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implants - international magazine of oral implantology

2_2013 09 _Applicazioni in implantologia Si possono adottare due tipi di soluzioni nel ripristino implantare della regione dei molari su- periori. La prima consiste nello sfruttamento delle zone ossee residue per posizionare un numero sufficiente di impianti ai fini di avere un numero di fixture in grado di sostenere una riabilitazione protesica posteriore. Abbiamo a nostra disposizione la zona tu- berositaria che sarà preparata a minima velocità di taratura con frese di diametro molto inferiori al diametro dell’impianto prescelto, i setti in- trasinusali che costituiscono solide zone di an- coraggio implantare e i volumi residui dell’osso mascellare valutati sugli esami a scansione e che, non necessariamente, sono compatibili con un’asse ideale degli impianti. Questa soluzione consente al chirurgo di proporre un trattamento senza chirurgia prelimi- nare e con tempi ridotti, ma crea un problema riguardo alla realizzazione della protesi finale in quanto non è sempre facile ripristinare perfetta- mente il parallelismo dei pilastri avvitati per una buona realizzazione della protesi (Fig. 11). In più, esiste una grande difficoltà di giusto posiziona- mento degli impianti in varie direzioni e l’utilizzo di una dima chirurgica sembra essere inevitabile. La seconda fa prevalere la corretta anatomia del mascellare affinché tutti gli impianti possa- no essere idealmente posizionati, con la giusta lunghezza e il diametro adeguato alla soluzione implantare prescelta. Tale soluzione ci porta sovente a procedere a due fasi chirurgiche: _ una prima chirurgia di rigenerazione dei volumi ossei persi (rialzo di seno mascel- lare, innesti a blocco, split crest); _ una seconda chirurgia dopo 6/9 mesi per l’inserimento delle fixture. Tale soluzione, nonostante più affidabile per i risultati finali e il management del manufatto protesico nel tempo, non è sempre accettata dai nostri pazienti o non dà a volte i risultati sperati in termine di rigenerazione pre-implantare. Il posizionamento di un impianto pterigoideo può, in certi casi, essere la soluzione alternativa alle due soluzioni precedenti. Come dimostrano la dissezione anatomica e gli esami radiologici, dobbiamo ricordare che la regione PPT è situata medialmente rispetto alla zona posteriore della tuberosità mascellare. L’orientamento dell’impianto dovrà tener conto dell’asse sagittale di preparazione che non potrà essere verticale, in quanto l’apertura del- la bocca non lo consente, e della direzione della zona PPT a partire della cresta alveolare, zona che dovrà essere impegnata con l’impianto per assicurarne la stabilità primaria. È ovvio che tale impianto presenta vari svan- taggi: _ asse difficilmente compatibile con la rea- lizzazione di un pilastro implantare; _ possibilità di interferire pericolosamente con l’arteria palatale discendente durante la preparazione del sito; _ necessario inserimento dell’estremità dell’impianto in una zona di inserzione muscolare. Tuttavia, e con le dovute precauzioni basate sia sulla conoscenza dell’anatomia che sull’inter- pretazione degli esami a scansione, gli impianti pterigoidei aiutano a risolvere molti casi (rifiuto di doppia chirurgia, fallimento di sinus-lift, im- pedimento di innesti in caso di patologie sinusali croniche). Gli impianti pterigoidei rimangono una solu- zione valida ma rara come lo sono gli impianti zigomatici. Fig. 8_Ematoma nella zona d’inserzione del muscolo buccinatore. Fig. 9_Zona del corpo adiposo della bocca sopra il muscolo zigomatico. Fig. 8 Fig. 9 special _ anatomia