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Dental Tribune Italian Edition

17Dental Tribune Italian Edition - Settembre 2014 C O N FEZIO N I A M B U LA TO R IA LI SODIO JALURONATO + AMINOACIDISODIO JALURONATO + AMINOACIDI Medical Device di classe IIa CE 0373 Gel coadiuvante nei processi di rigenerazione della mucosa orale C O N FEZIO N I C O N FEZIO N I A M B U LA TO R IA LI A M B U LA TO R IA LI tubo da 5 ml in confezione da 20 pezzi siringhe sterili da 2 ml in confezione da 2 siringhe FabbricanteProfessionalDietetics-ViaCiroMenotti,1/A-20129Milano•ConcessionariodivenditaERREKAPPAEUROTERAPICI–Milano flacone da 15 ml confezione prescrivibile Gel coadiuvanteGel coadiuvanteGel coadiuvanteGel coadiuvante nei processinei processi -ViaCiroMenotti,1/A-20129Milano•ConcessionariodivenditaERREKAPPAEUROTERAPICI–Milano tubo da 15 ml confezione prescrivibile ACQUISTABILIdal sitowww.aminogam.it Teknoscienza Nicola Perrini (Amici di Brugg) invoca una ricerca scientifica “vera”, non di facciata Rifacendosi all’Economist dell’ottobre 2013, Nicola Perrini, stimato presidentedegliAmicidiBruggenotostudioso,riflettesulfattoche molte scoperte «sono il risultato di esperimenti di scarsa qualità e di analisi mediocri. La probabilità che una ricerca scientifica sia fal- sa – osserva – è che molte difficilmente possono essere replicate da altri ricercatori, mentre la riproducibilità di un esperimento (cioè la mancanza di studi di conferma) è alla base del metodo scientifico moderno; la non replicabilità di certe ricerche è in realtà la conse- guenza di una strategia di convenienza che mira a presentare come conclusivi degli studi basati solo su ricerche preliminari realizzate attraverso una valutazione statistica formale». Sfortunatamente c’è laconvinzionediffusachegliarticolidebbanoessereinterpretatinel modo più appropriato solo tramite valori statistici: in base a questi criteri, stando al modo in cui sono progettati e impostati gli studi, nella maggior parte dei casi i risultati tendono ad essere più falsi che veri. Il lavoro scientifico tende pertanto ad essere falso (scienza e falsificazione della scienza) quando gli studi sull’argomento sono pochi, pochi gli effetti dimostrati e quand’è testato solo un numero piccolodicampioni(lastatisticainveceèlascienzadeigrandinume- ri)edietroallostudioc’èunforteinteresseeconomicoodialtrotipo. Talvoltalaprogettazionedellostudio,idati,l’analisielapresentazio- ne sono perfetti ma ci può essere una manipolazione a livello dell’a- nalisi e della presentazione dei risultati, quando il risultato della ri- cerca risulta negativo. Per esempio con l’inclusione o esclusione di certielementinelgruppodeicampioniinesameonelgruppodicon- trollooppureconlaricercadidifferenzenonspecificateall’inizio. I risultati delle ricerche con esiti “negativi” sono rappresentati solo marginalmente sulle pubblicazioni delle riviste scientifiche: sapere che cosa è negativo, in ambito scientifico (e non solo) è importante quanto conoscere ciò che è positivo. Le riviste dovrebbero tornare a pubblicare con maggior costanza le ricerche che hanno fallito nel provareleteoriedipartenza.Lapubblicazionedeifallimentipotreb- be purtroppo significare che i ricercatori sprecano denaro e risorse degli sponsor per esplorare vicoli ciechi senza vantaggi economici. L’apicedellericerchefalsesiraggiungesuquellachemoltiricercatori definiscono “ricerca per antonomasia”. Cioè praticata, con tecniche raffinate,sugruppidianimaliresiammalatiartificialmenteosotto- posti ad interventi di diverso tipo, paragonati con gruppi di animali sani per acquisire dati da riversare sulla specie umana. In seguito a nuove conoscenze e a revisioni sistematiche più recenti e corrette, sono sorti invece molti dubbi sulla rilevanza del modello animale perlaspecieumana. Sorvolando sulla validità o meno di questo tipo di ricerca, spessis- sime volte le immagini istopatologiche sono assenti o scarsamente indicative oppure interpretate in maniera superficiale e spesso fan- tasiosa. Per il ricercatore il reperto istopatologico obbiettivo deve es- sereespressionedelsensodiresponsabilitàdelleproprieaffermazio- ni. Il desiderio di