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Dental Tribune Italian Edition

5Endo Tribune Italian Edition - Giugno 2013 Trends < pagina 4 La testa, il collo e il tronco non de- vono essere allontanati dalla linea mediana per più di 15°, l’angolo tra il tronco e le nostre gambe non deve superare i 105°. È possibile usare alcuni seggiolini particolari, che permettono di poggiare i gomiti e mantenere ferme le braccia, questa postura permette di lavorare ad alto ingrandimento senza dover essere concentrati sulla posizione ferma dello specchietto o dello strumento che stiamo usando. In sintesi: più appoggi abbiamo per la schiena, le braccia, le gambe e meno sarà stres- sante la seduta lavorativa. L’operatore non deve mai comunque staccare gli occhi dal microscopio e neanche le mani dal campo opera- torio, per questo è importantissimo l’ausilio del personale che gli è ac- canto, che lo assisterà passandogli nel giusto verso tutti gli strumenti e i materiali di cui ha bisogno, per non perdere il fuoco del campo operatorio e non dover sempre fare aggiustamenti del microscopio che portano via tempo e fatica. Il microscopio operatorio è l’unico mezzo che ci permette di lavorare usando ingrandimenti elevati pra- ticamente senza muovere la testa il collo e la schiena, una volta messo a fuoco il campo l’unica cosa da fare è operare. La posizione degli assistenti Il primo assistente Il primo assistente si trova nel setto- re III, alla sinistra dell’operatore. In questa posizione le sue possibilità di movimento sono abbastanza ridot- te (Fig. 7). L’assistente può lavorare in visione diretta (e quindi deve avere un com- pleto e libero accesso visivo e ma- nuale al campo operatorio) oppure con l’ausilio del monitor, posiziona- to di fronte, collegato alla telecame- ra del microscopio, o ancora meglio con i doppi oculari montati sul mi- croscopio stesso che permettono all’assistente di osservare sia il cam- po sia quello che stiamo facendo. Normalmente l’assistente si trova 15-20 cm più in alto rispetto all’o- peratore, il più vicino possibile allo schienale della poltrona. Le gambe del primo assistente do- vrebbero essere o a circa 45° rispetto la linea mediana, se opera in visione diretta, o come gli è più comodo, se interagisce con il monitor, conside- rato che potrebbe avere più spazio; da lì segue il posizionamento del suo strumentario. Può controllare la messa a fuoco del nostro campo o intrusioni visive, ad esempio l’aspi- ratore durante le riprese in diretta fatte con la telecamera o la macchi- na fotografica. I piedi d’appoggio debbono essere ben posizionati sull’anello rialzato del suo seggiolino, per evitare peri- colose perdite d’equilibrio e intru- sioni nel campo operatorio. All’inizio può apparire un po’ com- plicato, ma con il tempo tutto fun- zionerà come un orologio svizzero. Ovviamente, il primo assistente in- teragisce con l’aspiratore, la lampa- da fotopolimerizzatrice, la testata dell’apparecchio rx, assiste durante Fig. 9 - Campi di applicazione del microscopio. le sedute chirurgiche l’operatore, guida a volte il medico occupato al microscopio il passaggio da uno strumento all’altro nel campo ope- ratorio. Diventa, in sintesi, parte attiva dell’intervento che stiamo seguen- do e non semplice osservatore con un aspiratore in mano pronto ad interagire quando serve o quando glielo chiediamo. Il secondo assistente Alcuni interventi complessi, spe- cialmente in chirurgia e in implan- tologia, richiedono la presenza di un secondo assistente (Fig. 8). Questa situazione facilita molto il lavoro, dal momento che c’è una divisione dei compiti e diminuisce molto lo stress lavorativo, molte operazioni possono essere eseguite fuori cam- po e nessuno dei due operatori al microscopio perde il campo visivo dell’intervento. Il