Please activate JavaScript!
Please install Adobe Flash Player, click here for download

Dental Tribune Italian Edition

22 Speciale Hygiene Tribune Italian Edition - Dicembre 2013 Qual è l’importanza dell’ipersensibilità dentinale nel 2013 e come si configurerà l’impatto epidemiologico di tale patologia nel corso degli anni? L’ipersensibilità dentinale interessa oggi un quarto della popolazione e, nonostante si possa manifestare sin dall’adolescenza, si presenta tipica- mente nella popolazione adulta, con il picco d’incidenza nella terza deca- de. Inoltre, sembra avere una leggera predilezione per il sesso femminile. Canini e premolari sono gli elementi dentari maggiormente interessati, in particolare nelle regioni cervico- vestibolari. Nei pazienti adulti affetti da parodontite, nei giovani che pre- sentano erosioni e, in generale, nei pa- zienti che praticano in modo assiduo lo spazzolamento (specie se trauma- tico) la prevalenza è più alta. I dati di- sponibili sono pochi e molto variabili, perché derivanti da studi condotti con criteri di arruolamento e di diagnosi molto eterogeni. Sono necessari studi su campioni rappresentativi della po- polazione, meglio se condotti a livello nazionale. I dati in nostro possesso, in- fatti, spesso provengono da campioni altamente selezionati di pazienti (pa- rodontopatici, studenti, pazienti ospe- dalizzati). È ipotizzabile un aumento della prevalenza dell’ipersensibilità in futuro, a causa del prolungamento della vita media e dell’allungato man- tenimento dei denti in arcata, dell’au- mentata diffusione della dieta erosiva e del frequente utilizzo dello spazzoli- no in modo traumatico; il trend in cre- scita potrebbe essere particolarmente importante in paesi con consolidata tradizione di prevenzione dentaria e ampia diffusione delle cure dentali. Quali sono le cause dell’insorgere di questo disturbo? L’ipersensibilità dentinale è caratteriz- zata da un dolore intenso, a rapida in- sorgenza e di breve durata, evocato da stimoli di varia natura (per esempio, cibi e bevande fredde, contatto dello spazzolino, aria in transito attraverso la bocca), in presenza di esposizione della dentina e di tubuli dentinali be- anti, con comunicazione diretta della polpa con l’ambiente orale. Le modali- tà attraverso cui si realizza l’esposizio- ne della dentina sono la recessione del margine gengivale (dovuta principal- mente a una tecnica di spazzolamento incongrua e alla parodontite cronica) e la perdita di tessuti duri dentali. Le cause principali della perdita di tessu- todurosonodaricercarsineifenomeni dell’erosione chimica e dell’abrasione meccanica; questi ultimi, in azione sinergica, possono essere responsabili anche della rimozione dello smear la- yer, con conseguente apertura dei tu- buli dentinali. Gli stimoli che evocano la sintomatologia dolorosa, secondo la teoria idrodinamica di Brannstrom, in- ducono un movimento del fluido con- tenuto nei tubuli dentinali, movimen- to che attiva le fibre nervose presenti nei tubuli, nella zona di confine polpa- dentina, con conseguente insorgenza del dolore. Quali sono le terapie oggi disponibili? L’approccio terapeutico tradizionale prevedeva l’uso di dentifrici contenen- ti sali di potassio (nitrato/cloruro di potassio o cloruro) per ridurre l’eccita- bilità delle fibre nervose intradentali; tale metodo, tuttavia, non in grado né di dare rapido sollievo né di risolve- re il problema in modo definitivo. Un altro approccio, attualmente oggetto d’intensa attività di ricerca, consiste nell’occlusione dei tubuli dentinali, al fine di limitare il flusso di fluido al loro interno e, di conseguenza, la ri- sposta dolorosa associata. Un agente occludente molto studiato negli ultimi anni, con risultati positivi in termini di efficacia sia immediata che duratura, è il complesso arginina-carbonato di calcio (Pro-Argin). Tale principio attivo è disponibile sotto forma di dentifricio e di collutorio per uso domiciliare, ma anche sotto forma di pasta desensibi- lizzante per applicazioni professionali. I focus della sua relazione sono stati gli studi in vitro e in vivo: cosa ci dice in proposito? Gli studi in vitro forniscono impor- tanti informazioni sulle modificazioni morfologiche che si realizzano sulle superfici radicolari e all’imbocco dei tubuli dopo applicazione di dentifrici o paste per profilassi contenenti agenti occludenti. Questi studi, inoltre, con- tribuiscono a chiarire i meccanismi di azione di tali principi attivi e possono fornire prova della resistenza dell’oc- clusione dei tubuli rispetto al pH acido, alla saliva, allo spazzolamento. Tutta- via, i modelli in vitro soffrono ancora di alcuni limiti nel riprodurre i com- portamenti dei soggetti della vita reale e le peculiarità proprie dell’ambiente orale. Pertanto è necessario dimostra- re l’efficacia clinica dei prodotti per Ipersensibilità dentinale: dalla ricerca alla clinica In occasione del 46° meeting della Continental European Division of the International Association for Dental Research (CED-IADR), svoltosi a Firenze a inizio settembre, si è tenuto il Simposio Colgate/GABA dal titolo “L’impatto dell’ipersensibilità dentinale nel vostro paziente. Reale o immaginario?”