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Implant Tribune Italian Edition

26 Implant Tribune Italian Edition - Novembre 2013Clinica & Pratica << pagina 25 A distanza di 6 mesi dalla fase chi- rurgica, è stato possibile posizionare la protesi definitiva, realizzata sulla base delle informazioni derivate dalla protesi provvisoria e con in aggiunta la protesizzazione dell’impianto in posizione 4.6 (Figg. 16a-d, 17a, b). Discussione La procedura descritta è una soluzione protesica relativamente facile, ma so- prattutto sicura e predicibile per riabi- litare con carico immediato un’arcata totalmente edentula. Le procedure di carico immediato per- mettono di risolvere diverse proble- matiche correlate al carico differito, in quantolariabilitazioneprotesicaviene eseguita contestualmente all’inseri- mento degli impianti. Studi presenti in letteratura hanno evidenziato, con- frontando riabilitazioni effettuate con protocollidicaricodifferitoeprotocol- li di carico immediato, che l’osteoin- tegrazione degli impianti protesizzati nella stessa seduta della chirurgia im- plantare è comparabile a livello di con- un’ulteriore tecnica con la quale viene eseguita l’impronta post-chirurgica.11,13 Questatecnica,definitaconvenzionale, prevede, immediatamente al termine delposizionamentoimplantare,l’inse- rimento di un transfer (dispositivo che registra la posizione dell’impianto sot- tostante), l’esecuzione di un’impronta preferibilmente con tecnica pick-up e con portaimpronte individuale.14,15 La registrazione del rapporto interma- scellare avviene attraverso una cera di masticazione e reperi extra-orali. La tossicità dei materiali da impronta viene eliminata utilizzando siliconi, come polivinilsilossani, in grado di non produrre effetto citotossico né trasferimento di calore.16 È sempre consigliato l’uso della diga in gomma a protezione della ferita chirurgica. L’obiettivo delle tecniche deve esse- re comunque lo stesso: ottenere un manufatto protesico provvisorio con buona rigidità e passività. Queste due caratteristiche sono fondamentali per prevenire la fibrointegrazione degli impianti sottoposti a carico immedia- to. La rigidità della protesi viene con- fermata da studi,17,18 che sottolineano l’importanza di unire assieme me- dianteunabarrametallicagliimpianti per evitare rotazioni assiali e micro- movimenti. Questi micromovimenti sono considerati favorevoli solo se in- feriori ai 100-150 μm2 .19-21 Il manufatto protesico deve essere quindi valutato sia in fase prelimina- re, dove è possibile effettuare controlli sui corretti rapporti intermascellari, sull’occlusione idonea e sulla stabilità nelle zone posteriori non interessate alla chirurgia. Ma è indispensabile controllare anche durante la fase protesica la funziona- lizzazione del manufatto, valutando che l’occlusione del paziente riman- ga la stessa grazie alla guida fornita dalla cera di masticazione. La buona riuscita della riabilitazione protesica si basa quindi su una corretta osteoin- tegrazione, sulla rigidità e passività del manufatto protesico, ma anche dal raggiungimentodiunabuonaestetica, indispensabile affinché la terapia ria- bilitativa venga accettata dal paziente. Conclusioni Le procedure di carico immediato rappresentano un approccio in grado di dare una significativa riduzione dei tempi di riabilitazione con conse- guente maggiore soddisfazione del paziente. Tale trattamento può essere adope- rato per la riabilitazione di edentulie totali dei mascellari. Tuttavia, al fine di garantire il successo della riabilita- zione grande attenzione deve essere prestata alla selezione del paziente e alla corretta esecuzione delle fasi chi- rurgiche e protesiche. Dai controlli clinico-radiografici del caso da noi presentato si è evidenziata l’osteointegrazionedituttigliimpian- ticonunabuonaguarigionedeitessu- ti molli perimplantari fondamentali perilsuccessodeltrattamento.Sièan- che registrata la piena soddisfazione delpazienteperl’esteticadellaprotesi. La bibliografia è disponibile presso l’Editore. Fig. 13 - Protesi rimovibile del paziente modifica- ta per ospitare le cappette transfer. Figg. 14a, b, c, d - Costruzione di una protesi di tipo toronto provvisoria; a) visibili le cappette posizionate con resina rosa nella protesi provvisoria precedentemente bucata; b) analoghi da laboratorio avvitati alla protesi; c) la protesi provvisoria viene rifinita sul gesso colato per ospitare gli analoghi; d) protesi toronto provvisoria avvitata. Fig. 15 - Trasformazione finale della protesi mobile in protesi provvisoria avvitata tipo toronto. Figg. 16a-d - Protesi toronto definitiva; a), b) protesi definitiva montata sugli analoghi di laboratorio; c) visione occlusale; d) visione inferiore con particolari della rifinitura. Figg. 17a, b - Visioni intraorali della protesi toronto definitiva. tatto osso-impianto con quella ottenu- ta con impianti a carico differito.8,9 In più, il riassorbimento osseo marginale per gli impianti a carico immediato è risultato contenuto10 e in accordo con i criteri definiti da Albrektsson.11 Oltre a questo è importante considerare an- che il comfort del paziente e l’effetto psicologico positivo del paziente che viene riabilitato in un’unica seduta, li- mitando i tempi di attesa e le continue modifiche ai manufatti protesici. La caratteristica principale della me- todica presentata in questo studio, che ne garantisce velocità e precisione nell’esecuzione,èsicuramentelatecni- ca di impronta utilizzata. La posizione degli impianti è stata trasferita, infatti, con una tecnica che si basa sulla con- versione della protesi rimovibile del paziente in una protesi fissa avvitata. Laprotesipreoperatoria,acuivengono collegati i monconi e su cui vengono avvitati gli analoghi, funge da por- taimpronte individuale. Il vantaggio di questa tecnica è l’immediatezza con cui è possibile riposizionare in artico- latore il modello in gesso, colato nella stessasedutadaltecnicodilaboratorio. In letteratura viene descritta anche