Please activate JavaScript!
Please install Adobe Flash Player, click here for download

Dental Tribune Italian Edition

14 Speciale Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015 Alitosi e criteri di implementazione dell’attività di igiene Approccio diagnostico e terapeutico Chiara Dacomo*, Carlo Bruscagin**, Enrico Pigella*** *Laurea in Odontoiatria e Protesi dentaria con lode e dignità di stampa. Contitolare dello studio dentistico Dacomo e consulente dello studio dentistico dott. Bruscagin. Mem- bro dell’équipe sanitaria recatasi in Madagascar per prevenire, diagnosticare e curare patologie odontoiatriche della popolazione locale. Frequenta Master in Salute orale nelle comunità svantaggiate e nei Paesi a basso reddito (COI) presso l’Università di Torino. **Laurea in Medicina e Chirurgia, specializzato con lode in Odontostomatologia presso l’Università di Torino. Past presidente ANDI, past presidente SIRTA, socio fondatore e vicepresidente GAO, associato ANDI, past membro attivo SIE. Dal 1990 ha svolto diversi incarichi nel Consiglio dell’Ordine dei Medici chirurghi e in Commissione Odontoiatri dell’Ordine dei Medici chirurghi e odontoiatri di Torino. Libero professionista in Torino, impegnato soprattutto in campo protesico. ***Laurea in Medicina e Chirurgia con lode presso l’Università di Torino e specializzazione in Parodontologia. Dal 1997 è nel reparto di Parodontologia della Dental School dell’Università di Torino, dove svolge attività clinica e di ricerca. Vincitore del Premio Gore Research Award Roma 2001 per la migliore ricerca clinica in rigenerazione ossea. << pagina 9 «Diversiaspettiscientificirelativiall’a- litosi sono ancora poco conosciuti, ma l’attuale rilevanza sociale ed economi- ca del problema è sicuramente note- vole.Ciònonsoloperquantoconcerne la richiesta di esami e cure mediche e odontoiatriche finalizzate alla dia- gnosi e al trattamento dell’alitosi, ma anche per quanto riguarda l’enorme consumo di prodotti cosiddetti “ma- scheranti” generici o specifici, quali collutori, dentifrici, spazzolini, gom- me da masticare e caramelle, con l’o- biettivo di correggere e coprire il catti- vo odore dell’alito1». L’alitosi,essendoundisturbomoltofa- stidioso, genera nei soggetti una gran- depreoccupazioneperleinfluenzesui rapporti sociali e affettivi. Da questa preoccupazione deriva un’attenzio- ne sempre maggiore da parte degli individui alla risoluzione di questo problema. In relazione ai progressi delle conoscenze scientifiche e all’au- mentata considerazione individuale per la cura della propria persona, ne- gli ultimi anni si è pertanto osservato un aumento dell’interesse dei medici – in primis gli odontoiatri – e dei pa- zienti riguardo a questo problema. In particolare, nei Paesi anglosassoni si sono diffusi centri specializzati nella diagnosi e trattamento dell’alitosi e sul web è attualmente presente una grande quantità di siti informativi e pubblicitari sull’alitosi e sulle tecni- che e prodotti per trattarla. Diversi specialisti ne possono essere coinvol- ti, come medici generici e specialisti, in particolare otorinolaringoiatri, ga- stroenterologi, internisti, ma le figure centrali rimangono quelle all’interno dell’équipe odontoiatrica, quindi me- dici odontoiatri e igienisti dentali. In particolare questi ultimi, soprattutto dalpuntodivistaoperativo,hannoun peso fondamentale in quanto inter- vengono – come vedremo – in tutti i passaggi del trattamento dei pazienti affetti da alitosi, indipendentemen- te dalla sua origine. Inoltre, possono intervenire in maniera sia diretta sia nell’affiancamento del medico nel processo diagnostico del disturbo. Tutto ciò acquista ancor più rilevanza considerata la diffusione del proble- ma all’interno delle popolazioni: si stima che negli Stati Uniti d’America il disturbo colpisca più del 50% della popolazione. In Giappone, su un cam- pione di popolazione composto da 2.672 individui tra i 18 e i 64 anni, si è riportato che circa il 24% dei soggetti era considerato “inavvicinabile” per un alito ritenuto “socialmente inaccet- tabile”, riscontrando nell’aria emessa dalla loro bocca, in qualche momento della giornata, composti volatili sol- forati (VSC) in quantità superiori ai limiti ritenuti “normali” (circa 75 ppb). Risultati simili sono stati ottenuti in uno studio condotto da Liu e colleghi su un campione di 2.000 cinesi tra i 15 e i 64 anni, riportando una prevalenza dell’alitosi del 27,5%, misurata con me- todiche organolettiche e strumentali. In Italia soffre di questo disturbo circa il 50% della popolazione, e in Francia ne soffre circa il 22%. Una ricerca ADA del 1995, ha riportato che il 41% degli odontoiatri americani visita più di 6 pazienti a settimana con alitosi cro- nica. Si stima addirittura che l’alito cattivo sia un problema comune al 50- 60%dellapopolazionemondialenella fascia di età medio-avanzata. Nella maggior parte degli studi non sono state riscontrate differenze nell’incidenza dell’alitosi fra il sesso femminile e quello maschile. Classificazione delle varie forme di alitosi L’alitosi è stata classificata, in seguito a diversi studi clinici e sperimentali, in: • alitosi genuina o vera; • pseudoalitosi; • alitofobia. L’alitosi genuina può essere a sua volta sottoclassificata in: • alitosi fisiologica; • alitosi patologica. Poiché l’eziologia dell’alitosi patolo- gica è multifattoriale, possiamo a sua volta suddividerla in: • alitosi patologica orale; • alitosi patologica extraorale. L’alitosi genuina o vera è riscontrabile quando si rileva obiettivamente il di- sturboconun’intensitàchevaoltreili- velli socialmente accettabili. Nella sua forma parafisiologica il cattivo odore proviene dai processi putrefattivi che avvengono nel cavo orale in condizio- ni normali. Non vengono però riscon- trate in questo caso né patologie spe- cifiche né condizioni patologiche che possono giustificare alitosi. L’origine è, in genere, nella regione posteriore del- la lingua. In questi casi dovrebbe esse- re sempre esclusa l’alitosi temporanea dovutaafattoridietetici(adesempio,a cibi come cipolla, aglio ecc.). Nella forma patologica orale l’alitosi è causatadamalattie,condizionipatolo- giche o malfunzionamento dei tessuti orali. Rientra in questa suddivisione l’alitosi che ha la sua origine nella pa- tina linguale modificata da condizioni patologiche orali, quali malattia pa- rodontale, xerostomia, malattie della mucosa orale ecc. Nella forma patologica extraorale, l’alitosi origina dalle regioni nasali, paranasali e/o laringee, oppure dal tratto polmonare, o dalle vie digesti- ve superiori, o ancora da problemi si- stemici nei quali i composti generati maleodoranti attraversano il circolo ematico e vengono emessi attraverso l’albero respiratorio: ricordiamo situa- zioni come il diabete, cirrosi epatica, uremia, microemorragie interne. La pseudoalitosi diagnostica, invece, quando oggettivamente non viene percepita alcuna manifestazione del disturbo da parte di soggetti esterni, nonostanteilpazientenedichiariosti- natamente l’esistenza. La condizione viene comunque risolta dalle sempli- ci manovre di igiene orale da parte di personale specializzato. Nella forma alitofobica, nonostante gli interventi di supporto da parte di quest’ultimo, il paziente continua ad essereconvintodiessereaffettodaali- tosi, senza che vi sia alcuna evidenza fisica o sociale che possa giustificare presenza di alitosi. Siamo in questo caso in presenza di reali problemi di competenza psichiatrica. Eziologia dell’alitosi orale Diversi studi clinici e sperimentali hanno evidenziato che circa il 90% delle alitosi riconosce cause ricondu- cibili a condizioni ed eventi fisiologici, parafisiologici o patologici con sede nella cavità orale e/o nelle strutture annesse. L’alitosi da cause orali è caratterizzata dalla presenza nell’alito di composti prodotti a livello della superficie delle strutture orali e nella saliva, che per le condizioni fisicochimiche locali e per la loro composizione chimica volati- lizzanonell’atmosferaoraleevengono emanati all’esterno durante gli atti espiratori e la fonazione. Essi