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Dental Tribune Italian Edition

24 Dental Tribune Italian Edition - Giugno 2014Industry Report Rhein’83, Università di Bologna e ANDE così dialogano azienda, ateneo e Associazione Sabato 10 Maggio a Bologna nella sala conferenze Rhein’83 si è tenuto l’incontro “Diagnosi, terapia e ri- cerca nella Displasia Ectodermica” organizzato da ANDE (Associazione Nazionale Displasia Ectodermica onlus, www.assoande.it) presieduta da Giulia Fedele. Nata 15 anni fa, ha quali obiettivi aiuto alle famiglie e persone con problemi di D.E., messa in contatto dei pazienti con medici e ospedali specializzati, rendere dispo- nibili le informazioni sugli avanza- menti della ricerca e della medicina. Di ANDE fanno parte le famiglie dei bambini colpiti. L’incontro di Bologna segue quello di Charleston (South Carolina) con Gianluca Tadini (dermatologo) e Mi- chele Callea, dentista pediatrico. Ma che cos’è la Displasia Ectodermica? È una definizione di diverse entità cliniche accomunate da un alterato sviluppo dei derivati ectodermici, in particolar modo denti, capelli, unghie e ghiandole sudoripare. Col- pisce 300 bambini in Italia, quindi definita “rara”. I sintomi maggiori sono Ipo-anidrosi (riduzione o assen- za della sudorazione), danni oculari per diminuzione della lacrimazione, ipotricosi (con totale o parziale alo- pecia), ipodontia (elementi dentali anomali e in numero ridotto). Perché parlare agli odontoiatri di Di- splasia Ectodermica (DE)? La presen- za di anomalie dentarie e maxillo- facciali è associata all’80% dei casi di DE, comprende anodontia, ipodon- tia, anomalie di forma, denti sopran- numerari, ipoplasia dello smalto, perdita della dimensione verticale1,2 . L’odontoiatra e il pediatra possono fare una diagnosi precoce per evita- re complicanze soprattutto di tipo infettivo. La conoscenza della malattia anche nell’odontoiatra generico è fonda- mentale. Il suo approccio sarà gra- duale e multidisciplinare. Fonda- mentale sarà considerare l’aspetto psicologico di questi pazienti, ripri- stinare il più possibile un normale supporto dentario per consentire un’adeguata attività funzionale dell’apparato stomatognatico e una normale vita di relazione con uso di dispositivi protesici rimovibili3-5 . Per cercare soluzioni protesiche fun- zionali ed estetiche è nata la collabo- razione tra l’Università di Bologna e la Rhein’83, perché quando azienda, Università e Associazione collabora- no si ottengono risultati di indubbio vantaggio per i pazienti. Nel caso di un piccolo paziente sono stati inseriti due impianti in zona interforaminale e a questo è seguita l’applicazione di una protesi over- denture con attacchi a basso profilo (Equator – Rhein’83) collegati con un meccanismo scorrevole a barra con passivazione capace di dare stabili- tà e ritenzione alla protesi e di non squisita che ha subito creduto in noi e nel nostro progetto. Da quando l’Università di Bologna si occupa della Displasia Ectodermica? La riabilitazione di questi pazienti è iniziata nel 1992 grazie alla prof.ssa Piana, responsabile del reparto e coor- dinatrice del dottorato, che si è acco- stata alla patologia con le conoscenze e la delicatezza che la contraddistin- guono. Negli anni i pazienti, tutti di giovane età, sono andati aumentan- do e quando nel 2005 diedi il mio contributo, erano circa una trentina. Con Battelli ho iniziato un protocollo clinico che prevedeva la riabilitazione orale precoce mediante protesi con viti ad espansione, capaci quindi di allargarsi compensando la crescita maxillo-facciale, perché si tratta pur sempre di bambini in fase di sviluppo. Quali gli obiettivi della vostra ricerca? Riabilitare sempre il cavo orale dei piccoli pazienti per migliorare ma- sticazione e fonazione ma anche aspetto estetico e qualità della vita. Cerchiamo quindi di riabilitare i pa- zienti entro i 4-5 anni, ossia entro l’inizio delle scuole elementari, mo- mento importante per ogni bambino perché si trova a confrontarsi con i coetanei. Dalla ricerca è nata una collaborazione con Rhein. Perché? La riabilitazione protesica con pro- tesi mobili permette di ripristinare la funzione masticatoria, la fonesi e l’estetica, ma ha spesso problemi di stabilità legati alla presenza di creste alveolari notevolmente riassorbite definite “a lama di coltello”. Questo problema si presenta di più a livello di arcata inferiore dove la lingua ten- de anche a calzare la protesi. Per que- Fig. 1 - Analisi del viso del bambino affetto da displasia ectodermica. Fig. 2 - Analisi intraorale. Fig. 7 - Consegna della protesi.Fig. 6 - Inserimento della barra in bocca. Fig. 5 - Componenti della barra scorrevole e della protesi.Fig. 4 - Barra e protesi completate.Fig. 3 - Modello con equator e barra scorrevole. influenzare, anzi seguire, la cresci- ta mandibolare6,7 (Figg. 1-7). Questa soluzione è