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Dental Tribune Italian Edition

36 Speciale Laser Tribune Italian Edition - Maggio 2015 << pagina 33 Ogni lunghezza d’onda ha proprie caratteristiche che dipendono dalle proprietà ottiche dei tessuti. Moleco- le, enzimi corpuscoli cellulari hanno caratteristiche diverse di assorbimen- to delle diverse lunghezze d’onda, ciò spiega la diversa azione di ogni singola lunghezza d’onda sui tessuti trattati. Su queste interazioni si basa, come si vedrà meglio in seguito, la scelta del laser di elezione per il trattamento da eseguire. La luce coerente è quindi ormai en- trata a pieno titolo in tutte le branche della moderna odontoiatria, al laser è riservatoilruolodiassistenzaadiverse discipline con funzione di integrazio- ne delle metodiche convenzionali o di mezzounicoattraversoilqualeportare a termine l’intero intervento terapeu- tico. In chirurgia, in particolare, varie lunghezze d’onda permettono di effet- tuare interventi più delicati e risolutori in tempi più brevi rispetto a quelli ne- cessari con le metodiche tradizionali. Anche l’implantologia, per scopi e necessità diverse, si avvale dell’ausilio dellesorgentilaser. Scopi La moderna implantologia si orienta sempre più verso metodiche mininva- siveconloscopononsolodirisparmia- re tessuto biologico ma soprattutto per ottenere guarigioni più rapide, carat- terizzate da decorsi post-operatori pri- vi di sequele tissutali che potrebbero compromettere l’ottimale guarigione e la conseguente perfetta osteointegra- zione. In quest’ottica si colloca l’impie- go del laser in questa disciplina. Possia- mo distinguere diversi campi d’azione della luce coerente in implantologia e di seguito vedremo come essa possa essere inquadrata e utilizzata nelle di- versesituazionicliniche. Utilizzodellasernellefasipre- chirurgiche Le fasi pre-chirurgiche in implanto- logia sono rappresentate da quelle si- tuazioni nelle quali il sito implantare necessita di un trattamento atto a ren- derlo compatibile con l’introduzione dell’impianto e con la successiva fase dell’osteointegrazione. Un esempio classico ed esemplificativo di questa azioneèrappresentatodaltrattamento degli alveoli post-estrattivi. Indipen- dentemente dal fatto che si voglia pro- cedere a un intervento di inserzione immediata o differita dell’impianto, il trattamento dell’alveolo consente di ottenere un letto implantare più idoneo rispetto ad analoghi siti non trattati. I vantaggi sono rappresentati dalla possibilità di avere una completa disinfezione del sito che, tranne nei casi di frattura dentale, è sempre sede di infezioni estese, tanto da richiede- re l’avulsione dell’elemento dentario. L’azione del laser permetterà poi di ot- tenerel’allontanamentopressochéto- tale dei tessuti infiammatori presenti nell’alveolo e, contemporaneamente, consentirà il totale rispetto della com- ponete ossea. Oltre alla disinfezione e alla toilette chirurgica, con la luce coerente si potranno metter in atto quei meccanismi di biostimolazione che sono alla base della veloce gua- rigione del sito in esame. Anche le azioni di rimodellamento dei tessuti molli che possono essere rappresen- tate dalla necessità di effettuare delle frenulotomie o dei riposizionamenti si avvantaggiano delle metodologie laser-assistite restituendo siti tratta- bili in tempi molto più brevi rispetto a quelle sedi di intervento con metodi convenzionali. Ovviamente le azioni descritte sono legate alle lunghezze d’onda adoperate in quanto ogni sin- gola lunghezza d’onda avrà un proprio fotoaccettore in grado di determinare le azioni specifiche sul tessuto tratta- to. La lunghezza d’onda di 2940 nm, corrispondente alle emissioni dei laser a erbio, è assorbita dall’acqua presente nei tessuti. Questa lunghezza d’onda è da preferirsi per il trattamento dei siti post-estrattivi, ciò che la rende lun- ghezza d’onda di elezione è l’assenza di incremento termico in un sito in cui il trattamento, per essere esaustivo, deve essere prolungato per ottenere la completa asportazione del tessuto infiammatorio presente insieme alla completa disinfezione, considerando che tale sito è sede di colonizzazione spesso operata da diverse specie batte- riche tutte altamente virulente. L’avere a disposizione un laser che permetta di lavorare senza provocare pericolosi rialzi termici a carico dell’osso, che no- toriamente non tollera incrementi di oltre 6-7 °C rende la fonte a erbio quel- la più adatta a tale scopo. Per ottenere le azioni ricercate vengono, di solito, impiegate delle potenze relativamente basse, dell’ordine di 1-1,5W (100-150 mj 10Hz).Nell’impiegodellaserperlepro- cedure chirurgiche di rimodellamen- to dei tessuti si può invece ricorrere a lunghezze d’onda posizionate nel più vicino infrarosso come i 1064 nm del