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Lab Tribune Italian Edition

3Lab Tribune Italian Edition - Gennaio 2014 news & commenti Odontoiatria: «Coraggio, il meglio è già passato» Il sistema dentale italiano sta vi- vendo ormai da un quindicennio una crisi strutturale che ha rimes- so in discussione lo stesso modello di odontoiatria. Dal 2008 a questa crisi strutturale si sono somma- te le conseguenze della crisi eco- nomica innescata negli Usa dallo scoppio della bolla finanziaria alimentata dal sistema dei mutui subprime e avviata dal fallimento della Lehman Brothers. In questi sei anni le principali economie del mondo – e non soltanto i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Suda- frica) – hanno, se non approfittato della globalizzazione, almeno rias- sorbito i suoi effetti, riassorbendo anche gli effetti della peggior crisi economica dal 1929 ad oggi. Si è così stabilita una nuova gerarchia economica mondiale e in pochi anni siamo passati dai vertici G7 ai vertici G20. Così, mentre gli indicatori econo- mici di tutti i maggiori Paesi stan- no virando da tempo in positivo, in Italia prevediamo per il corrente anno una crescita da prefisso tele- fonico assolutamente insufficiente per riassorbire quote di disoccupa- zione e adeguatamente sviluppare la domanda interna di beni e servi- zi. Stiamo, in altri termini, comin- ciando a pagare alcune “cambiali” il cui incasso è stato da tempo im- memore rinviato alle generazioni successive, in un contesto dal “sen- timent” tutto negativo. Il debito pubblico, con il record di 2.104 mld/ euro raggiunto nello scorso novem- bre, sottrae risorse agli investimen- ti produttivi e infrastrutturali, ma anche a un sistema di welfare sem- pre meno in grado di soddisfare bi- sogni primari, anche e soprattutto nel settore della salute. Da sempre abbiamo avuto bisogno di vincoli esterni. Ne abbiamo avuto biso- gno nel dopoguerra per affermare il sistema democratico. Ne abbia- mo avuto bisogno negli anni Cin- quanta con la liberalizzazione degli scambi contro le miopi spinte pro- tezionistiche di certa imprendito- ria, negli anni Settanta con lo SME e poi con il Trattato di Maastricht e infine con l’avvento dell’Euro. Oggi siamo arrivati all’incasso di cambiali firmate decenni fa e obe- rate da paurosi interessi in termini di costi effettivi sia economici che sociali. Nell’attuale crisi struttu- rale del nostro Paese abbiamo così una grande occasione: per dirla con Vico, «paiono traversìe, sono opportunità». Infatti, o iniziamo ad affrontare i veri problemi strut- turali o scivoleremo sempre più in basso sino a compromettere non solo il nostro sistema di vita, ma le stesse fondamenta democratiche del nostro Paese. In tale contesto come si può inserire una riflessio- ne sia pur generale sul modello di odontoiatria e sul sistema dentale italiano? È bene fare un’importan- te premessa. In passato le forme di rappresentanza degli odontoiatri hanno contestato, talvolta aspra- mente, il fatto che altri, soprattutto gli odontotecnici e chi li rappresen- tava, si interessassero di “odontoia- tria”. Noi riteniamo non accettabili tali contestazioni e rivendichiamo la piena cittadinanza e legittimità anche da parte degli odontotecnici di trattare e avanzare proposte in materia di odontoiatria, essendo l’odontoiatria – e più in generale il dentale – il contesto di riferimento dell’attività odontotecnica: dai de- stini dell’odontoiatria dipendono i destini degli odontotecnici e del loro futuro. Il modello di odonto- iatria affermatosi nel nostro Paese sin dal dopoguerra e consolidatosi nei decenni successivi ha avuto grandi meriti anche sociali, sosti- tuendosi con l’offerta privata alla carenza dell’offerta pubblica nella prevenzione e garantendo comun- que prestazioni di qualità. Da quin- dici anni a questa parte sempre più evidenti sono però i segnali dell’in- sostenibilità di questo modello di odontoiatria. I recenti dati Istat (poco più di 4 vi- site ogni 100 abitanti) circa gli ac- cessi alle cure dimostrano quanto siano peggiorati rispetto a quelli di otto anni prima, quando la stessa Istat, pubblicando nel 2008 i dati di una ricerca del 2005, faceva ri- levare che solo il 39,7% della po- polazione si recava di norma dal dentista almeno una volta l’anno. Commentando quei dati Il Sole 24 ore – Sanità pubblicò un articolo nel dicembre 2008 dal titolo signi- ficativo “Curarsi i denti è un fatto d’élite, un lusso per pochi. Si può ancora parlare di welfare state”. Ci domandiamo quale potrebbe es- sere il titolo a commento dei recen- ti dati Istat. In questi anni, il siste- ma dentale italiano ha avuto piena consapevolezza del drammatico progressivo peggiorare della situa- zione e soprattutto quali iniziative concrete ha avanzato? In verità qualche tentativo, sep- pur vano, c’è