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Lab Tribune Italian Edition

9Lab Tribune Italian Edition - Novembre 2014 Pratica & Opinione Il piatto… Perde A. Puntoni << pagina 1 Il provvisorio è stato rimosso, gli elementi dentali residui prepara- ti già detersi e pronti ad accogliere la nuova situazione estetica, in un attimo la protesi definitiva è al suo posto. La percezione visiva mi accompa- gna, mano nella mano verso il ba- ratro. Sottile avorio sapientemente levigato solcato da splendide vena- ture, nasconde fibre legnose di tasti intervallati da diesis e bemolle che imitano le zone interdentali che si aprono verso le papille retratte. Eh sì, una splendida tastiera appare non appena si solleva il coperchio e ci si sbarazza del feltro rosso di un magnifico Steinway & Sons, pecca- to che il palcoscenico della chiostra dentale abbia di simile soltanto i colori e il peso della coda di questo pianoforte: non è altro che il gran- de fardello che mi opprime mentre esco dalla sala operativa. Dove sono finite tutte le straordina- rie traslucenze che vedevo, i chiaro scuri che mi apparivano muoven- do il modello master sormontato dall’indice nella consueta veste odontotecnica? La riflessione della luce era buona, segno di una map- patura superficiale eseguita con cura, il colore appariva gradevole, ma che cosa ho sbagliato di cosi, de- cisamente importante? Pian piano mi tornano alla mente le parole di Lanfranco, Paolo, Hito- shi, Shigeo, Makoto, Yoshimi, ma anche di Klaus, Michael, Roberto e Cristiano – «la forma è il colore» –, scorro mentalmente tutti quei det- tagli anatomici che ho tralasciato, trascinato da quell’entusiasmo che trasferivo al pennello e dalla voglia di sentirmi l’artista che invece non sono. Fortunatamente non serve esserlo, nel nostro lavoro è solo un valore aggiunto, abbiamo un modello da copiare, dobbiamo conoscerlo molto bene per cercare di realizza- re un falso più vero possibile. «La forma è il modo di manifestar- si della materia» (Hegel). A questo punto mi chiedo, mi serve per fare una riflessione: «Perché di fron- te a un’opera scultorea in marmo come il Mosè di Michelangelo Buo- narroti non si percepisce come ele- mento di disturbo la mancanza del colore?» (Fig. 1). L’emozione che ti avvolge è dovuta ai dettagli anatomici, all’espres- sione del volto, alla fluidità della muscolatura del braccio sinistro, alla levigatezza che mette in luce le fasce muscolari e le gonfie vene nel tratto dal ginocchio destro, sino al piede e ti fa dimenticare che in passato quello era soltanto un pezzo di pietra. L’osservazione si riporta sulla totalità dell’ope- ra e sorprendentemente l’energia sprigionata dalla raffigurazione si concentra nella torsione del corpo con la spalla sinistra in posizione più avanzata rispetto alla destra e, viceversa, il ginocchio destro più in alto e protruso del sinistro, il volto che rivolge lo sguardo su una linea divergente all’asse del corpo aumenta, in maniera espo- nenziale, la torsione e il potenziale espressivo di tutta l’opera (Figg. 2a-f). E proprio su quest’ultimo, ma non per importanza, dettaglio anatomi- co vorrei focalizzare l’attenzione, cercando di introdurlo in quello che ogni giorno dobbiamo realizzare e che fra tutti i dettagli anatomici è quello di cui meno si parla anche in letteratura (Fig. 3). Mi trovo a Pae- stum, nel 2004, dopo aver tenuto una relazione, assisto nello stesso congresso alla presentazione di Pao- lo Miceli coadiuvato nelle fasi pra- tiche dal collega Beniamino Foresi, “Bengy” per gli amici. Per la prima volta sento parlare della torsione co- ronale dei canini superiori con una spiegazione precisa e dettagliata che suscita in me il desiderio di sa- perne di più. Torno in laboratorio, nei giorni successivi nella mia mente risuo- na come un’eco: «Viste le dimen- sioni del mio capo», parole usate da Paolo. >> pagina 10 Figg. 2a-f - Modellazione anatomica di incisivi superiori. Rispetto dei dettagli anatomici naturali. Fig. 3 - Torsione coronale dei due incisivi centrali naturali. Osservare l’andamento delle creste di sviluppo.

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