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Dental Tribune Italian Edition

10 Dental Tribune Italian Edition - Giugno 2015Teknoscienza << pagina 9 L’assunzione della terapia, proprio in quanto a finalità preventive, deve essere iniziata dal giorno pri- ma dell’intervento. Analogo discorso vale per la appli- cazione di antibiotici a livello loca- le (molto spesso in realtà inutili). L’uso di sciacqui prima dell’inter- vento e nei giorni immediatamen- te successivi ancorché ovvio e op- portuno non ha invece alcun tipo di influsso significato sulla riduzio- ne di rischio infettivo. Presenza di corpi estranei Molto spesso non si pensa che l’in- serimento di un materiale o un dispositivo come un impianto, un materiale da riempimento o una membrana all’interno dei tessuti possono indurre una reazione da corpo estraneo (Figg. 4-6). Il modo di ragionare del chirurgo avviene in modo completamente diverso da quello della risposta biologica: io voglio migliorare lo stato di sa- lute del paziente, per fare la qual cosa inserisco dei materiali che agi- scono dal punto di vista biologico come corpi estranei, provocando di conseguenza una reazione dal punto di vista biologico e una con- seguente infiammazione (quando e se non addirittura una risposta immunitaria). Infine per ottenere un’adeguata chiusura del lembo si utilizza una sutura, che a sua volta viene vista dall’organismo come un corpo estraneo che crea una re- azione conseguente (Figg. 5-7). È per tale motivo che viviamo un anta- gonismo concettuale: il professio- nista sceglie un materiale per cura- re, ma lo stesso causa una reazione da corpo estraneo. La scelta e l’uso dei materiali è quindi fondamenta- le per cercare di ridurre al minimo la reazione da corpo estraneo. L’utilizzo delle suture, ad esempio, non causa direttamente infezione, ma può promuoverne lo svilup- po. Spesso mi viene chiesto quale tipo di sutura preferisco: è una do- manda che decisamente non amo, perché presuppone che si abbia un solo tipo di paziente, un solo tipo di chirurgia e un solo tipo di situazio- ne. Il chirurgo deve valutare ogni caso individualmente e scegliere il materiale che possa promuovere al meglio la guarigione riducendo il rischio di infezione. Scopo della su- tura dovrà ovviamente essere quel- lo di ottenere una guarigione della ferita per prima intenzione. Una guarigione per seconda intenzione è di per sé sempre e comunque un insuccesso, che comporta la seria probabilità di deiscenza della ferita e alta probabilità di fallimento. Per questo motivo risulta di fon- damentale importanza sia la cono- scenza delle adeguate tecniche di sutura e annodamento (la cui va- stità di argomentazione non la ren- de trattabile in questo lavoro) sia la scelta più opportuna del materiale di sutura. Esistono diverse tipologie di fili di sutura, che per semplicità espositi- va vengono riassunte nella tabella 2. Le suture possono classificarsi in base alle caratteristiche di origine Suture naturali Indicazioni Sutura non riassorbibile in seta. Chirurgia estrattiva con basso rischio di sovra-infezioni. Suture sintetiche Indicazioni Riassorbibile multi filamento rivestita (ad esempio Vycril®). In ogni specialità dove è più frequente l’impossibilità di rimuovere il filo utilizzato (chirurgia muco-gengivale). Riassorbibile monofilamento (ad esempio Monocryl®). Chirurgia gengivale. Molto utile da utilizzare come sutura continua. Non riassorbibile multifilamento rivestita (ad esempio Ethibond excel®). In sostituzione alla seta nei casi di chirurgia estrattiva, interventi più sofisticati (ad esempio chirurgia rigenerativa), mantenimento dei prodotti emostatici nei siti di estrazione. Non riassorbibile monofilamento (ad esempio Prolene®). Ideale per suture continue, allungamento di corona clinica, apicectomia. in suture naturali o sintetiche, op- pure in base alla loro permanenza nei tessuti in riassorbibili o non riassorbibili e ancora in base alla loro struttura in monofilamento o intrecciate. Le suture sintetiche presentano notevoli vantaggi ri- spetto alle suture naturali quali ad esempio la seta. Le sintetiche permettono infatti di avere una reazione tissutale inferiore e una resistenza alla trazione molto maggiore che consente quindi l’u- tilizzo di fili di calibro inferiore (Figg. 8-10). Le suture riassorbibili permet- tono una tenuta temporanea dei lembi in quanto vengono degra- date dall’organismo attraverso un processo idrolitico. Tale processo potrebbe essere più rapido in con- dizioni di non omeostasi del sog- getto, come in presenza di febbre, infezioni o carenze proteiche, e ciò porterebbe a un’accelerazione del processo di riassorbimento del filo con un’insufficiente tenuta del- la sutura nella ferita per il tempo necessario (e ovviamente questo aspetto deve essere attentamente considerato dall’operatore duran- te la fase chirurgica e nel momen- to della scelta del filo). I fili rias- sorbibili sono spesso preferiti per la sutura di strati più profondi del- le ferite, laddove è assolutamente necessaria la stabilità del coagulo (Fig. 11). I fili non riassorbibili, dovendo essere rimossi dall’operatore, ven- gono utilizzati negli strati più su- perficiali delle ferite o in caso di infezioni conclamate e di pazienti immunodepressi. Le suture di fili intrecciati sono costituite da più filamenti che garantiscono una maggiore resi- stenza alla trazione e una mag- giore flessibilità. Le suture mo- nofilamento, invece, sono più inerti, ma meno facili da gestire al momento del loro impiego per la loro fragilità e la scarsa tenuta al momento dell’annodamento a causa della loro estrema scorre- volezza (Fig. 12). >> pagina 11 Fig. 4 - Intervento di rigenerazione ossea. Fig. 5 - Importanza di una buona chiusura per prima intenzione e senza tensioni sul lembo. Fig. 6 - Apicectomia e apposizione di biomateriale. Fig. 7 - Sutura in monofilamento. Tab. 2 - Tipologie di sutura correlate a diverse indicazioni cliniche. Fig. 8 - Sutura post-estrattiva con monofilamento. Fig. 9 - Ottima guarigione dei tessuti solo 6 giorni dopo l’estrazione.

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