dei margini universalmente ac- cettata è possibile distinguere le preparazioni dei denti in tre gruppi principali: 1. Chamfer; 2. Spalla; 3. Lama. Spalla e Chamfer sono caratteriz- zate da una netta e unica linea di chiusura su componente oriz- zontale, mentre la Lama (Feather Edge) è caratterizzata da una più ampia area di chiusura posizio- nata su una parete verticale. In ogni caso negli ultimi decen- ni i margini di preparazione orizzontale sono stati preferiti dai dentisti rispetto alle prepa- razioni verticali, probabilmente per una serie di ragioni pratiche: sono ben definite, facilmente leg- gibili in bocca, sull’impronta e sul modello e creano un margine netto sul provvisorio ribasato. Dall’altro lato, le preparazioni ver- ticali sono sempre state conside- rate poco appropriate in quanto creerebbero sovracontorni, distor- sioni del metallo durante le fasi di cottura e nei carichi masticatori, difficoltà nel raggiungimento di un buon livello estetico e presen- za del bordo metallico. Tutto ciò è stato ulteriormente amplificato dall’avvento delle ceramiche in- tegrali negli anni Ottanta, le cui caratteristiche meccaniche richie- devano spessori importanti di ma- teriale nelle zone di carico (tra cui la zona del sigillo marginale) per resistere adeguatamente alle forze masticatorie. Ancora oggi è opinione comune pensare che la tecnica a finire abbia come unica indicazione la preparazione di denti compro- messi dal punto di vista parodon- tale e che non possa essere utiliz- zata per il restauro di elementi dentali con supporto parodontale integro, né tantomeno in combi- nazione con le ceramiche integra- li (ossido di zirconio e di silicato di litio). In realtà l’evidenza sia clinica sia scientifica ha ormai ampiamen- te dimostrato che l’utilizzo delle preparazioni verticali permette di ottenere degli ottimi risultati estetici e funzionali garantendo allo stesso tempo una stabilità dei tessuti gengivali nel medio e lungo periodo assolutamente sovrapponibile alle geometrie di preparazione orizzontali. Inoltre, l’evoluzione dei mate- riali ceramici degli ultimi anni estremamente resistenti ai cari- chi, consente al clinico di poter tranquillamente selezionare del- le ceramiche che garantiscano la massima estetica. Il protocollo illustrato presenta tuttavia una peculiarità clinica che lo rende probabilmente uni- co e che è alla base della predici- bilità dei risultati clinici osser- vati. Durante la preparazione del dente viene infatti eseguito un leggero e controllato gingittage dei tessuti circostanti con la cre- azione intenzionale di una ferita la cui guarigione, correttamente guidata dai profili e dai contorni delle corone provvisorie prima e definitive poi, permette la for- mazione di un nuovo tessuto ri- generato, leggermente ispessito e quindi più stabile nel tempo. La disponibilità di uno strumen- tario specificatamente disegnato e realizzato per queste prepara- zioni permette di ottenere un controllo assoluto della prepara- zione e del gingittage all’interno del solco gengivale, evitando di andare a interferire con quelle che sono conside- rate strutture pa- rodontali assoluta- mente inviolabili (attacco epiteliale e attacco connettiva- le) e che formano l’ampiezza biolo- gica. Infine, quello che da sempre è stato considerato un sovracontorno che le preparazioni a finire potrebbero creare in realtà non è altro che la ricre- azione artificiale del contorno cer- vicale già descritto da Wheeler (1961) che ha una forma convessa, né piatta e né tantomeno concava, e che si trova in corrispondenza del- la giunzione amelo-cementizia (CEJ).

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