chiarezza deve essere una dote connaturata in chi si dedica a trasmettere le proprie acquisizioni scientifiche e questo comporta una costante e serena apertura ai problemi della ricerca. Il ricercatore non deve proporsi con meschini mezzi di promozione allacomunitàscientificaetantomenoconparolemagiche(false)che gli aprano l’ingresso ad una casta, ma sentirsi partecipe di certe scelte, con- quistate con il duro lavoro di sperimen- tazione,lostudioela riflessione. Scriveva Galileo Galilei nel “Saggiatore”cheerasua«primaintenzione[…]dipromuoverequelle dubitazioni che ci è paruto che rendano incerte l’opinioni avute sin quiediproporrealcuneconsiderazionidinuovo,acciòsiaesaminato e considerato se vi sia cosa che possa in alcun modo arrecar qualche lume e agevolar la strada al ritrovamento del vero». Tutte le branche medicheingenererappresentanounadialetticatrale“sensateespe- rienze”ela“certedimostrazioni”messecontinuamenteaconfronto reciproco. Questo deve comportare una cultura fondata soprattutto sulla logica ma anche sulla disponibilità a mantenere suscettibili di critica gli ultimi risultati. Fra tanta disinformazione,tanta povertà scientifica mediata dall’inquinamento commerciale, in un mondo condizionatodall’apparenzaenondallasostanza,seigiovanifossero invitatiadesprimereleloroaspirazionidifondosullacorrettastrada da seguire, suggerirei loro – dice Perrini – di chiedere come il cieco diGerico:«Domine,utvideam»,Signore,facheioveda(Luca18,41). Dental Tribune Perplessità su un’indagine Cochrane La morfologia dell’impianto incide sulla sua durata? MELBOURNE (Australia), MANCHESTER (UK) – Sul mercato ci sono più di 1300 impianti dentali per un valore di 3,4 miliardi di dollari (2011), nume- ro destinato a raddoppiare nei prossimi 5 anni. Secondo i ricercatori del Cochrane Oral Health Review Group di Melbourne e di Manchester in ter- mini di successo a lungo termine non c’è differenza per forma d’impianto o materiale utilizzato. L’unica differenza riguarderebbe le superfici: quelle lisce appaiono meno inclini delle ruvide alla perdita d’osso e conseguenti perimplantiti, ma sembrano meno inclini anche a fallire prima. I ricercato- ri hanno esaminato 38 impianti, più di 1500 pazienti, dagli ’80 fino al 2014. I risultati sono da valutare con cautela, dicono gli autori, dati gli scarsi par- tecipanti e i brevi follow-up. «Le analisi su piccoli studi non possono pre- vedere i risultati di ricerche più ampie», afferma Stefan Holst, responsabile Ricerca e Scienza della Nobel Biocare, tra i leader mondiali in implantologia – «con 38 diversi impianti con caratteristiche e vari protocolli, le variabili sono diverse». Secondo Straumann i risultati sono messi in forse dall’aver preso in considerazione solo 38 impianti. «L’indagine ha escluso ricerche che noi e altri riteniamo di grande interesse – dice un portavoce dell’azien- da –. Né ha considerato indagini pre-cliniche con differenze significative». Il dentista giapponese Yatoro Komiyama si dice impressionato dall’indagi- ne, chiedendosi se non sia il caso di cominciare a usare i cosiddetti “easier and cheaper implant systems” (sistemi implantari più facili e convenienti), ma spera che nessun dentista interpreti l’indagine in questo modo. «L’in- dagine non si è basata su “tutti” i sistemi implantari, ma solo su una parte dei 1300 in uso. Le proprietà della guarigione non differiscono tra i sistemi. Dobbiamo individuarne uno basato sulla ricerca scientifica, proprietà in- contaminate delle superfici e precisione, applicando il concetto di fail-safe (garanzia del risultato)». L’utilizzo di impianti torniti presenta un’osteoin- tegrazione più difficile che nelle superfici mediamente rugose. Ma perché? Con un’osteointegrazione stabile, i 31 anni di esperienza del dentista dico- no che l’infiammazione del tessuto circostante è rara. «I dentisti dovrebbe- ro guardare al lungo periodo nella scelta dell’impianto, perché il fatto che sia nuovo non è significativo e noi dovremmo badare di più alle cognizioni scientifiche di base, rivalutando il protocollo proposto da Brånemark». Patrizia Biancucci

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