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Dental Tribune Italian Edition

3Dental Tribune Italian Edition - Gennaio 2014 Attualità Dov’è finita la semplificazione? La battaglia quotidiana del “popolo delle partite IVA” Martedì 26 novembre alle ore 21.00, in viale Beatrice D’Este 19 a Milano, sede della Snami, si è tenuto un in- contro su “Meno burocrazia e più clinica nello studio odontoiatrico: un’utopia?”. Per chi si voglia dedicare alla libera professione, le sfide da affrontare sono in- dubbiamente più numerose e difficili che in passato. La maggior presa di coscienza da parte dei pazienti ri- spetto alla qualità delle cure, la concorrenza da parte delle grosse strutture e la difficile congiuntura eco- nomica attuale richiedono un’ottima preparazione clinica che come tale deve essere percepita per poter garantire una vita professionale positiva e gratifican- te. Ma non basta: l’odontoiatra deve anche essere un manager capace di controllare il proprio bilancio e come tale avere nozioni fiscali non superficiali per capire cosa delegare al consulente e cosa gestire in prima persona. A parlare di argomenti così importan- ti per la professione e animare il vivace dibattito che ne è seguito erano presenti Luigi Paglia, della Fonda- zione Istituto Stomatologico Italiano; Sergio More- na, dell’Istituto Stomatologico Italiano ed esperto di normative burocratiche e fiscali; e Massimo Parise, consigliere dell’ordine dei medici e odontoiatri della Provincia di Milano. Mai come in questo periodo la paro- la «semplificazione» viene sbandie- rata dal sistema politico come solu- zione semplice ed efficace dei mali economici che affliggono il globo e come punto di partenza della tanto agognata ripresa. Vediamo allora come questa semplificazione è stata tradotta per il dentista nell’iter bu- rocratico e in quello fiscale. Il numero di documenti, attesta- ti, protocolli, autocertificazioni e quant’altro è necessario predispor- re, è sancito da leggi regionali che in Lombardia stabiliscono requi- siti minimi entrati a pieno regime nel 2007 e che si traducono in una mole di obblighi. Se non ottempe- rati, essi daranno luogo ad almeno una sanzione pecuniaria di tremila euro. A oggi, le successive leggi sul- la sicurezza nei luoghi di lavoro e le linee guida sul controllo delle infe- zioni crociate hanno ulteriormente (e sensibilmente) incrementato l’o- nere burocratico in termini di tem- po e di costi. Dal 2007 è resa obbligatoria la for- mazione con corsi di 36 ore per l’RLS (ovvero, il ruolo ricoperto da lavoratore eletto dall’assemblea dei lavoratori) e ben 48 ore per l’RSPP (ruolo normalmente assolto dal da- tore di lavoro, ossia il dentista). Inol- tre, mentre fino al 2012 bastava una formazione anche online, oggi metà del monte ore deve essere assolto con un corso in presenza. Viene inoltre introdotto l’obbligo di aggiornamento. Dall’inizio 2013 ogni lavoratore va formato e aggior- nato con un corso di 16 ore di cui 12 in presenza. Il mancato adempimen- to di tale disposizione è punito con l’arresto del datore fino a 4 mesi e una ammenda fino a 5200 euro. Il dentista deve inoltre seguire ogni 5 anni un corso di radioprotezione, esibire l’acquisizione di 50 crediti ECM ogni anno, predisporre un DVR analitico e sempre aggiornato «per- sonalizzato semplice ma dettaglia- to» [sic] che per legge deve progetta- re in prima persona senza delegare. Deve tutelarsi per ogni minima azione con firme di accettazione del paziente sul rispetto della privacy e sul consenso informato e sbandie- rare in fattura ogni prestazione per non incorrere in sanzioni fiscali. Gli esperti qualificati tendono a moltiplicarsi a macchia d’olio. Emer- gono la figura di infermiere compe- tente, quella dell’esperto nella valu- tazione dell’inquinamento acustico e (per chi ha il laser) quella per la verifica del suo funzionamento e manutenzione. Scontati ovviamen- te gli esperti per la radioprotezione e l’impianto elettrico, meno scontato (ma obbligatorio) quello che veri- fichi l’estintore, ancora non chiaro ma consigliato, a seconda delle real- tà regionali prese in considerazione, l’obbligo del medico competente. Insomma una somma di obblighi e sanzioni che non trova eguali in Europa! A fronte di queste compli- cazioni, di semplificazione neppure l’ombra. Si è introdotto l’obbligo del registro delle apparecchiature elet- tromedicali, mantenendo quello del loro elenco. Si continua a richiedere certificati inutili e difficili da otte- nere quali la copia della domanda in Comune del certificato di abitabi- lità, ricevute di raccomandate vec- chie di decenni e superate da nuove normative. Analizzando poi la burocrazia fisca- le da anni si lotta con uno studio di settore malfatto che punisce il dentista qualora assuma personale attribuendogli un valore moltiplica- tivo dell’incasso maggiore rispetto a quello attribuito a un collaboratore e che equipara il binomio assistente/ dentista a quello operaio/padrone. La semplificazione porta in questi giorni l’obbligo dello “spesometro” per il 2012, il che si traduce nel re- digere un’accurata, documentata lista di partite IVA e codici fiscali di tutti i pazienti e fornitori su un ap- posito software fornito dall’Agenzia delle Entrate. Va inoltre aggiunta la cifra incassata o spesa riferita a quel paziente o fornitore e il relativo nu- mero di operazioni attive o passive. Il software non consente il copia in- colla di codice fiscale e partita IVA: pertanto centinaia di accozzaglie di lettere e numeri vanno inseriti uno dopo l’altro con dispendio di ore lavorative di una persona addetta che possono diventare anche gior- ni. Senza contare lo stress mentale che un lavoro tanto ripetitivo ma parimenti attento e concentrato, richiede. Non bastava forse chiede- re al contribuente copia dei registri entrate-uscite ormai disponibili nel computer di ogni commercialista o studio dentistico, che inviati in allegato avrebbero richiesto pochi secondi di lavoro? Tradotto in cifre vuol dire un ulteriore inasprimento di parcella pagata al commercialista il quale già incide sul bilancio con un costo assimilabile a quello di un dipendente. Il fisco non può, già per conto suo, accedere a qualunque dato (estratto conto corrente, movimenti banca- ri ecc.) in barba a qualunque tutela di dati sensibili? Che bisogno c’è di semplificargli il lavoro, incremen- tando i costi e quindi gli incassi da produrre per mantenere la congrui- tà? Il redditometro scandaglia ogni singolo aspetto dello spendere pro- fessionale e della famiglia (moglie, figli e animali domestici). Si badi bene: non solo auto di lusso, cavalli da corsa e imbarcazioni, ma iscrizio- ne a circoli sportivi, spese sanitarie e acquisto di elettrodomestici, pappe per cani. Non si capisce tuttavia se tutto questo bilancio il fisco lo farà da solo o pretenderà che qualcun altro faccia il piatto pronto, mante- nendo e trascrivendo su apposito software ogni fattura, ricevuta e scontrino anche per il caffè che ri- gorosamente dobbiamo esigere e conservare. Ma allora, la semplificazione dov’è? Luigi Paglia Luigi Paglia e Massimo Parise