laserND:YAGogli810-830nmdeilaser a diodi. Con queste lunghezze d’onda si otterranno dei campi operatori privi di sanguinamentoesipotrannoportarea termine gli interventi in tempi più bre- vi. Anche per queste lunghezze d’onda si adopereranno potenze relativamen- te basse dell’ordine di 1-1,5 W per il laser a neodimio e di 1,5-2,5 W per il laser a diodi. L’azione biostimolante della luce coerente è propria di tutte le lunghez- ze d’onda dei laser ma la maggior parte dei processi biochimici che stanno alla base della riparazione tissutale rispon- de a lunghezze d’onda comprese tra i 660ei904nmeproprioinquestoran- geeconpotenzechevannoda1a4Jou- le si collocano le macchine più adatte a questo scopo. L’utilizzo di queste fonti con le potenze ricordate renderà molto più veloci le guarigioni tissutali abbre- viandoitempiclinicidiattesa. Illasernellachirurgiaimplantare Come già accennato la chirurgia im- plantare è sempre più spinta verso metodiche meno invasive e anche al di fuori dell’argomento che stiamo trat- tando ci rendiamo conto di un simile processo quando notiamo lo sforzo fat- to per ottenere, ad esempio attraverso l’uso di macchine a ultrasuoni, mezzi chirurgici sempre più delicati. Il fonda- mento di tale ricerca sta nel fatto che più delicata è la chirurgia più garanzie di successo si avranno oltre, ovvia- mente, alla migliore qualità percepita dal paziente. L’apertura del lembo può essere effettuata con l’assistenza laser e in questo caso l’uso di laser collocati nel vicino infrarosso permette una chirurgia che lascia “pulito” il campo operatorio. L’orientamento comune è però quello di adoperare la lama a freddo per questo intervento. La prepa- razione dell’alveolo chirurgico, sebbe- ne sia stata proposta da alcuni autori, ancora non può considerarsi come una metodica da utilizzare correntemente. Concettualmente essa è possibile ado- perando un laser a erbio e anzi con tale mezzosiotterrebberodelleosteotomie delicate senza alcuna compromissione dell’osso circostante non sottoposto al trauma degli strumenti rotanti. Ciò che impedisce tale tecnica è oggi rap- presentato dalla mancanza di inserti “calibrati”perosteotomiediprecisione. Illasernellachirurgiapost- implantare La chirurgia post-implantare è rap- presentata dalla seconda fase chirur- gica degli impianti bifasici. In questo campo l’uso del laser ha soppiantato l’uso delle metodiche convenzionali. La scopertura dell’impianto con l’as- sistenza laser permette di ottenere il rispetto totale dei tessuti e di con- seguenza, nella maggior parte dei casi, consente una presa d’impronta immediata sia per la costruzione di protesi provvisorie necessarie per la modellazione dei tessuti molli, sia, quando tale fase non è necessaria, per la realizzazione delle protesi definiti- ve. Una volta individuata la posizione dell’impianto da scappucciare trami- tel’usodiunamascherinaguidaocon metodi diversi, si inizia il trattamento di scopertura partendo dal centro del- la vite tappo ed estendendosi verso la periferia con movimenti concentrici e centrifughi. La realizzazione di tale intervento richiede pochi minuti e può essere fatta in assenza di copertu- ra anestetica o con una notevole ridu- zione delle dosi del farmaco. In teoria, le lunghezza d’onda preferibili sono quelle localizzate nel vicino infraros- so dei laser a diodi di 810 nm, ma l’uso dellaseraerbiononèdasottovalutare inquantolalunghezzad’ondadi2940 nm permette di ottenere un inter- vento privo di rialzi termici tissutali e con poco sanguinamento tarando in modo opportuno la macchina (150 mj 6 Hz). Le potenze adoperate sono mol- to basse dell’ordine del watt sia per il laser a diodi sia per quello a erbio. Illasernellafasedimantenimento eneltrattamentodelle complicanze La fase di mantenimento dura per tut- ta la vita clinica del complesso protesi- impianto, essa si avvale delle comuni tecniche di igiene professionale che possono essere integrate da sedute di disinfezione dello pseudo solco perim- plantare. >> pagina 37 Il laser in implantologia: azioni e vantaggi Analisi dell’utilizzo dei laser in chirurgia dopo 15 anni di follow-up dalla fondazione di AIOLA, fatti e certezze Maurizio Maggioni*, Tommaso Attanasio**, Simone Grandini*** *Libero professionista a Bergamo, socio fondatore AIOLA; **Libero professionista a Lamezia Terme, referente scientifico AIOLA ***Insegnamento di Endodonzia e Restaurativa, Reparto di Endodonzia e Restaurativa; Responsabile del Master in Endodonzia e Restaurativa, Presidente del Corso di Laurea Interateneo Siena Firenze in Igiene Dentale, Commissione Nazionale dei Corsi di Studio in Igiene Dentale Figg. 2a-2c - Una mucosite con iniziali segni di perimplantite, trattata con laser Er:YAG e guarita nell’arco di due settimane.

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