com- prendono i composti volatili solforati (VSC, Volatile Sulphur Compounds), in particolare il solfuro di idrogeno o idrogeno solforato (H2S), il metilmer- captano o metantiolo (CH3SH), il di- metilsolfuro [(CH3)2S], gli acidi grassi a catena alifatica corta, come l’acido butirrico, l’acido valerico, l’acido iso- valerico e l’acido propionico, e anche composti diaminici, poliaminici e in- dolici, come lo scatolo, la metilamina, la putrescina e la cadaverina. I composti volatili solforati vengono prodotti nel cavo orale dall’azione me- tabolica dei microrganismi, che pro- vocano la putrefazione delle sostanze organiche, principalmente proteiche, contenute nella saliva, nei residui ali- mentari, nelle cellule di sfaldamento della mucosa orale, nel fluido crevico- lare e nel sangue libero, eventualmen- te presente in caso di gengivite, paro- dontite o soluzioni di continuo delle mucose. L’eventuale sangue presente all’interno del cavo orale fungerebbe inoltre da terreno di coltura per specie batteriche VSC produttrici, innescan- do in tal modo un circolo vizioso, con aggravamento dei segni clinici. I livelli di tali composti presenti nell’atmosfera orale sono correlati con l’intensità dell’alitosi valutabile orga- noletticamente, ossia quantificabile direttamente fiutando l’aria emessa dal cavo orale del paziente. Con studi biochimici e microbiologici è stato confermato che i microrgani- smi orali in grado di produrre compo- sti volatili solforati sono soprattutto le specie batteriche gram negative facol- tative o anaerobie obbligate. Esistono diverse vie metaboliche batteriche in grado di dare origine ai composti volatili solforati a livello orale: sono principalmente le reazioni riduttive dei solfati e il catabolismo degli aminoacidi contenenti zolfo metionina, cisteina e cistina, che de- rivano dall’attività proteolitica della flora microbica orale; dalla degrada- zione di questi aminoacidi risulta la produzione di solfuro di idrogeno e metilmercaptano. Le diverse specie di Peptostreptococcus, Eubacterium, Selenomonas, Centipeda, Bacteroides e Fusobacterium sono risultate par- ticolarmente attive nella capacità di produrre solfuro di idrogeno dalla L-cisteina, mentre alcune specie di Fusobacterium, Bccteroides, Porpkyro- monas e Eubacterium sono in grado di produrre metilmercaptano dalla L- metionina. Le caratteristiche fisico-chimiche, biochimiche ed ecologiche locali in- fluiscono sulla qualità, la quantità e la volatilizzazione dei composti alito- geni prodotti dal metabolismo putre- fattivo che avviene nei biofilm orali, rendendo ragione delle variazioni osservabili nella qualità e nell’entità dell’alitosi nei diversi soggetti e nelle diverse situazioni fisiologiche e pato- logiche individuali. In particolare, è statodimostratochelaproduzioneela volatilizzazione dei composti solforati diminuiscono in caso di variazione in senso acido del pH orale, di aumento del tenore di ossigeno locale e in pre- senza di glucidi fermentabili. Tra le diverse nicchie ecologiche abi- tate dai biofilm orali, i siti di coloniz- zazione batterica che maggiormente contribuiscono alla produzione dei composti volatili alitogeni sono prin- cipalmente la superficie dorsale della lingua e, in minor misura, i solchi gen- givali. La superficie dorsale della lingua è rivestita dalla cosiddetta “muco- sa specializzata”, differenziata nelle estroflessioni epitelio-connettivali co- stituentilepapillegustativefiliformie fungiformi,lequalihannolafunzione principale di aumentare enormemen- telasuperficiedisponibileperfavorire la sensibilità gustativa e propriocet- tiva di ausilio alle attività fisiologiche alimentari. La presenza di queste irre- golaritàsuperficialirendeperòildorso della lingua un habitat ideale per una ricca e complessa flora batterica che, >> pagina 15 Tab. 1 – Scala di valutazione per lo sniffing test. 0 = assenza di odori sgradevoli 1 = presenza dubbia di alitosi 2 = odore leggero, ma chiaramente notificabile 3 = alitosi moderata 4 = alitosi forte 5 = alitosi molto intensa

Sito