. Sono intervenuti a questo importante appuntamento, presieduto da David Gillam, illustri esponenti del panorama scientifico internazionale: Christian Hirsch, Christoph Ramseier e Giuseppe Pizzo, con il quale abbiamo avuto il piacere di parlare e al quale abbiamo posto alcune domande. Da sinistra: C. Hirsch, D. Gillam, G. Pizzo e C. Ramseier. l’ipersensibilità attraverso studi clinici randomizzati e controllati che forni- scano dati sul sollievo dall’ipersensi- bilità indotto sia a breve che a lungo termine. È inoltre sempre più sentita l’esigenza di valutare l’efficacia clinica dei prodotti non soltanto in senso nu- merico-statistico, ma anche in termini di impatto del trattamento sulla qua- lità della vita del paziente e sulle atti- vità quotidiane del paziente associate all’insorgenza di dolore. L’argomento dell’ipersensibilità dentinale è stato trattato dai suoi colleghi anche sotto l’aspetto dell’influenza di questa patologia sulla qualità della vita e sulle modalità di approccio al paziente che “oppone resistenza” a cambiare le abitudini dannose per la sua salute… Nel corso del Simposio sono state pre- sentate e discusse le metodologie di ricerca per valutare l’impatto dell’iper- sensibilità sulla qualità della vita dei pazienti (prof. Christian Hirsch, Univer- sity of Leipzig, Germany) nonché le mo- dalità di realizzazione di interventi di counselling per affrontare anche sotto il profilo psicologico-comportamentale il management di questi pazienti (dott. ChristophRamseier,UniversityofBerne, Switzerland). Si tratta di argomenti che solo in apparenza possono apparire di nicchia; in realtà, sono tematiche di grandeattualitàecheneiprossimianni entreranno a pieno titolo nella gestio- ne quotidiana del paziente affetto da ipersensibilità dentinale. È necessario, quindi,disporredivalidimetodidivalu- tazione dell’impatto dell’ipersensibilità sulla qualità della vita da utilizzarsi nei futuri studi sull’efficacia dei trattamen- ti desensibilizzanti. L’ipersensibilità è fortemente influenzata nella sua in- sorgenza e nel suo decorso da fattori comportamentali legati, per esempio, all’assunzione di cibi e bevande a pH fortemente acido. Pertanto, un efficace management di tale condizione clini- ca non può prescindere da un approc- cio psicologico-comportamentale, da attuare in parallelo all’applicazione, domiciliare e/o professionale, di agenti desensibilizzanti. Qual è l’impatto dell’ipersensibilità dentinale nella richiesta del trattamento negli studi dentistici? Non esistono dati attendibili riguar- danti la situazione italiana. I trend epidemiologici internazionali, tutta- via, indicano un aumento della preva- lenza di tale condizione nel prossimo futuro, sia nei giovani adulti che nei soggetti di mezza età. Tale fenomeno determinerà una maggiore richiesta di trattamento presso gli studi denti- stici. Fondamentale a riguardo sarà l’aggiornamento degli odontoiatri su- gli algoritmi diagnostico-terapeutici e sull’efficacia comparativa dei prodotti disponibili in commercio per il tratta- mento dell’ipersensibilità. Come viene trattato l’argomento dalle università e dalle aziende? Alcune fra le più importanti multi- nazionali del settore hanno dimo- strato grande attenzione al “proble- ma ipersensibilità”, investendo in ricerca sperimentale e clinica; negli ultimi anni sono stati introdotti in commercio nuovi principi attivi e diversi workshop ed eventi congres- suali sull’ipersensibilità sono stati realizzati grazie al contributo delle aziende. Il Simposio – che si è svolto nell’ambito del Meeting CED-IADR, supportato da Colgate/GABA – è un felice esempio di come le aziende possano supportare eventi congres- suali di elevata qualità scientifica e funzionali anche per l’aggiornamen- to professionale. Le università italiane dovrebbero e potrebbero prestare più attenzione al problema dell’ipersensibilità, or- ganizzando indagini di tipo epide- miologico e trial clinici multicentrici; analoga attenzione dovrebbe essere posta alla formazione, con l’inseri- mento del management dell’iper- sensibilità nei programmi di Master e Corsi di perfezionamento, e assicu- rando un’adeguata presenza di tale problematica nei programmi dei cor- si “undergraduate” di Odontoiatria preventiva e di Parodontologia. Chiara