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26 Speciale Hygiene Tribune Italian Edition - Dicembre 2014 << pagina 25 – contribuire a facilitare e rendere efficace la seduta, incoraggiando la collaborazione del paziente; – ridurre lo sforzo per periodi pro- lungati per mantenere al massi- mo l’efficienza terapeutica; – limitare l’affaticamento sia fisico che mentale; – offrire al paziente un senso di tranquillità, fiducia e sicurezza; – gestire al meglio il paziente con esigenze speciali. Il mantenimento di una corretta postura lavorativa permette quindi una buona funzionalità biomecca- nica dell’intero corpo durante tutte le attività, che si tradurrà per il pro- fessionista nel raggiungimento di un equilibrio psicofisico a totale bene- ficio suo e del paziente sottoposto a trattamento. Al contrario, il non rispettare i princi- pi di una postura ottimale potrà con- durre il professionista ad avvertire un disagio dovuto allo sforzo profes- sionale che potrà tradursi non solo in unaridotta e/o compromessaattività lavorativa, ma anche riflettersi nella vita quotidiana. Come per la maggior parte delle pa- tologie professionali di natura po- sturale, il segmento corporeo mag- giormente coinvolto è il rachide, asse portante e funzionale dell’intero nostro organismo. Per questo moti- vo la posizione ideale durante l’eser- cizio è volta a preservare le corrette curvature della colonna, sia a livello cervicale e dorsale che a livello della lordosi lombare, dove il prolungato mantenimento di posture non cor- rette può facilmente sfociare in pa- tologie altamente invalidanti come lombalgie e lombosciatalgie croni- che. Inoltre, essendo per l’igienista fondamentale una completa e accu- rata visione del campo operatorio è necessario il mantenimento di un’in- clinazione anteriore del capo che è sufficiente rimanga compresa tra i 15 e i 20 gradi, evitando tensioni mu- scolari del collo e affaticamenti visivi (Fig. 7). Questo faciliterà il manteni- mento di una posizione delle spalle allineata con i fianchi e il pavimento, dei gomiti con il resto del corpo e di avambracci e polsi su una linea retta. Il peso del corpo deve essere distri- buito uniformemente sullo sgabello mantenendo uno spazio di circa 3 cm tra il bordo del sedile e il cavo popli- teo delle ginocchia, le quali devono rimanere leggermente distanziate e con i piedi ben appoggiati al pavi- mento. Il mantenimento di una corretta postura da parte dell’operatore è naturalmente dipendente alla po- sizione relativa da lui assunta nei confronti del paziente: la cavità orale di quest’ultimo deve infatti trovarsi all’altezza del gomito del professioni- sta anche se in la posizione realmen- te mantenuta è di fatto condizionata dalle reali possibilità di accesso alla cavità orale stessa (Fig. 8). Analizzando così la posizione del professionista attorno al paziente come se fosse rappresentata sul qua- drante di un orologio con il paziente stesso al centro, l’orientamento del professionista destrorso nelle proce- dure cliniche sarà associata alle ore Fig. 7 - Angoli postura igienista. Fig. 11 - Lombalgia. Fig. 10 - Epicondilite. Fig. 9 - Sindrome del tunnel carpale. Fig. 8 - Igienista e paziente. comprese tra le 8.00 le 13.00, mentre il professionista mancino sarà posi- zionato nello spazio compreso tra le ore 11.00 e le 16.00. Il campo operati- vo è centrato intorno alla cavità orale del paziente, dove per campo operati- vo si intende la poltrona odontoiatri- ca con il paziente, il riunito e il servo mobile contenente lo strumentario, il quale consente una rapida accessi- bilità agli strumenti di lavoro L’essenziale per l’accesso e la visibilità durante il trattamento terapeutico è dato da una flessibilità di movimenti dello sgabello del professionista, da un’adeguata illuminazione rinforza- ta dall’utilizzo di un ingrandimento. È pertanto chiaro come la corretta strumentazione impiegata dal pro- fessionista possa influenzare am- piamente la postura da lui assunta durante il trattamento del paziente. Principali patologie occupazionali per l’igienista dentale Lo svolgimento dell’attività di igieni- sta dentale richiede necessariamente il doversi confrontare quotidiana- mente con alcuni aspetti ergonomici e posturali legati alla posizione man- tenuta durante le fasi operative, alla strumentazione utilizzata e alle se- quenze di movimenti richieste che, se non affrontate con i giusti accorgi- menti, possono dare origine a diverse forme di patologie prevalentemente muscolo-scheletriche. Ne sono affetti con modalità diffe- renti sia gli arti superiori, che quelli inferiori, che il rachide attraverso di- sturbi che possono essere prevenuti e trattati con soluzioni dedicate. Arto superiore Le patologie che possono affliggere l’arto superiore sono prevalentemen- te relazionate alla strumentazione utilizzata, non sempre sufficiente- mente attenta alle esigenze ergono- miche dell’utilizzatore e all’esecuzio- ne di movimenti ripetuti o scomodi. In definitiva i principali fattori scate- nanti l’insorgere di patologie occupa- zionali degli arti superiori sono: – ripetitività dei movimenti; – frequenza dei movimenti; – forza applicata; – postura mantenuta; – pause (tempo di recupero). Lo sviluppo di specifici studi ha con- dotto alla progettazione di soluzioni