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Dental Tribune Italian Edition

12 Dental Tribune Italian Edition - Giugno 2014Odontoiatria Forense VITA SUPRINITY è un materiale della nuova generazione di vetroceramiche per CAD/CAM. In questo innovativo materiale ad elevate prestazioni, per la prima volta la vetroceramica viene rinforzata con biossido di zirconio. Il materiale offre quindi alta resistenza, sicurezza del processo di lavorazione ed eccezionale affidabilità. La struttura particolarmente omogenea assicura semplicità di lavorazione e riproducibilità dei risultati. VITA SUPRINITY convince inoltre per l'ampia gamma di indicazioni. Per ulteriori informazioni consultare: www.vita-suprinity.com facebook.com/vita.zahnfabrik 3448I VITA SUPRINITY® – vetroceramica. Rivoluzionaria. 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Un ambito in cui l’odon- tologo forense ha un ruolo molto importante: l’acquisizione e la com- parazione di dati il cui confronto è determinante per l’identificazione dei soggetti di cui non è nota l’i- dentità. Assieme alla dattiloscopia (impronte digitali) e alla genetica (DNA), l’odontologia forense è una delle tecniche applicate a livello in- ternazionale, anche nell’identifica- zione di grandi numeri di cadaveri, come nei disastri di massa. Avva- lendosi di metodi economici e assai rapidi, altamente specialistici, per- mette una comparazione pressoché immediata dei dati ante e post-mor- tem consentendo l’associazione del cadavere con lo scomparso (identifi- cazione positiva) o, informazione al- trettanto importante, un’esclusione dell’associazione. Processo multidisciplinare che vede coinvolto l’odontologo e il medico legale e/o l’antropologo forense, quello identificativo si basa sulla de- terminazione del cosiddetto “profilo di identità generica”, ossia la deter- minazione di origine razziale, sesso, età, statura ed eventuali altre carat- teristiche dei resti umani in esame, per circoscrivere, fra gli scomparsi, una rosa di soggetti compatibili su cui eseguire – odontologo in primis – una comparazione uno ad uno dei dati dell’autopsia dentale (i cosid- detti dati post-mortem) con quelli raccolti dai famigliari dello scom- parso (dati ante-mortem). Le arcate dentali sono uniche per ogni individuo e la presenza o as- senza di un dente, le cure, le pro- tesizzazioni ecc. sono elementi ad altissimo potere identificativo. Anatomicamente determinanti, le strutture ossee e dentali possono offrire un grado di “certezza” iden- tificativa pari a quella di altre meto- diche più note. La conoscenza del valore identifi- cante delle arcate dentali ha radici antiche. Si narra che già nell’antica Roma, Agrippina riconobbe il cada- vere della rivale Lollia Paolina, del cui omicidio fu mandante, proprio grazie ad alcune particolarità della sua dentatura. La moderna odonto- logia forense, naturalmente, segue dettami più rigorosi e scientifici che la vedono nascere ufficialmente come scienza applicata all’identifi- cazione nel 1897 con l’incendio del Bazar de la Charité, a Parigi, in cui persero la vita 126 persone fra cui la duchessa Sofia di Baviera, sorella della più celebre principessa Sissi. Le identificazioni avvennero in gran parte grazie a documentazione den- tale. I parametri importanti per una identificazione efficace e affidabile sono principalmente la qualità dei dati ante-mortem e la comprovata esperienza degli odontologi foren- si chiamati a intervenire. Natural- mente avvantaggiati i Paesi che hanno un archivio standardizzato e centralizzato a livello nazionale della documentazione odontoia- trica. Ad esempio, si veda quanto accadde per via dello tsunami del 2004: evento che vide l’odontologia forense in grado di identificare ben più dell’80% delle vittime non thai- landesi, percentuale molto maggio- re rispetto alla popolazione locale di cui non era disponibile la docu- mentazione clinica. In quell’evento le impronte digitali permisero l’i- dentificazione del 9% dei cadaveri, mentre il DNA costoso e di lunga realizzazione fu utilizzato solo nel- lo 0,5% dei casi (fonte: James, 2005). In Italia secondo l’ultimo censimen- to del Ministero dell’Interno (30 giugno 2013) si contano 27.000 per- sone scomparse a fronte di circa 870 cadaveri dei quali non è stato possi- bile determinare l’identità. Questi dati dovrebbero risalire al 1974, ma il numero di cadaveri non identificati potrebbe essere sottosti- mato poiché è estremamente diffi- cile fare un censimento completo, dovuto per lo più alla difficoltà di risalire ai casi più vecchi di cui ve- rosimilmente si è persa traccia. Un tempo, infatti, non esistevano database per archiviare la notizia dei rinvenimenti su tutto il territo- rio nazionale. Inoltre i corpi senza nome, una volta autorizzata la loro sepoltura, lasciano gli obitori alla volta dei cimiteri e col passare di un decennio o due vengono sottoposti, come di consueto, all’esumazione ordinaria per liberare l’area di se- poltura. Non essendo noti i parenti che potrebbero reclamare la salma, i resti vengono generalmente collo- cati nell’ossario comune, assieme a milioni di altri resti commisti, per- dendone così ogni traccia e possibi- lità di futuro riconoscimento. Ecco che una nuova analisi dei resti riesumati da parte dell’odontologo forense e dell’antropologo forense in particolare (vista la tipologia di resti in questione) potrebbe appor- tare un grande beneficio anche a questa fetta “sommersa” di cadaveri sconosciuti. Chantal