6 Ortho Tribune Italian Edition - Ottobre 2014Ortho Advanced Matteo Beretta Ortodonzia 4D: dalla diagnosi morfologica al fattore tempo Matteo Beretta << pagina 1 nel periodo di trattamento può es- sere considerata un fattore chiave per raggiungere l’efficacia della te- rapia ortopedico-funzionale sulla crescita mandibolare (Ortognato- donzia Italiana, vol. 14, n. 1 2007, pp. 13-20). Questo significa che il corretto timing, ovvero “il momento mi- gliore per iniziare un trattamento ortodontico”, può condizionare il raggiungimento degli obiettivi di terapia. Questo concetto di timing è ormai molto chiaro, ma può essere arric- chito di un’ulteriore accezione di di- namicità. Vediamo come. Per farlo dobbiamo tornare indietro nel tem- po. Rimaniamo, quindi, in tema. Nel 1956, Harold D. Kesling, in un articolo pubblicato sull’American Journal of Orthodontics, dal titolo “The diagnostic setup with consi- deration of the third dimension”, scriveva: «Dei buoni modelli in gesso devono non solo duplicare esattamente tutti i denti ma dare anche indicazioni precise sulle basi apicali. Poiché né le basi apicali né la dimensione delle radici dei denti possono essere modificate materialmente, un intelligente ri- posizionamento dei denti sui mo- delli in gesso può compensare la confusione della speculazione con una oggettiva e concreta manipo- lazione». Insomma, aveva appena inventato la diagnosi morfologica e il setup. Concludeva, infatti, dicendo: «Sen- za separare i denti dal modello in gesso e riposizionarli nel modo migliore possibile sulle basi ossee disponibili, l’ortodontista può solo fare supposizioni sulle possibilità e i limiti del trattamento» (Am. J. Or- thodontics, October 1956, vol. 42, n. 10, pp. 740-748). La dinamica è il ramo della mecca- nica che si occupa dello studio del moto dei corpi e delle sue cause o, in termini più concreti, delle cir- costanze che lo determinano e lo modificano. L’ortodonzia sta evolvendo verso un concetto più dinamico di occlu- sione, di armonia funzionale e di interdipendenza biologica e mecca- nica. Fortunatamente, il progresso dal vecchio concetto statico di oc- clusione di Classe I a quello odier- no di occlusione sostenuta dalla funzione non è completamente nuovo agli ortodontisti. Questo lo scriveva W.J. Thompson nel 1979 in un articolo sull’Angle Orthodontist, dal titolo “Occlusal plane and Over- bite” (Angle Orthod, January 1979, vol. 49, n. 1, pp. 47-55). Non è un con- cetto nuovo! Che cosa possono rappresentare questi due lavori per noi ortodon- tisti? Forma e funzione: questo è quel- Fig. 1 - Foto frontale iniziale. Fig. 2 - Particolare di 4.1 iniziale. Fig. 3 - Occlusale iniziale: si noti la presenza di una evidente concavità linguale in corrispondenza della radice di 4.1. Fig. 5 - Foto frontale finale. Fig. 6 - Foto occlusale finale: si noti ora la presenza di una normale festonatura linguale in corrispondenza della radice di 4.1. Fig. 4 - Bondaggio linguale. lo che i nostri maestri ci hanno insegnato per fare una diagnosi corretta, per impostare un adegua- to piano di cura e per definire gli obiettivi di stabilità e, soprattutto, di mantenibilità dei risultati dei nostri trattamenti ortodontici. Ve- diamo un esempio clinico di come forma e funzione condizionino dia- gnosi e prognosi. Materiali e metodi La paziente, di anni 25, trattata ortodonticamente in passato con apparecchiatura ortodontica fissa, si presenta alla nostra attenzione a causa della progressiva scoper- tura della radice dell’elemento 4.1, dell’aumento della sensibilità dello stesso e della difficoltà a mantene- re un’adeguata igiene orale domici- liare, riferendo di essere anche già stata sottoposta, senza successo, a intervento di chirurgia parodon- tale. All’esame clinico si evidenzia una grave recessione gengivale dell’elemento in oggetto, associata a vestibolarizzazione della radice e contatto traumatico con l’antago- nista per estrusione. Presenta inol- tre una contenzione fissa all’arcata inferiore, da 3.2 a 4.2, ripetutamen- te riparata (Figg. 1-3). La vecchia contenzione fissa, la cui gestione nel tempo è stata scorret- ta, si è trasformata in un retainer attivo non voluto, che mediante una coppia di forze sull’elemento 4.1 ne ha provocato un torque radi- colo-vestibolare incontrollato. Una corretta diagnosi morfologica deve considerare la posizione tridimen- sionale della radice nel processo alveolare e non limitarsi a rilevare la recessione gengivale vestibolare, la cui sola considerazione ha già portato a un precedente insuccesso terapeutico. Il piano di trattamento ha previsto la rimozione del vecchio retainer e l’applicazione di una apparec- chiatura linguale fissa mediante attacchi autoleganti i-TT da 3.4 a 4.4, con l’obiettivo di livellare, alli- neare, il gruppo frontale inferiore e correggere il torque radicolare di 4.1, eliminando il trauma occlusale da precontatto deflettente con 1.1, al fine di consentire il recupero di adeguate condizioni di salute pa- rodontale e mantenibilità igienica. Dopo 8 settimane dalla rimozione del vecchio retainer e contestuale bondaggio linguale, la correzione ortodontica del caso è ultimata. La recessione gengivale vestibolare di 4.1 risulta notevolmente migliora- ta, solo grazie al suo riposiziona- mento in un contesto parodontale adeguato, che ha inoltre migliorato le condizioni di mantenibilità igie- nica. L’apparecchiatura linguale, molto ben tollerata dalla paziente, viene mantenuta in arcata come contenzione fissa (Figg. 4-8). In quell’occasione, prima del trat- tamento, venne effettuata una ortopantomografia che non diede evidenti contributi alla diagnosi clinica morfologica. Ci sarebbe servita una teleradio- grafia latero-laterale in questo caso? Certamente no. Come ci dob- biamo comportare, dunque, con le radiografie? In un editoriale dell’American Journal of Orthodontics del 2008, David L. Turpin scrive: «Se in un bambino di 8 anni cerchi di palpare intraoralmente i canini mascellari e sospetti che potrebbero avere un percorso di eruzione difficoltoso, allora devi considerare di fare una radiografia». >> pagina 7