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Dental Tribune Italian Edition

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Mettere le mani in bocca ad un paziente senza essere odontoiatri molto presto potrà co- stare carissimo perché, se anche l’As- semblea della Camera darà il suo voto favorevole, gli abusivi rischiano una condanna fi no a due anni di reclu- sione, oltre ad una multa da 10.000 a 50.000 euro. La condanna com- porterà inoltre la pubblicazione della sentenza in modo da rendere nota la sanzione, ma soprattutto la confi sca delle attrezzature e degli strumenti utilizzati per commettere il reato. A ben vedere è questa la sanzione più incisiva e maggiormente deterren- te, considerato che i concreti effetti dell’altra saranno mitigati dalla con- dizionale. La categoria degli odontoia- tri ha osannato al pugno di ferro del legislatore. Ha sbandierato l’inaspri- mento di pena come una traguardo risolutivo di questa triste piaga. Ha iniziato a sperare che i 600 milioni di euro drenati illegalmente da questo mercato possano essere recuperati a quello regolare degli odontoiatri abilitati. Ha sciorinato con rabbia i numeri di un fenomeno che impres- sionano: nella relazione accompa- gnatoria del disegno di legge e negli interventi d’aula si legge che il NAS dal 2006 al 2012 ha effettuato 7.745 controlli, ha inoltrato 3.601 denunce e ha sequestrato 877 studi. La logica che ne deriva fa dunque sperare che ben presto i 5.000/10.000 odontoiatri abusivi saranno estirpati dal mercato. L’osservatorio privilegiato dal quale da moltissimi anni osservo la profes- sione odontoiatrica ha suscitato in me un’attenta rifl essione, distaccata dalle populistiche impressioni della stam- pa di categoria, sul nuovo disegno di legge, calandone una proiezione degli effetti nella realtà del quotidiano. I re- pertori della giurisprudenza dell’ulti- mo lustro fanno infatti emergere che la maggior parte dei sequestri di studi o di attrezzature odontoiatriche non sono stati operati a danno dell’impa- vido odontotecnico o del praticone che esercitava abusivamente nel sot- toscala del condominio, bensì di tito- lati professionisti in conseguenza di condotte marginali come ad esempio quella di aver consentito alla propria assistente alla poltrona qualche ope- razione di igiene. Se poi analizziamo le denunce, riscon- triamo che la maggior parte riguar- dano odontoiatri che hanno lasciato sostituire un bracket alla loro assisten- te o le hanno chiesto di rimuovere del cemento dalla bocca del paziente siccome impediti dalla preparazione della protesi da installare in via de- fi nitiva. Altre volte per avere consentito ad odontotecnici di aiutarli nel rilevare un’impronta o nel controllare con loro un’occlusione protesica incongrua. Condotte certamente sbagliate, in- discutibilmente biasimevoli e, per questo, non meno meritevoli di esse- re perseguite che le altre. Ciò che la categoria non sembra però aver adeguatamente colto è che que- ste condanne, oggi, sono la più parte di quelle pronunciate in materia di abusivismo odontoiatrico. È infatti indiscutibilmente più facile colpire questo abusivismo marginale che non quello di chi, privo di qualunque titolo, improvvidamente esercita l’o- dontoiatria senza insegne, né cam- panelli, nascosto dietro una parete mobile di un negozio dove anche il NAS fatica a scovarlo. Nelle aule di giustizia questi casi sono molto pochi rispetto agli altri. C’è allora da spe- rare che all’inasprimento delle pene dell’articolo 348 del codice penale si accompagni una nuova strategia di lotta per stanare i 5.000/10.000 abu- sivi (tanti sono, secondo la categoria, quelli che infestano l’odontoiatria) e consegnarli alla giustizia. Perché, diversamente, a pagare il nuo- vo salatissimo conto saranno ancora una volta solo gli odontoiatri, che piangeranno quello che non tarderà a rivelarsi un autogol, al quale ha con- tribuito non poco la categoria, con- siderando l’irrisorietà dei costi delle attrezzature delle altre professioni come quella di ingegnere, avvocato, infermiere, erborista ecc. ai quali pa- rimenti si riferisce la norma. Avv.