stata pensata perché il paziente aveva scarsa accettazione della protesi mobile. I laboratori di ri- cerca e sviluppo della Rhein’83 diret- ti da Gianni Storni hanno prodotto unabarraconmeccanismoscorrevo- le che ha permesso di collegare i due attacchi Equator mediante due anelli in materiale plastico (Elastic Seeger Rhein’83) che funzionano come mol- le garantendo stabilità e passivazio- ne del complesso abutment-barra. L’equipe dell’Università di Bologna ha quindi effettuato un follow-up di oltre tre anni; il bambino ha co- minciato a seguire un nuovo regi- me alimentare (normale e vario) e fin da subito ha mostrato maggiore sicurezza e notevoli miglioramenti relazionali. Nei tre anni successivi gli impianti sono avanzati con la man- dibola, mantenendo la loro relazione originale con l’osso mandibolare. La barra prodotta da Rhein’83, capace di scorrere senza bloccare gli impianti, si è mostrata capace di aumentare la stabilità e la ritenzione della protesi. Risponde ad alcune domande sul tema Marco Montanari, assegnista ricercatore all’università di Bologna, libero professionista a Forlì. Come si è avvicinato alla Displasia Ectodermica e quindi ad ANDE? Durante il mio percorso universita- rio. Laureato nel 2005 sono entrato nel Dottorato di Ricerca in Odonto- iatria per disabili dove potei meglio conoscere la patologia, i piccoli pa- zienti e loro famiglie. Con l’amico dott. Battelli che come me si occupa di Displasia Ectodermica, è inizia- ta quindi una bella “avventura” che continua. Il contatto diretto con i genitori e loro storie e necessità mi ha fatto conoscere l’Associazione e la Presidentessa Giulia Fedele, persona sti motivi da più di 6 anni riabilitia- mo i pazienti in età evolutiva affetti da Displasia Ectodermica mediante il posizionamento di due impianti in zona interforaminale a supporto di una protesi totale inferiore. La sfida più grande era riabilitarli in attiva fase di crescita, considerando che gli impianti si comportano come den- ti anchilosati e quindi non possono spostarsi. Di qui l’attiva collaborazio- ne tra l’Università e la Rhein’83, che ha portato allo sviluppo di una bar- ra particolare: permette, infatti, di collegare gli impianti tra loro senza bloccare la crescita delle basi ossee perché capace di scorrere sul piano trasversale. In questo modo poteva- mo migliorare la stabilità della prote- si evitando di influenzare la crescita maxillo-facciale. Avete inserito impianti in bambini di 8-9 anni. Nel mondo sono state fatte esperienze di questo tipo? Quando abbiamo presentato il pro- tocollo di studio al comitato etico nel 2008 erano pochissimi gli studi inter- nazionali dove veniva descritto il po- sizionamento di impianti in pazienti in crescita con Displasia Ectodermica (Cronin et al. 1994). In genere tutti gli studi erano case report, nella mag- gior parte i pazienti avevano una età superiore ai 12-14 anni (Johnson et al 2002). Era solo descritto un caso di ri- abilitazione implantare in un bambi- no di 3 anni (Guckes et al. 1997). Dopo aver valutato attentamente le curve di crescita e la posizione dei principa- li nuclei di crescita, abbiamo posizio- nato impianti in zona interforamina- le già dai 7-8 anni in modo simile ad alcuni studi in letteratura (Kramer et al. 2007) e a collegarli utilizzando la barra a espansione, che rappresenta un’assoluta novità nel trattamento implantare di soggetti in crescita. Quali i risultati ottenuti e quali i vantaggi avuti dai pazienti? Il livello di accettazione da parte dei pazienti e delle famiglie è stato estre- mamente promettente. I 5 trattati con overdenture a supporto implan- tare hanno avuto un notevole mi- glioramento in termini masticatori, integrando nella dieta anche cibi pri- ma sconsigliati perché appiccicosi o troppo duri. Dopo 5 anni di follow-up la crescita del massiccio facciale è av- venuta in maniera armonica. Abbia- mo notato una minore tendenza allo sviluppo di una terza classe scheletri- ca tipica dei pazienti edentuli. Quali soddisfazioni ha avuto da questo lavoro e dall’aver aiutato dei bambini? Quando si mettono le protesi a que- sti piccoli pazienti non si sta solo migliorando l’aspetto estetico, ma si cambia veramente la vita di una per- sona. Ricorderò sempre l’emozione che provai quando misi le protesi a un bambino e la madre mi ringraziò con le lacrime agli occhi. Le protesi a supporto implantare hanno ac- centuato il miglioramento ottenuto da quelle tradizionali. La protesi più stabile viene percepita come qualco- sa che fa parte del corpo e da cui il bambino non vuole separarsi. Vedere il successo dei pazienti che conosco da diversi anni che si raffrontano con scuole superiori e lavorano in modo sereno e sicuro, è stata una soddisfa- zione e una spinta continua ad anda- re avanti su questa strada. La bibliografia è disponibile presso l’Editore. WEB ARTICLE WWW.DENTAL-TRIBUNE.COM