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Dental Tribune Italian Edition

<< pagina 5 Nella tabella originale viene eviden- ziato come la Zirconia (ZrO2) stia nella regione di compatibilità con la RMN. Questo significa che tale ma- teriale, che è un metallo bianco, non crea fenomeni di magnetismo che possono interferire con il buon esito e accuratezza diagnostica di questo esame. Da un lavoro successivo, del 2006, pubblicato da T.M. J. Harris sul Journal of Orthodontics, dal titolo The benefits of aesthetic orthodontic bra- ckets in patients requiring multiple MRI scanning, vengono evidenziati i benefici di utilizzare apparecchia- ture ortodontiche fisse estetiche in pazienti che, a causa di patologie interessanti il distretto testa e collo, devono sottoporsi routinariamente a RMN (compresa la rimozione tem- poranea degli archi in acciaio prima dell’esame), al fine di non incorrere in distorsioni, distacchi o movimenti dell’apparecchiatura stessa causati dai metalli tradizionali utilizzati, che possono risultare pericolosi, poten- dosi creare anche correnti elettriche e surriscaldamento dei tessuti, oltre ad artefatti di immagine, che posso- no inficiare l’esito dell’esame (Figg. 2a, 2b). In questo studio si raccoman- da, inoltre, di controllare che i retai- ner fissi siano ben cementati prima della RMN, mentre viene evidenziato come gli archi in nichel titanio non Fig. 2a - RMN del complesso naso etomoidale in un bambino di 13 anni. Fig. 2b - RMN a distanza dello stesso paziente con apparecchiatura ortodontica fissa in acciaio. Fig. 3 - Apparecchiatura fissa linguale con bracket autoleganti in Zirconia colore A2. Fig. 4 - Contenzione fissa mediante mini pad autoleganti in Zirconia e arco in Nichel-Titanio. siano da considerare ferromagnetici. Partendo da queste considerazioni e analizzando la frequente richiesta da parte dei radiologi di rimuove- re apparecchiature ortodontiche o contenzioni fisse in pazienti che per motivi accertati di salute (patologie come la sclerosi multipla) o in ur- genza (per esempio in caso di trau- mi o incidenti) si devono sottopor- re a RMN, è nata, dagli studi e dalle analisi del gruppo di lavoro diretto dal prof. Aldo Macchi, nell’ambito dell’attività di ricerca del Diparti- mento di Scienze Chirurgiche e Mor- Alle origini dell’Ortodonzia Giorgio Maj e il suo maestro Edmondo Muzj Giorgio Maj nac- que a Bologna il 28 aprile del 1916. Si iscrisse alla Fa- coltà di Medicina dell’Università della sua città na- tale nel 1934, lau- reandosi poi nel 1940. Fin dal ter- zo anno di corso aveva iniziato la frequenza presso la locale Clinica odontoiatrica, diretta allora da Arturo Beretta (1876-1941). Sotto la guida di Beretta, Maj decise di dedicarsi all’ortodonzia, branca odontosto- matologica allora emergente, di cui era attivo presso la Clinica un reparto, diretto all’epoca da EdmondoMuzj(1894-1995),delqualeMajfuuno dei primi allievi. Conseguita la libera docenza in Clinica odon- toiatrica nel 1948, Giorgio Maj occupò, nel cor- so del tempo, incarichi prestigiosi. Fu direttore incaricato della Clinica odontoiatrica dell’Uni- versità di Modena; primario del reparto di or- tognatodontonzia dell’Istituto per le malattie della bocca A. Beretta di Bologna; direttore sa- nitario incaricato dell’Istituto per le malattie della bocca A. Beretta di Bologna; insegnante di Ortopedia dento-maxillofacciale nella Scuo- la di specializzazione in odontostomatologia dell’Università di Bologna; past president della European Orthodontic Society e della Société Française d’Orthopédie Dento-Faciale; titolare dell’insegnamento di Ortognatodonzia presso il corso di laurea in Odontoiatria dell’Università di Ferrara. Nel 1946, il 9 luglio, Muzj e Maj fondarono la SIDO (Società Italiana di Ortognatodonzia). Sot- to la presidenza di Muzj, si tenne a Roma, il 22 ottobre dello stesso anno, il primo Congresso nazionale. Negli anni Cinquanta, furono fra i primi a com- piere in Italia studi sulla terapia miofunzionale, che valutarono molto positivamente. Scriveva infatti Maj nel suo volume Elementi di ortogna- todonzia (Bologna, 1958): «La ginnastica musco- lare occupa un posto di rilievo nella terapia or- tognatodontica e rappresenta un complemento molto efficace della terapia ortopedica a mezzo di apparecchi, specialmente di quella mediante attivatori» (citato in A. Levrini, L. Favero, I ma- estri dell’Ortodonzia funzionale, Quintessenza, Milano, 2003). Sostennesuccessivamente,presentandoungran numero di casi clinici, di aver ottenuto grande vantaggioterapeuticoassociandoesercizivolon- tari dei muscoli protrusori della mandibola uti- lizzando attivatori in casi di II classe, in pazienti che presentavano mandibola corta o retrusa; esercizi fondamentali nel vincere i difetti di que- sto tipo di dismorfosi, cioè pigrizia, torpore