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Dental Tribune Italian Edition

7Dental Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2013 L’Intervista < pagina 6 in Inghilterra si vogliono risparmiare 4 miliardi di sterline, riducendo perso- nale e servizi per la salute; in Spagna i tagli, già operativi da due anni, nel 2013 subiranno un’ulteriore sforbicia- ta del 20%; in Portogallo 1 miliardo e 700 milioni in meno per cure pub- bliche; in Grecia per Sanità e farmaci ulteriori riduzioni per 2 miliardi di euro e infine la Francia ha addirittura in programma 60 miliardi di spese in meno nel sociale entro il 2017. E da noi cosa si prevede? Non riesco a immaginare quali so- luzioni verranno tirate fuori dal cilindro. Certo, come afferma il pre- sidente Amedeo Bianco, sostenere il SSN significa non solo garantire un diritto costituzionale, ma anche “un formidabile strumento di coesione e identità civile del paese”. Puntiamo il focus sull’odontoiatria, cosa ci può dire in merito? È un problema infinitesimale nell’am- bito della Sanità pubblica. Vero è che il 90% dell’odontoiatria italiana è ga- rantita da studi privati e che la nostra èaiprimilivelli,maanchechenel2012 le terapie odontoiatriche sono crollate del 40%. Una famiglia su tre non por- ta più i figli dal dentista, crescono le richieste di pagamenti dilazionati e il ricorso a prestiti. Ci si rivolge sem- pre più alle strutture pubbliche, or- mai al collasso, dal momento che su tutto il territorio nazionale operano 3.500 dentisti e 140 igienisti dentali. Al di là del volontariato, certamente un primo passo sarebbe garantire la detrazione dalle imposte delle spese dentistiche, proposta che è stata fat- ta da Andi nazionale, dal presidente Gianfranco Prada e da altri operatori. Alcune prestazioni odontoiatriche sono sempre state effettuate nel privato. Ipotizzando di farle passare nelle strutture pubbliche, quali a suo avviso potrebbero rientrare nei LEA? E in tal caso quali gli effetti sull’odontoiatria privata? Il primum movens è la volontà po- litica. O il Governo prende decisioni importanti o non vedo come sia pos- sibile venirne fuori. L’odontoiatria privata sarebbe disponibile a mette- re in campo una serie di terapie mi- ranti soprattutto alla prevenzione, in modo da garantire la salute orale, in particolare delle nuove generazioni. Ci sono poi classi sociali della popo- lazione particolarmente disagiate, come gli anziani, che possono essere aiutate per le terapie base e per quel- le protesiche. Bisogna capire quanto lo Stato e il Governo siano disponibili a trovare accordi per realizzare una sorta di mutua assistenza tra la libe- ra professione e la necessità dei citta- dini di potersi curare. Lei, come esperto e aggiornato sulla situazione odontoiatrica italiana, intravede soluzioni per compensare la carenza delle prestazioni di base? Alcune soluzioni sono state portate avanti in varie Regioni. Per esempio, la Lombardia unisce il pubblico al privato. Il pubblico ha messo a dispo- sizione alcuni reparti e strutture, con- venzionandosi con i privati, in modo che potessero accogliere la clientela privata e quella proveniente dall’ASL e la popolazione che avesse bisogno di terapie odontoiatriche a costo con- tenuto. Il problema di fondo è che al momento attuale le esperienze della Lombardia, in particolare quella del Niguarda di Milano, presentano an- cora punti interrogativi dal punto di vista amministrativo, gestionale e legale. Diciamo che realizzare que- sto tipo di connubio rimane compli- cato perché bisogna mettere a capo di queste strutture persone esperte nell’organizzazione di sistemi, nei quali l’unione tra pubblico e privato non è semplice. La situazione attuale è comunque estremamente dinami- ca. Questo è il momento in cui tutti quanti restiamo in attesa di decisioni dal mondo politico, fondamentali or- mai per traghettare il paese nel nuo- vo millennio. Intervista a cura di Patrizia Biancucci