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Dental Tribune Italian Edition

3Endo Tribune Italian Edition - Novembre 2013 Attualità ENDODONZIA SEMPLICE, VELOCE, EFFICACE. DA UNDICI ANNI, PERFETTO. < pagina 1 E qui viene spontanea la domanda: ma quanto dura un dente naturale? Di norma, in responsabilità professio- nale non vengono considerati rinnovi implantari, mentre in infortunistica in RC, in soggetti molto giovani e per lo più nel settore anteriore, di fre- quente si concede un rinnovo implan- tare nella vita. In un lavoro di qualche anno fa, sem- pre con Dario Betti e un ingegnere meccanico, siamo arrivati a conclu- dere che gli impianti sono “oggetti” e, come tali, anche nelle loro migliori realizzazioni sono destinati a romper- si prima o poi. La loro sopravvivenza è anche condizionata dalla sussistenza di cricche, microcricche o elementi di criticità non altrimenti evidenziabili, non dipendenti da fattori esterni, ma che potrebbero intervenire a inficiar- ne la durata temporale. Inoltre, tali oggetti si rapportano con la biologia del cavo orale e con la “ma- nutenzione” seguita da ciascun pa- ziente. Anche nella migliore forma di osteointegrazione, mantengono sem- pre le caratteristiche dei “corpi estra- nei”. Ogni oggetto pertanto è destina- to a rompersi, ma noi non sappiamo e non potremo mai sapere quando ciò succederà. Le valutazioni di un im- pianto per la vita o di concessione di un rinnovo implantare sono di fatto pure convenzioni (utili ai fini pratici). In buona sostanza, caratteristiche tec- niche, aspetti biologici e di gestione/ manutenzione concorrono a deter- minare la sopravvivenza specifica di ciascun oggetto. Valutazioni similari si pongono anche in merito alle co- rone in metallo prezioso e ceramica, o comunque di alto valore tecnico. In “condizioni ideali” si prevedono sem- pre per convenzione rinnovi in media ogni 10/12 anni, ma tale valutazione può trovare deroghe in considerazio- ne dell’ambito valutativo e delle con- dizioni di cui si è detto in precedenza. Ancora più critica è la valutazione del- la ricostruzione in composito, dove giocano un ruolo discriminante le ca- ratteristichedelmateriale(ovviamen- te meno prezioso e costoso dei metalli preziosi,ceramicheotitanio),moltial- trifattoriassociatiallacompliancedel paziente e ad aspetti biologici (età, pH, abitudini alimentari ecc.), la condizio- ne quo ante e gli eventi successivi. Evidentemente un grosso restauro con scarso supporto dentale potrebbe durare molto meno dei 5 anni previsti da tabella o anche dei 2-2,5 anni come altri autori sostengono. Anche in questo caso la valutazione potrebbe e dovrebbe diventare estremamente specifica e dovrebbe tener conto dello stato oggettivo di quel dente, in quella bocca e in quel contesto particolare. Nonsiritienepossibile,pertanto,sulla base di generiche valutazioni di dura- ta, determinare le aspettative di ogni singolo specifico restauro. Ovviamente, quanto esposto dovrà poi rapportarsi con la pratica quotidia- na,conla“gestione/manutenzione”del cavo orale, con valutazioni di presunte malpractice, responsabilità civile in ambito professionale e non ecc. Nella polizza infortunistici i rinnovi non ci interessano, per il resto è opportuno valutare nella loro piena globalità fat- ti, esiti, condizioni, corresponsabilità, idoneità lesive ecc. Solo così, in manie- ra meno rigida, sarà possibile conside- rare un corretto corrispettivo del bene perso anche temporalmente. Queste brevi e sintetiche osservazioni voglio- no rappresentare un monito a pareri o promesse generici e privi di supporti tecnico-scientifici specifici. Maria Sofia Rini Qual è la durata di una ricostruzione in composito?