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Dental Tribune Italian Edition

4 Endo Tribune Italian Edition - Giugno 2013Trends < pagina 3 La luce fredda Genera circa 250.000 lux con una il- luminazione a fibra ottica. Il gruppo delle lampade è all’interno del brac- cio e quindi il calore è lontano dalla testata che risulta essere appunto fredda. Ha una temperatura vicina ai 5500 °K. Oggi possiamo disporre di altre innovazioni quali le luci a led, allo xenon o metal hide, che of- frono una potenza decisamente ele- vata.In sintesi: più ingrandimento, più luce, percezione visiva completa significano maggiore precisione che viene tradotta con una minore pos- sibilità di incorrere nell’errore e di conseguenza nell’insuccesso. Non da ultimo, importantissimo è poter lavorare seduti e con una corretta postura della schiena, come vedre- mo più avanti. Come è fatto un microscopio (Fig. 1)? Gli oculari Debbono essere sicuramente mon- tati su portaoculari inclinabili 0-180/270°, per poter essere orien- tati nella maniera più conveniente durante un intervento operativo. I più usati comunemente sono il 10x ed il 12,5x. L’unità di ingrandimento Ha caratteristiche diverse a secondo delle case costruttrici, ma è il cuore degli ingrandimenti, da qui possia- mo regolare il valore più consono dell’ingrandimento, come già ripor- tato sopra. Obiettivo Vengono inseriti nella parte inferio- re della testata e sono classificati in base alla distanza di lavoro espressa in millimetri (corrispondente alla distanza di lavoro che impongono durante le fasi operative). Quelli più usati sono: 200 mm, 250 mm, 275 mm, 300 mm, 400 mm. La qualità delle lenti è, ovvio, importantissima per non affaticare la vista dell’ope- ratore durante sedute di lavoro che a volte sono lunghe. Le migliori len- ti sono quelle apocromatiche. Unità d’illuminazione Se ne è parlato diffusamente sopra. Una delle peculiarità del microsco- pio è quella di poter documentare i casi in trattamento attraverso foto o filmati, a seconda del tipo di attrez- zatura che abbiamo a disposizione, assumendo così un’importanza pe- culiare dal punto di vista medico- legale. Tutto questo è possibile attra- verso l’utilizzo dei partitori ottici. I partitori ottici Sono posizionati tra gli oculari e la testata e permettono di deviare uno o entrambi i canali ottici, tramite un prisma riflettente, e portare a una macchina fotografica, o a una telecamera, l’immagine ripresa dall’obbiettivo. Questa è la configu- razione standard consigliata (Fig. 2). Abbiamo varie modalità d’installa- zione del microscopio in studio: a. su stativo, b. a parete, c. a soffitto. Nel primo caso avremo un’apparec- chiatura facilmente trasportabile da uno studio all’altro, ma decisa- mente ingombrante, anche se ulti- mamente è diminuita abbastanza la grandezza della base d’appoggio di Fig. 1 - Schema di base. Fig. 2 - Configurazione standard. alcuni tipi di microscopio. Nel secondo, quello installato a parete, viceversa, avremo minor ingombro ma, posizionando l’appa- recchio alla sinistra dell’operatore, interferirà con il lavoro dell’assi- stente che come vedremo è fonda- mentale durante le fasi operative. Il terzo, posizionato a soffitto, è quello più ergonomico, poiché non invade gli spazi a riposo e non in- gombra l’area operativa durante il lavoro (Figg. 3, 4). Uso ergonomico del microscopio operatorio Una volta arrivato e montato il mi- croscopio nel nostro studio, c’è bi- sogno di un periodo di training da parte di tutto il team odontoiatrico (Fig. 5). Nell’uso ottimale del mi- croscopio sono sempre impegnate quattro o sei mani, e tre o quattro persone: paziente, operatore e uno o due assistenti. Normalmente la posizione dell’ope- ratore è obbligata (dovuta al miglior angolo d’osservazione del campo operatorio), intorno a lui in deter- minate posizioni operano uno o due assistenti. La giusta disposizione degli opera- tori deve seguire regole il più possi- bile ergonomiche, per diminuire al massimo tutti gli stress posturali e visivi durante la seduta di lavoro. Tutti debbono stare comodi, tutti debbono vedere bene Una volta che poniamo gli occhi sul microscopio il nostro campo visivo diminuisce notevolmente, la comu- nicazione con il personale assisten- te diventa verbale ed anche manua- le, a piccoli gesti, cosa che impone un periodo di training iniziale di circa tre-sei mesi, che porta poi a un maggiore affiatamento di tutto il team operatorio anche durante interventi di routine. La posizione del paziente Normalmente la posizione del pa- ziente è supina: il naso del paziente è in linea con le ginocchia dell’o- peratore, testa poggiata sul pog- giatesta (per le sedute più lunghe, possiamo aiutarci con un classico cuscinetto ad aria come quelli usati per viaggiare in aereo), corpo diste- so e il più possibile rilassato sulla poltrona, lasciandogli comunque scegliere la posizione delle gambe che preferisce, compatibile con il nostro posizionamento sul campo di osservazione, braccia lungo il corpo oppure poggiate sul petto o sull’addome. È fondamentale che il paziente si senta comodo durante una seduta, anche se lunga, e dal punto di vista dell’ergonomia del lavoro, la posizione supina è la più adatta per il paziente (comodità) e per l’operatore (postura). Fig. 3 - Stativo. Fig. 4 - Soffitto. Fig. 5 - Posizionamento standard. Fig. 6 - Posizione del paziente e dell’operatore. La posizione dell’operatore Normalmente lavoriamo seduti di fronte ai nostri oculari (Fig. 6). > pagina 5 Fig. 7 - Posizione del primo assistente. Fig. 8 - Posizione del secondo assistente.