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Dental Tribune Italian Edition

14 Ortho Tribune Italian Edition - Ottobre 2014Ortho Storia Paolo Zampetti Damaso Caprioglio Beniamino De Vecchis e il primo Trattato italiano di Ortodonzia Beniamino De Vecchis nacque a Col- liano, in provincia di Salerno, nel 1886. Si laureò in Medicina e Chirur- gia presso l’Università degli Studi di Napoli nel 1912 e si recò quindi negli Stati Uniti, dove si iscrisse alla Penn- sylvania University di Philadelphia. Rientrato in Italia, iniziò a frequenta- re a Napoli la locale clinica odontoia- trica diretta da Raffaele D’Alise e l’i- stituto di anatomia patologica, dove iniziò una serie di studi sperimentali che lo portarono al conseguimento della libera docenza in Clinica odon- toiatrica nel 1922. Tra anni più tardi divenne professo- re incaricato di Clinica odontoiatrica presso l’Università degli Studi di Mes- sina, e nel 1927 ottenne il medesimo incarico presso l’Università degli Stu- di di Perugia. Dopo una breve parentesi a Torino, dove divenne primario di Odonto- iatria presso l’Ospedale Maria Vitto- ria, De Vecchis, nel 1930, accettò di buon grado l’invito di Amedeo Perna (1875-1948), divenuto direttore della Clinica odontoiatrica dell’Università di Roma, ad assumere l’incarico di primo aiuto nell’istituto da lui diret- to, ottenendo contestualmente l’in- segnamento dell’Ortodonzia nella Scuola di perfezionamento. Subito si adoprò per lo sviluppo del- la Scuola; nel 1933, con la fondazione dell’Istituto Eastman, ne divenne vicedirettore e primario del reparto di Ortodonzia, disciplina alla quale dedicò gran parte della sua attività scientifica e clinica. A tal proposito occorre dire che fu il primo in Italia a scrivere un libro dedicato interamente alla materia, il Trattato analitico di Ortodontia. Tale fondamentale testo, edito nel 1936dall’editoreVallardi,rappresenta un’opera di primaria importanza, dal momento che può considerarsi il pri- mo tentativo di divulgazione scienti- fica in modo serio e ragionato di una branca dell’odontostomatologia che allora era pochissimo considerata. Emblematiche sono le parole dello stesso De Vecchis nella prefazione del trattato: «L’ortodontia in Italia è stata finora soltanto argomento di artico- li monografici o di qualche capitolo nei trattati generali di odontoiatria. Il suo insegnamento è stato quan- to mai monco e lacunare e le cono- scenze pratiche degli archi e di tutti gli apparecchi ortodontici, nelle loro confezioni e applicazioni, nonché nelle terapie coadiuvanti, non si deve, almeno da Roma in giù, che alla mia opera di insegnante. Sono stato io, infatti, a introdurre per la prima volta in Italia, dove erano co- nosciuti e insegnati i soli metodi An- gliani di cura, a introdurre, dimostra- re e applicare gli apparecchi di Case, di Laurie, di Ainsworth, di Simon, di Merchon, di De Coster, di Griffin, i monoblocchi di Robin, le cerniere di Herbst stabilendone le modifiche e le indicazioni elettive. Coloro infatti che conoscevano qual- cuno di questi apparecchi, e non era- no che quattro o cinque in tutto, ne custodivano gelosamente il segreto, forse non senza ragione, essendosi dovuti recare all’estero per venire in possesso di tali nuovi mezzi di cura […]. Ma l’origine del libro […] si deve alla viva fede di diffondere l’ortodontia universa, di far comprendere le ti- taniche opere dei genii della nostra disciplina e di mettere dinanzi ai mi- gliori intelletti quanto esiste di gran- de, di originale, di imperituro nella storia, nello sviluppo biologico e nella pratica dell’ortodontia». E continuava in seguito l’autore, dopo aver invitato «coloro che si vogliono convincere» a venire nel suo studio per osservare la mole di casi clinici, a spiegare con orgoglio cosa l’aveva spinto a scrivere il libro: «È valso ad appagare un supremo sogno: gittare le basi per la costruzione della vera ortodontia italiana, che s’erga non su una muraglia d’argilla ma di solido granito». Entrambi i volumi constano di 15 ca- pitoli; interessante il nucleo del pri- mo tomo, dove vi è un’ampia sintesi storica e dove poi vengono esposte le teorie degli autori citati nella prefa- zione. Il secondo volume ha un carattere clinico, e dopo alcuni capitoli dedicati all’anatomia, alla fisiologia e alla bio- logia orale si parla della morfometria dell’apparato masticatorio, dei fattori ereditari, dell’alimentazione, della re- spirazione orale e dell’eziologia delle malocclusioni. 