secondo assistente normalmente si posizione a ore 9, a destra dell’o- peratore, e come il primo assistente, lavora in visione diretta o segue il monitor. La posizione più consona è quella uguale e speculare rispetto al pri- mo assistente, sia dal punto di vista della posizione sia dal punto di vista ergonomico. Il secondo assistente interagisce con la preparazione dei materiali, il cambio degli strumenti, l’elimina- zione di ciò che non serve, la scelta e la consegna dello strumentario richiestogli, in quanto il primo assi- stente è occupato con noi nel lavoro a quattro mani, e, cosa importante, nella comunicazione verbale e ma- nuale con il prima assistente, che può ovviamente allontanarsi dal campo operativo quando è necessa- rio. Tutto questo richiede dedizione, concentrazione, affiatamento degli operatori che si tramuta sicuramen- te in un grosso affiatamento del team odontoiatrico, che ne giova si- curamente nel tempo; il lavoro con il microscopio operatorio resta la più grande specializzazione di grup- po nel lavoro odontoiatrico di tutti i giorni. Farlo diventare un’abitudine è il miglior regalo che possiamo fare a noi e ai nostri pazienti. Per quali discipline è più adatto il microscopio? Senza dubbio per tutte le discipline a 360° (Fig. 9). Diagnostica In questa fase delicatissima l’aiu- to degli ingrandimenti è fonda- mentale. Il controllo della cavità, i sottofondi, la stratificazione degli adesivi, il riscontro di piccole infil- trazioni marginali che ci riservano belle sorprese, ma che riusciamo a intercettare con l’uso degli ingran- dimenti (Figg. 10, 11). Igiene Anche in questa situazione una vi- sione più ingrandita facilita i com- piti, specialmente per i sondaggi e per la rilevazione di tartaro sotto- gengivale (Figg. 12, 13). Endodonzia Una delle branche che beneficia- no di più dell’uso del microscopio è l’endodonzia, in tutte le sue fasi: dall’apertura della camera pulpare, alla chiusura dei canali preparati con le attuali diverse tecniche. L’apertura della camera pulpare, ad esempio, è una fase delicatissima della terapia endodontica: infatti si vanno a ricercare tutti gli imbocchi dei canali radicolari e a studiare l’a- natomia camerale, che è diversa da Fig. 10 - Infiltrazione marginale dell’otturazione. Fig. 11 - Cavità e posizionamento sottofondo. Fig. 12 - Controllo igiene. Fig. 13 - Sondaggio. Fig. 14 - Calcificazione camerale rimossa. Fig. 15 - Caso finito. paziente a paziente, in quanto pos- siamo reperire un numero di canali accessori al di fuori della norma. A volte possiano incontrare proble- mi durante l’apertura di denti con camera calcificata, in questi casi i più piccoli segni della presenza dei canali possono essere verificati solo con gli ingrandimenti e un ottima illuminazione (Figg. 14, 15). Con l’ausilio di una buona visione e degli ultrasuoni riusciamo a rimuo- vere le calcificazioni, gli strumenti fratturati, possiamo riaprire canali ostruiti, riparare perforazioni e di- rettamente controllare la pulizia dell’apice a fine intervento (Figg. 16, 17). Verificare in visione diretta la chiusura endodontica (Figg. 18-20). Grandi i vantaggi in chirurgia endodontica La chirurgia conservativa Grazie al microscopio è possibile eseguire il controllo delle prepa- razioni e dei margini (Figg. 21-23), l’applicazione degli adesivi, la stra- tificazione e lucidatura dei compo- siti, di fasi particolari come l’uso di sottofondi o l’incappucciamento con MTA (Figg. 24, 25). La chirurgia e la parodontologia Eseguire un lembo sotto ingrandi- mento è un indiscusso vantaggio, come poter usare fili di sutura mol- to sottili che facilitano le guarigioni (Figg. 26-28). > pagina 7 Fig. 16 - Canale calcificato. Fig. 17 - Controllo dell’apice. Fig. 18 - Rx diagnostica. Fig. 19 - Controllo intraoperatorio.