mu- scolare e atteggiamento ipodinamico. Grande merito della Scuola ortodontica di Bo- logna fu aver dato molto risalto alle disgnazie, inquadrandole da un punto di vista diagnostico, eziopatogenetico e classificatorio, introducen- do nel contempo varie tecniche di terapia fissa, quali l’Edgewise. Il pensiero di un suo allievo Interessante riportare di seguito una testimo- nianza di uno dei suoi allievi, Nerio Pantaleoni, cheharecentementericordatolafiguradelmae- stro in un congresso della SISOS (Società Italiana di Storia dell’Odontostomatologia): «All’inizio degli anni Sessanta iniziai a collabo- rare come ortodontotecnico nel reparto di orto- gnatodonzia dell’Istituto clinico per le malattie della bocca Arturo Beretta, in via San Vitale 50 a Bologna, del quale era direttore il prof. Giorgio Maj, gran conoscitore della Scuola costituziona- listica italiana e allievo del prof. Edmondo Muzj [doveeraancheallievoDamasoCaprioglio,nda]. Maj stava in quel periodo dedicandosi a un la- voro di ricerca innovativa nell’ambito della spe- cialità ortognatodontica. In particolare, stava ri- vedendo i tradizionali indirizzi diagnostici (alla basedeiqualirimangonolecosiddette“regoledi normalità”elaboratetrail1920eil1935)allaluce degli studi compiuti nel frattempo sia in Europa sia negli Stati Uniti. La grande affluenza di pa- zienti all’interno del reparto, che per alcuni pe- riodièstatacalcolataintornoaicentopaziential giorno, consentiva l’osservazione di una varietà di casi eccezionale in termini sia numerici sia qualitativi. Il problema delle dismorfosi in senso verticale della parte inferiore della faccia permaneva e la domanda che mi ponevo era la stessa: “Quale è la normalità individuale? A che ci serve l’arte?”. Maj, allievo di Muzj, interruppe i rapporti con il suo maestro negli anni Cinquanta, e non so quale sia stato il motivo. So solo che quando gli scriveva, Muzj non rispondeva. Così quando aveva bisogno di chiarimenti da lui, mi dettava le domande e io le inviavo per- sonalmente a Muzj che, con grande puntualità, rispondeva complimentandosi spesso con me per le domande “intelligenti e ben formulate”. Consegnavo al prof. Maj la corrispondenza e una volta mi disse amareggiato: “Questi compli- menti e belle parole a me non li ha mai detti”, e confidenzialmente: “Muzj resta nel mio ricordo ai confini del mito e gli anni che trascorsi accan- to a lui sono stati i più esaltanti della mia vita. Ma solo oggi che l’esperienza mi ha insegnato a discernere ciò che veramente vale da ciò che è transitorio e fittizio, sono in grado di apprezzare appienolasuaprofonditàdiintuizioneelagran- dezza della sua opera”. “Professore” cercando di tirargli su il morale “cambi l’intestazione della lettera, faccia una riga sul mio nome e metta il suo; le domande le ha formulate lei e i compli- menti sono suoi”. Maj scuotendo la testa cam- biava espressione trasformando la sua tristezza, quasi in un sorriso» (N. Pantaleoni, Muzj, Maj ed io, in Atti IX Congresso nazionale della SISOS, Sa- ronno 2006, a cura di Paolo Zampetti, pp. 22-38, Pavia, 2006). Autore di 118 pubblicazioni scientifiche e di vari trattati, fra cui spicca il Manuale di Or- todonzia, in tre volumi, famoso per il rigore metodologico e per l’indagine scientifica do- vuta a una capillare analisi dei casi clinici, Maj morì all’improvviso a Santa Margherita Ligu- re (GE) il 27 luglio 1988. Paolo Zampetti, Damaso Caprioglio fologiche dell’Università dell’Insu- bria a Varese, una nuova famiglia di apparecchiature ortodontiche fisse costruite in Zirconia. La Zirconia è un metallo bianco e resistente con cui si possono costruire mediante fresa- tura con tecnologia CAD/CAM, non solo protesi ma, oggi, anche bracket per apparecchi ortodontici e sistemi di contenzione fissa (anche di colore customizzato), che non interferisco- no con la risonanza magnetica nu- cleare e la cui estetica è un benefit aggiuntivo non primario. Nell’evoluzione oltre il 2.0 (ovvero l’utilizzo della tecnologia per dia- gnosi, pianificazione di trattamento, progettazione e produzione di appa- recchiature) entrano ora in gioco le necessità di trasmettere nuovi valo- ri, come l’etica, la biocompatibilità e la sostenibilità di un trattamento, con le implicazioni relative che ne conseguono e che vanno ad aggiun- gersi alle specifiche caratteristiche tecniche dei prodotti e alla qualità delle prestazioni. In sostanza una continua e costante evoluzione con sempre più attenzione alla persona nella sua globalità, perché non esiste quasi più una e una sola giusta tera- pia, ma una terapia ortodontica che «deve trovare un accordo con la vita del paziente nella sua complessità e per le sue priorità: Ortodonzia 3.0». Matteo Beretta Giorgio Maj (1916-1988). Ortho Storia Paolo Zampetti 6 Ortho Tribune Italian Edition - Marzo 2014Ortho Advanced