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implants - international magazine of oral implantology

2_2013 03 editoriale _ implants Quale formazione in odontoiatria per quale odontoiatria nel futuro La realtà dell’offerta odontoiatrica nel nostro paese sta cambiando in maniera profonda. L’o- dontoiatria è al centro di interessi di business per molteplici gruppi industriali/finanziari che hanno puntato su questa branca della medicina per investire, pensando di poter ottenere facilmente rientri economici importanti. Uno dei punti di forza di questa invasione sul territorio di centri odontoiatrici su base industriale è l’utilizzo di giovani odontoiatri pagati a bassissimo costo orario, indipendentemen- te dalla prestazione eseguita. Il reperimento di questa forza lavoro è ovviamente sempre più facile, visto il panorama socio-economico difficile che sta influenzando tutte le attività lavorative e quelle professionali come la nostra. Un giovane laureato in odontoiatria, seppur in grado di eseguire presta- zioni di primo livello, non ha la forza, né economica né di immagine, di porsi sul mercato in maniera indipendente, a maggior ragione in questo periodo storico. Inoltre, in molti degli studi già avviati da tempo, che sino a poco tempo fa prevedevano l’utilizzo di neolaureati per esecuzioni di restaurativa e parodontologia non chirurgica, si è determinata la tendenza a fare a meno dei collaboratori, visto il calo medio di prestazioni. Oggi, sta finalmente maturando la convinzione della necessità di sinergie tra professionisti, visto che lo studio monoprofessionale è in via di fisiologica estinzione, per far posto a centri odontoiatrici multiprofessionali con competenze specifiche e di alto livello qualitativo. In questo percorso, il giovane neolaureato trova meno facilmente collocazione e, comunque, in maniera meno frequente. Di conseguenza, un ragazzo appena laureato, che non abbia parenti già odontoiatri che lo possano inserire nella realtà lavorativa, prende in seria considerazione le lusinghe di questi centri. Detto ciò, l’università cosa può e deve fare per dare certezze di lavoro ai giovani laureati? Io credo che un’ulteriore riflessione importante debba essere fatta sulle reali necessità in termini numerici di odontoiatri in rapporto alla popolazione. Certamente ciò è stato già in parte fatto, ma sono convinto che ancora si possa intervenire su questo aspetto. A maggior ragione, se pensiamo che ancora oggi non vi sia uniformità di preparazione clinico-pratica tra tutte le sedi universitarie. In termini formativi, inoltre, ritengo che sempre di più si debba pensare a strutturare l’odontoiatria come un percorso differenziato in pre-graduate – con al centro curriculum formativi relativi all’odontoiatria di base – e la strutturazione di percorsi formativi post laurea di specializzazione a numero molto ri- dotto, non limitati all’ortognatodonzia e alla chirugia orale, ma che diano spazio anche alla formazione specialistica in parodontologia e protesi. Il panorama odontoiatrico sarebbe così caratterizzato da un’odontoiatria di primo livello e da un’odontoiatria di secondo livello specialistica. D’altra parte, la crisi economica che si è sviluppata a livello globale dal 2007, e che perdura nel nostro paese dal 2008, non ha fatto registrare un calo di afflusso dei pazienti negli studi odontoiatrici in senso trasversale, ma al contrario si possono rilevare casi di strutture in cui si è evidenziata una tendenza opposta, ossia di crescita del numero dei pazienti. Questo significa che si è determinata una diversa distribuzione dei pazienti, che evidentemente scelgono secondo nuove motivazioni. Questo fenomeno è tipico dei mercati in cui la qualità dell’offerta è in grado di generare la domanda. Nello specifico dello studio odontoiatrico, questo significa che vi sono studi professionali in grado di offrire qualità dei servizi, valore delle prestazioni cliniche, e che sono in grado di comunicare con il paziente attraverso un dialogo moderno e olistico. _Eugenio Romeo Eugenio Romeo