1. De Vecchis B., Trattato analitico di ortodontia, Vallardi, Roma, 1936. 2. Zampetti P., Storia dell’Odontoiatria, Aracne, Roma, 2009. 3. Zampetti P. Gli uomini che fecero l’odontoiatria italiana: Beniamino De Vecchis (1886-1972), Doctor Os, 22 (4): 2011. 4. Zampetti P. Gli uomini che fecero l’odontoiatria italiana: Amedeo Perna (1875-1948), Doctor Os, 22 (5): 2011. bibliografia Certamente una pietra miliare nella storia dell’Ortodonzia italiana, che troverà, negli anni a venire, ulteriori contributi e affermazioni con Ed- mondo Muzj (1894-1995) e Giorgio Maj (1916-1988) e con la Scuola pavese di Silvio Palazzi (1892-1979) e quella Milanese di Oscar Hoffer (1907-1984). Nel 1943, in piena seconda guerra mondiale, De Vecchis venne nomi- nato per chiara fama professore ordi- nario di Clinica odontoiatrica presso l’Università degli Studi di Pisa. Quattro anni dopo, nel 1947, venne chiamato a Roma a succedere al suo maestro, Amedeo Perna. In questa sede fu sempre molto atti- vo, tanto da patrocinare la fondazio- ne del nuovo istituto di Clinica odon- toiatrica, che troverà la definitiva realizzazione nel 1957, anno del suo collocamento a riposo. Beniamino De Vecchis morì a Roma il 3 novembre 1972. Paolo Zampetti, Damaso Caprioglio Dal 1934 al 2014: 80 anni di successi e innovazione << pagina 1 Inquadrato l’obiettivo non lo mollò più, il tempo gli avrebbe dato ragione. Nel 1945, dopo aver depositato il marchio con la testa del leone, trasferì la produzione in un laboratorio più grande, in una sede capace di soddisfare una richiesta sempre maggiore. Quel laboratorio sarebbe rimasto per oltre 20 anni la sede di un miracolo aziendale. Furono anni difficili, ma anche anni che permettevano a persone inge- gnose e soprattutto coraggiose di distinguersi nel tessuto produttivo italiano, Mario Pozzi era uno di questi. Nel 1961, in seguito alla scomparsa di Mario, il timone dell’azienda passò al giovane figlio Alessandro che riprese le rotte indicate dal padre. Purtroppo la crescita dell’a- zienda fiorentina ebbe un brusco stop nel 1966 quando giunse nel capoluogo toscano l’alluvione. Alessandro Pozzi, non si arrese e con enormi sforzi riprese la produzione, la parola d’ordine era migliorarsi: la rinnovata produzione cominciò puntando sul- le viti ad espansione, ancora oggi prodotto cardine della Leone. All’inizio degli anni ’70 Pozzi decise di allargare il proprio orizzonte produttivo guardando all’ortodonzia fissa. Fu l’ennesima scelta vincente, che dette il decisivo impulso all’affermazione definitiva della Leone come punto di riferimento per l’ortodonzia nel nostro Paese. L’azienda si trasformò da artigianale in indu- striale, diventando nel 1979 società per azioni. Fu inevitabile il distacco dalla piccola sede verso una più grande presso la quale, nel 1982, Pozzi fondò l’Istituto Studi Odontoiatrici con lo scopo di diffondere e promuovere le nuove tecniche terapeutiche e di divulgare l’ortodonzia, a livelli sempre più elevati avvalendosi della collabora- zione di docenti universitari e professionisti altamente specializzati. Luogo di eventi e scambi culturali quotidiani, l’ISO ad oggi conta al suo attivo la presenza di oltre 40mila corsisti accolti nelle aule della attuale prestigiosa sede. Negli anni ’80 e ’90 il successo produttivo e tecnologico fu tale da far entrare nel 1993 la Leo- ne S.p.A. nell’esclusiva OMA (Orthodontic Manufactureres Association). Il 1994 vide ultimata la costruzione di nuovi e più ampi stabilimenti amministrativi e produttivi ai quali nel 1997 si aggiunse l’attuale sede ISO. Nel 2001 la Leone, spinta sempre dallo stesso spirito innovatore di Alessandro Pozzi ampliò la propria gamma immettendo sul mercato dentale il “Sistema Implantare Leone”, una linea com- pleta di prodotti per implantologia. Il resto è storia dei giorni nostri: il Centro Ricerche Biotecno- logiche (2009) e il reparto Digital Service (2011) sono gli ultimi due fiori all’occhiello dall’azienda fiorentina attualmente guidata dalla dott.ssa Elena Pozzi, figlia di Alessandro. Questa è la storia di un’azienda italiana che grazie alla passione, alla dedizione e ai sacrifici della proprietà si è saputa imporre nel mercato nazionale ed internazionale in un settore in continua evoluzione. Dental Tribune

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