strumentali dotate di caratteristiche particolarmente attente alle esigenze ergonomiche del lavoratore, consen- tendocosìlariduzionedell’insorgenza di patologie, per esempio relazionabili a una non corretta o faticosa impu- gnatura grazie all’impiego di forme e materiali tecnologicamente molto ac- curati. Ciò non è però sufficiente a eli- minare completamente la possibilità di insorgenza di patologie quali quelle elencate di seguito (Tab. 2). Sindrome del tunnel carpale: com- pressione del nervo mediano a livello del retinacolo dei flessori nel canale carpale. È solitamente causata da mi- crotraumi ripetuti, patologie infiam- matorie tendinee, movimenti del carpo ripetuti con elevata frequenza, edemi o deformità ossee, compor- tando deficit sensoriali e motori nel corrispondente territorio di inner- vazione. Il trattamento di elezione prevede solitamente l’impiego di appositi tutori di immobilizzazio- ne del carpo in posizione antalgica costituiti da un bracciale in tessuto traspirante con una o più stecche modellabili (solitamente in allumi- nio) sul lato ventrale del carpo, volte al mantenimento dello stesso nella posizione desiderata sulle specifiche esigenze del singolo utente (Fig. 9). PATOLOGIA DESCRIZIONE Sindrome del tunnel carpale Compressione del nervo mediano a livello del retinacolo dei flessori nel canale carpale. Tendinite dei flessori delle dita della mano Patologia infiammatoria tendinea del com- parto ventrale del carpo e della mano Epicondilite Patologia infiammatoria degli estensori del gomito. Tendinite della cuffia dei rotatori Patologia infiammatoria dei tendini della cuffia dei rotatori. Tab. 2 Tendinite dei flessori delle dita della mano: patologia infiammatoria ten- dinea del comparto ventrale del car- po e della mano che può sfociare, ol- tre che in una sintomatologia algica rilevante, in limitazione funzionale e varianti patologiche come “dita a scatto”. Anche in questo caso la tu- torizzazione può essere eseguita per mezzo di appositi bracciali steccati di rigidità differenti a seconda delle esigenze dell’utente e delle sue ca- ratteristiche anatomiche. Possono o meno comprendere il contenimen- to dedicato per il pollice a seconda della presenza o meno di sintoma- tologie concentrate a livello del pri- mo raggio (per esempio sindrome di De Quervain). Epicondilite: patologia infiamma- toria tendinea comunemente nota come “gomito del tennista”, com- porta dolore e gonfiore del gomi- to causato solitamente da attività (professionali o sportive) compor- tanti movimenti o microtraumi ripetuti a carico di questa artico- lazione. Il trattamento di elezione è ortesico e prevede l’impiego di appositi tutori costituiti da una bracciale, solitamente dotato di cu- scinetti pressori (in schiuma, gel o ad aria), il quale deve essere stretto in prossimità dell’inserzione ten- dinea infiammata nella regione immediatamente distale all’arti- colazione omero-ulnare. Tale pres- sione ha la funzione di “scaricare” l’inserzione tendinea stessa con- sentendo il rientro della condizio- ne infiammatoria (Fig. 10). Tendinite della cuffia dei rotatori: pa- tologia infiammatoria dei tendini della cuffia dei rotatori causata da traumi, movimenti ripetuti con ec- cessiva frequenza o dalla naturale degenerazione dei tessuti con il pro- gredire dell’età del soggetto. Causa dolore intenso e diffuso all’artico- lazione della spalla, spesso anche a riposo e limitazione nei movimenti dell’arto superiore con relativa debo- lezza muscolare. Il trattamento orte- sico prevede l’impiego di appositi tu- tori di spalla volti al mantenimento a riposo dell’articolazione solitamente costituiti da una tasca reggibraccio con eventuale cuscino di abduzione a gradazioni differenti. Rachide Una delle principali cause compor- tanti lo scaturire di patologie occupa- zionali nella professione dell’igieni- sta dentale è data dal mantenimento di una non corretta distanza di lavo- ro. La maggior parte dei professioni- sti asserisce di ottenere una buona visibilità a una distanza dalle proprie mani di 25-30 cm, che può però ri- dursi anche a 15 cm in caso vi siano esigenze di particolare precisione visiva. A questo scopo una migliore visibilità del campo operatorio può essere assicurata dall’impiego di strumenti specifici che consentono la visione di dettagli anche minimi pur mantenendo una distanza di la- voro adeguata. Si tratta di sistemi bi- noculari di ingrandimento (occhiali ingranditori) che hanno lo scopo di permettere una migliore visione dei dettagli, incrementando la qualità del lavoro svolto e riducendo i tempi operatori e l’affaticamento visivo. Una distanza di lavoro ridotta com- porta infatti l’insorgenza di stress muscolo-articolari sia a livello del ra- chide lombare che cervicale inducen- do così la comparsa di patologie quali quelle elencate di seguito (Tab. 3). >> pagina 27 PATOLOGIA DESCRIZIONE Cervicalgia Dolore muscolo-tendineo prevalentemente di tipo infiammatorio in sede cervicale. Lombalgia Sindrome dolorosa muscolare in sede lombare. Protrusioni ed ernie discali Fuoriuscita del nucleo polposo di uno o più dischi inter- vertebrali dall’anulus fibroso con rischio di compressio- ne radicolare. Tab. 3 Fig. 13 - Seduta Kikka.Fig. 12 - Seggiolino.

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