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today Amici di Brugg Rimini 2015

1958° Amici di Brugg • Rimini «« pagina 18 Poiché il laser Er:YAG è utilizzato di volta in volta nella modalità ottimale, non vi è il rischio di danno termico al fragile osso circostante e non vi sono alterazioni significative alla superficie dell’impianto, cosa che invece accade di frequente con altri laser3,4 . L’effetto dell’energia laser sulla superficie dell’impianto dipende dal- la densità, dalla potenza e dalla durata dell’impulso. È necessario, quindi, prestare particolare attenzione durante l’imposta- zione dei parametri; un settaggio più basso può rendere la procedura più lenta, ma più timento della carica batterica e una biosti- molazione con il laser Nd:YAG (Figg. 6a-b). Il difetto è stato ridotto con l’inserimento di osso sintetico. Dopo 3 anni di follow-up con un’ottima guarigione(Figg.7a-b),ilpazienteharichie- stounaprotesifissa,cheèstataimpiantata con il posizionamento di impianti aggiuntivi su entrambe le mandibole. La Figura 8a mostra l’immagine a raggi X realizzata 5 anni dopo il trattamento della perimplanti- te. Un anno dopo, quando il paziente è sta- to in grado di sottoporsi nuovamente a un trattamento, sono stati inseriti distalmente altri 2 impianti. Uno dei vantaggi principali dell’utilizzo del laser è rappresentato dalla possibilità di rimuovere in maniera completamen- te atraumatica il tessuto di granulazione, senza alcun danno all’impianto e all’osso. Entrambe le lunghezze d’onda favoriscono la guarigione grazie a una simultanea ridu- zione della carica batterica e biostimolazio- ne del tessuto, oltre a garantire la massima sicurezza del trattamento. Sull’impianto vengono utilizzati impulsi brevi ed energie basse, al fine di evitare indesiderati effetti termici e conseguenti danni alla sua super- ficie. Vengono utilizzati impulsi brevi ed energie più elevate (picchi di potenza più elevati), per creare punti di sanguinamen- to sull’osso che favoriscono l’integrazione dell’osso sintetico. Come è risaputo, la penetrazione del laser Nd:YAG attraverso l’osso favorisce la riduzione della carica batterica e la bio- stimolazione. È però necessario prestare particolare attenzione al fine di evitare di colpire la superficie dell’impianto, in quanto l’assorbimento del laser Nd:YAG nel titanio è elevato e potrebbe provocare un aumen- to di temperatura. È inoltre fondamentale mantenere la fibra del neodimio in conti- nuo movimento e aspirare costantemente, per evitare che si accumuli troppo calore in un unico spot. Un eccessivo sanguina- mento ridurrebbe la penetrazione del laser Nd:YAG. Il laser neodimio può essere utiliz- zato anche sull’intero sito chirurgico, per favorire una guarigione più veloce ed effi- cace, meno dolorosa e con meno gonfiore. Una lista di referenze è disponibile presso l’autore. L’articolo è stato pubblicato su Laser, 1-2015. sicura per il processo di osseoreintegrazio- ne. Se il problema non è esteso, è possibile utilizzare anche il laser Er:YAG in modalità non chirurgica. Caso clinico Nel caso clinico di seguito riportato, è stata prevista una protesi rimovibile con due attacchi a sfera. In base alle richieste del paziente, sono stati immediatamente caricati gli impianti, e questa è stata proba- bilmente la ragione del riassorbimento che si può osservare intorno all’impianto sulla mandibola inferiore destra (Figg. 5a-c). Si è avuto accesso diretto al sito per rimuovere il tessuto di granulazione e decontamina- re la superficie dell’impianto con il laser Er:YAG, inoltre sono stati eseguiti un abbat-Fig. 6a - Degranulazione e disinfezione della superficie dell’impianto con laser Er:YAG. Fig. 6b - Riduzione batterica e biostimolazione dell’osso con laser Nd:YAG. Fig. 7a - Raggi X 3 anni post-trattamento. Fig. 7b - Raggi X 3 anni post-trattamento (zoom). Fig. 8a - Raggi X 5 anni post-trattamento. Fig. 8b - Situazione clinica 5 anni post-trattamento. Agli Amici di Brugg si parla di Primo, nato dalla filosofia della tecnica SWM, bracket dal design studiato nei minimi particolari che coniuga semplicità, accuratezza, efficacia e comfort. Innanzitutto le dimensioni: il corpo ha un’altezza intermedia tra un bracket stan- dard e un “low profile”, mantenendo quindi un ottimo controllo del dente; la basetta è stata invece realizzata più ampia dello stan- dard, per aumentare la capacità di adesio- ne. La forma, romboidale, riduce l’ingombro mimando la forma della corona dentaria. Le alette, realizzate con una marcata curva ritentiva, sono molto smussate per un mag- gior comfort. I premolari mostrano un design particolarmente accurato: alette gengivali con una curva più ampia per evitare interfe- renze con la gengiva e offset gengivale per creare un allontanamento dal solco gengi- vale, evitando che il fluido sulculare possa facilmente inquinare il composito in fase di polimerizzazione. Inoltre, le alette occlusali particolarmente basse nei premolari, evitano eventuali inter- ferenze con l’arcata antagonista. Una carat- teristica esclusiva: il canino, con la peculiare forma “a freccia”, rende agevole e immedia- ta l’individuazione della cresta vestibolare. Il corpo di Primo è realizzato con la tecnica MIM (metal injection molding), mentre lo slot è fresato, caratteristica che garantisce una precisione dimensionale ineguagliabile da qualsiasi altra tecnica produttiva. Infine, i codici colore identificano non solo il quadrante ma la posizione di ogni singo- lo bracket, agevolando il medico anche nel gestire l’intercambiabilità tipica delle nuove tecniche ortodontiche. Primo è disponibile nella prescrizione SWM e in quella MBT. Di quest’ultima sia la tradizionale, sia la prescri- zione con il canino a torque 0°. Tecnica SWM e bracket Primo: frutto della collaborazione tra ricerca e sviluppo di Sweden & Martina e professionisti di alto livello Per informazioni: Sweden & Martina SPA Via Veneto 10 - 35020 Due Carrare (PD) Tel.: +39.049.91.24.300 Fax: +39 049.91.24.290 www.sweden-martina.com Pad. A7 - Stand 79-81, corsie 2-3 Fax: +39049.91.24.290

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