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Dental Tribune Italian Edition

10 Dental Tribune Italian Edition - Aprile 2014L’Intervista A billion smiles welcome the world of dentistry FDI 2014 · New Delhi · India Greater Noida (UP) Annual World Dental Congress 11-14 September 2014 www.fdi2014.org.in www.fdiworldental.org Deadline for early bird registration 31 May 2014 Dove sta andando l’Odontoiatria nel mondo? Parla Gerhard Seeberger, consigliere FDI << pagina 1 Per perseguire la finalità di “leading the world to optimal health” l’Assemblea generale dell’FDI riunita a Hong Kong adottò il 31 agosto “Vision 2020” come una magna charta del dentale. Quale dei massimi principi ivi contenuti ha cominciato ad avere una concreta applicazione? Quali invece rimangono ancora nell’empireo delle buone intenzioni? Vision 2020 è stata definita una ro- admap, cioè una “carta stradale” da seguire per arrivare all’odontoiatria del prossimo decennio. Inoltre, non voleva essere una magna charta, ma invitare all’ispirazione a migliorare l’odontoiatria in termini di efficienza e aumento della qualità di vita delle persone negli anni a venire, nonché stimolare per l’aspirazione a un pas- so necessario da compiere qualora la professione volesse mantenersi al pas- so dei tempi. Detto questo mi piace ri- spondere al senso profondo della sua domanda che, me lo lasci pure dire, ri- chiede oltre alle solite parole l’azione. Concordo. Ma lungi da me correre ver- so obiettivi definiti senza disporre dei mezzi. Le buone intenzioni sono il fine e il mezzo con il quale raggiungere un traguardo ambizioso, e i 18 mesi alle nostre spalle ci hanno già consentito di acquisire, catalogare ed elabora- re informazioni e dati già esistenti a livello mondiale per rilevare gli indi- catori della salute orale in tre paesi pi- lota, Messico, Giappone e Germania. Siamo vicini al lancio del nuovo World Oral Health Atlas. In più abbiamo ap- pena iniziato il progetto Collaborative practice che mira al come contribuire come professione odontoiatrica alla diminuzione dell’incidenza e della mortalità legata alle malattie non trasmissibili. Le carte per questo esi- stono, e l’iniziativa è appena diventa- ta azione. Certamente ne sentiremo di più a Nuova Delhi e spero che lei allo- ra rinnovi la sua domanda. È chiaro che il cambio del programma della formazione dello studente in odon- toiatria richiede molto più tempo e il confronto con chi se ne occupa a livel- lo internazionale. La giornata mondiale FDI dedicata alla salute dentale celebratasi il 20 marzo (alla quale, per la cronaca, l’Aio ha dato gran risalto) è stata celebrata in 75 paesi del mondo. Secondo lei è un buon risultato, oppure no, in considerazione del numero dei paesi possibili aderenti. In parole più povere, il bicchiere le sembra mezzo pieno o mezzo vuoto? Senza volerci guidare dalle emozio- ni mi faccia parlare di numeri. Nel 2007 FDI ha istituito il World Oral Health Day da celebrare il 12 settem- bre di ogni anno. Mentre negli anni addietro il successo lasciava molto a desiderare e solo in pochi paesi si ri- usciva ad organizzare il Parlamento Mondiale FDI e la Giornata Mondiale della Salute Orale quasi in contem- poranea nel mese di settembre, già l’anno scorso tenendo la prima volta la Giornata il 20 marzo si è riscosso un successo inaspettato in termini di partecipazione dei paesi e dei cittadi- ni e abbiamo visto 36 paesi aderenti all’iniziativa. Nel 2014 si è triplicato il numero dei partecipanti come si sono triplicate le sedi delle iniziative per il pubblico in Italia. Sono oltre 100 i paesi nei quali si è celebrata la Giornata. Abbiamo suscitato l’inte- resse al di fuori dell’odontoiatria. In Italia abbiamo avuto supporto atti- vo da tante associazioni mediche e paramediche, dalle A.S.L. e – come ci- liegina sulla torta – dalla Fondazione Veronesi. Ai lettori la valutazione. É opinione comune che l’approccio alla malattia dentale sia stato tradizionalmente focalizzato sulla cura più che sullo studio e prevenzione della malattia e sullo sviluppo