stato per coordinare l’attività e le iniziative dei soggetti del dentale a favore di un deciso aumento degli accessi alle cure come condizione prioritaria per tentare di superare la crisi struttu- rale del settore. Così è stato nel 2000 con le propo- ste sulla defiscalizzazione dei costi delle prestazioni che non trovaro- no indisponibile l’allora Ministero delle Finanze, così è stato nel 2005, quando all’ottimismo della volon- tà di molti dei soggetti subentrò il pessimismo delle piccole guerre in- terne al mondo odontoiatrico, ma purtroppo anche odontotecnico, dove spesso si è reclamato un pro- tagonismo inversamente propor- zionale al contributo dato. Cosa dire poi dei vari program- mi sulla “protesi sociale” (2003, ministro Sirchia), ma anche sulle “prestazioni a onorari concordati” (2009, ministro Fazio) che si inse- rirono a pieno titolo nella politica dei “grandi sogni italiani” di certi Governi? È poi possibile dimenticare quanto sia stato negativo per tutti (odontoiatri, filiera del dentale e pazienti) l’abbandono dei risulta- ti di un congresso della più importante asso- ciazione odontoiatrica che voleva trasformare i propri soci in soggetto collettivo rispetto alle nascenti forme di terzo pagante, governandone così insieme sia i preve- dibili trend positivi su- gli accessi alle cure, sia le stesse condizioni di partecipazione? Sono passati circa dodi- ci anni da quel congres- so. Le diverse declina- zioni di terzo pagante si stanno comunque affer- mando, pur non espri- mendo tutte le poten- zialità; l’adesione degli studi alle varie forme di convenzionamento sono in crescita anche in ragione della crisi strutturale e certamente a condizioni inferiori a quanto avrebbe potuto ottenere un “soggetto collettivo”. A nulla valgono i tuoni e i fulmini contro il terzo pagante e la mutua- lizzazione dei costi quando gli stu- di si trovano a restringere giorni e orari di attività e a confrontarsi con il fenomeno della “poltrona vuota” con la conseguenza che sin- golarmente – e quindi a condizioni certamente meno vantaggiose – gli studi aderiscono alle varie con- venzioni dei vari “terzi paganti”. A nulla valgono le invettive, spesso giustificate, sulla qualità delle pre- stazioni delle varie forme di low cost, di franchising e dello stesso turismo odontoiatrico se l’inte- ro sistema dentale non è in grado di offrire un modello alternativo dove la qualità della prestazione sia più alla portata di ampie fasce di popolazione e non solo dei ceti più abbienti. Altri, che non siano gli odontoiatri e chi li rappresenta, non debbono occuparsi di odontoiatria e delle sue dinamiche con particolare rife- rimento agli accessi alle cure? L’associazione delle industrie del dentale deve forse accontentar- si delle percentuali di aumento dell’export e sopportare il calo ver- tiginoso della domanda interna, con punte drammatiche per le in- dustrie “technician oriented”? I laboratori odontotecnici devono continuare ad assistere passiva- mente alla loro progressiva chiu- sura (ne sono scomparsi quasi un terzo negli ultimi cinque anni)? I pazienti devono sopportare un inarrestabile calo del livello di sa- lute orale? I giovani odontoiatri, dopo un faticoso cursus studiorum, devono accontentarsi di occupa- zioni mal pagate e alle dipendenze altrui? Non è forse arrivato il momento di mettersi intorno a un tavolo, per non essere ricordati nel futuro – tut- ti, non solo alcuni dei soggetti della filiera – come coloro che potevano fare qualche cosa a vantaggio dell’in- tero sistema e non lo hanno fatto per ignavia o per difendere strenuamen- te un orticello sempre più angusto e sempre meno redditizio? Abbiamo salutato con grande soddisfazione la ricompattazione dell’intero mondo odontoiatrico nelle sue diverse declinazioni (ac- cademica, ordinistica e associati- va) come elemento in grado di evi- tare certe perniciose dinamiche negative del passato e come “con- ditio sine qua non” per sviluppare comuni elaborazioni e iniziative. Facciamo sì che le potenzialità di questa positiva unità non siano solo limitate all’attenzione ver- so la professione, ma all’attività odontoiatrica da cui dipendono le sorti dell’intera filiera, e soprat- tutto della salute orale della popo- lazione. Sì, quel momento è arrivato e mag- giore sarà la consapevolezza del momento minori saranno in fu- turo le responsabilità da fuggire. Noi non ci vogliamo rassegnare e ci proveremo con tutte le nostre forze, consci del poco peso politico che siamo in grado di esprimere, ma della grande volontà che siamo in grado di mettere in campo. Non vogliamo essere costretti ad affer- mare, citando Ennio Flaiano che ri- fletteva sui suoi tempi: «Coraggio, il meglio è già passato». Massimo Maculan Diventa autore per “Lab Tribune” Contatta Chiara Siccardi chiara.siccardi@tueor.it