della salute orale. É ancora così o c’è da qualche tempo (almeno nei paesi più avanzati) un’inversione di tendenza? Definirei prima che cosa vuol dire “tradizionalmente”. Per me la tradi- zione della prevenzione è più lunga di tutta l’odontoiatria moderna che conta appena più di 150 anni. Uscia- mo dal guscio della nostra tradizione occidentale e pensiamo alla preven- zione ayurvedica che conta più di 3000 anni. La pulizia della lingua ne fa parte. Ricordo bene quando circa 10 anni fa l’industria pensava di esse- re innovativa con l’introduzione del tongue scraper che offriva per cifre più alte di quella per uno spazzolino. Al rappresentante che mi voleva con- vincere a tutti i costi della bontà del prodotto risposi: «Ognuno dei miei pazienti ha un raschiatore per la lingua nel suo cassetto delle posate e non se ne fa niente del suo dispo- sitivo. Si chiama cucchiaio è quasi eterno e facilmente disinfettabile». Lui mi disse che per avere successo nella vita dovevo essere, ogni tanto, gentile. La mia risposta: «Sì, con i miei pazienti!». Ricordiamoci anche della frase durante l’inaugurazione del Congresso mondiale FDI a Hong Kong pronunciata dalla Presidentes- sa OMS Margaret Chan «L’odontoia- tria è la professione pioniera della prevenzione in medicina!». Il suo sta- tement si basa sul fatto che gli odon- toiatri usano un sistema di richiamo del paziente per la profilassi da quat- tro decenni con successo, sia in Italia, in particolare, in ambito privato che in altri paesi europei e nel mondo in ambito pubblico. É stato autorevolmente sottolineato che la malattia orale non può essere considerata diversamente da altre “non communicable diseases” (NCD,s). Lei ritiene che la sua interdisciplinarietà sia ora una realtà più sentita? Oppure si sia rimasti proiettati prevalentemente sul dente, oggetto di attenzione dominante del dentista medio? Credo che la risposta a questa do- manda debba avere un carattere mol- to individuale. Sappiamo bene che ci sono dei colleghi che si rispettano come parti integranti in un sistema sanitario, mentre altri sono occupati a definire i territori e il grado di im- portanza nella medicina che, guarda caso, si occupa dello stesso paziente. L’interdisciplinarietà vive dalle perso- ne e non dalla volontà di un sistema sanitario, sia esso pubblico o priva- to, e nemmeno da un desiderio delle Nazione Unite. Osservo da tre decen- ni che più è politicizzato un sistema sanitario meno si realizza un clima di collaborazione. L’odontoiatria vie- ne spesso vista come un’entità a sè stante della medicina, e talvolta i suoi operatori come fratelli minori nella classifica dell’importanza per la vita di un essere umano. Dalla letteratu- ra sappiamo da quasi tre anni che la cura odontoiatrica e, specialmente, parodontale di pazienti affetti da altre malattie non trasmissibili fa la differenza in termini di sostenibilità, di contenimento dei costi e di risultati della cura. Non ha fatto notizia. Men- tre la stessa notizia proveniente da una ricerca di tre assicurazioni mul- tinazionali con un occhio particolare sulla differenza del costo della terapia di pazienti diabetici che hanno o non hanno curato le loro parodontopatie, ha trovato una larga diffusione. Alla domanda precedente si lega anche quella se l’allargamento in corso degli orizzonti di ricerca e di intervento sia stato colto anche dalle altre specialità mediche, in Italia e altrove. Gli stessi professionisti, qui o all’estero, si rendono mediamente conto che l’interdisciplinarietà è una sfida “da cavalcare” per un trattamento curativo più adeguato, nel quadro di un’interazione disciplinare, ora, in verità piuttosto ridotta. Vede, anche Mozart fu compreso solo 50 anni dopo la sua morte. <> pagina 11 Libero professionista laureato all’Università di Wurburg, già presidente dell’Aio e dell’ERO, attuale consigliere dal 2011 della Fédération Dentaire Internationale, Gerhard Seeberger (in foto) ha accettato di buon grado di rispondere alle domande “ad ampio spettro” di Dental Tribune. WEB ARTICLE WWW.DENTAL-TRIBUNE.COM