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Lab Tribune Italian Edition

8 Lab Tribune Italian Edition - Maggio 2013L’intervista Lab Tribune visita il “G. Plana” di Torino < pagina 2 Professor Francavilla, lei è laureato in Lettere; oggi, il dirigente scolastico di istituti a indirizzo tecnico non è necessariamente formato in materie tecniche. Questo può essere considerato un limite? Oggi non è più considerata necessaria, da parte del dirigente scolastico, una competenza nelle materie di indirizzo professionale. Si è delineato questo nuovo profilo perché il dirigente è sempre di più un manager, anche se in molti casi avere delle competenze sull’indirizzo della scuola po- trebbe essere utile. Ci sono luci e ombre; l’aspetto positivo è quello di possedere delle competenze più generali. In strutture complesse, in istituti che includono al loro interno più indirizzi scolastici, come nel caso della nostra scuola, il preside è più una figura super partes, che cerca di contempera- re le diverse esigenze. Professor Grasso, ci racconta qualcosa della materia che insegna? La gnatologia fornisce le basi teoriche per la re- alizzazione delle protesi dentali. Storicamente è considerata una disciplina astratta, e per certi versi “filosofica”, dell’odontoiatria, m a a torto; in realtà è strettamente connessa con le scienze dei materiali dentali e con le attività di laboratorio, perciò sottolineo sempre il valore pratico della gnatologia. Per questo, con i colleghi delle altre discipline specifiche stimoliamo i ragazzi, soprat- tutto quelli del IV e V anno, ad acquisire una visio- ne di insieme del proprio lavoro. Ogni scuola ha un proprio programma scolastico da seguire? Francavilla: Esiste una programmazione definita a livello nazionale, a cui è necessario attenersi. Quello che ogni istituto può decidere, però, è la gestione dello sviluppo dei programmi, sceglien- do di inserirli nel piano scolastico di un anno op- pure di un altro, privilegiando alcuni argomenti rispetto ad altri. All’interno del programma, quanto incide la formazione pratica, svolta in laboratorio? Tarozzo: Direi molto poco. Essa si riduce a 4 ore per il primo e il secondo anno, 7 ore in terza e in quarta e 8 ore nell’ultimo anno. Sono decisamen- te inferiori rispetto al passato: quando mi diplo- mai io, le ore erano quasi il doppio. Francavilla: Io credo che l’offerta formativa per tutti gli indirizzi professionali sia stata sostan- zialmente impoverita dalla riforma fatta tre anni fa, dal momento che sono state ridotte le ore dedicate alla pratica, soprattutto se si tiene conto del fatto che per gli studenti che termi- nano questo percorso di studi è previsto un in- serimento professionale pressoché immediato. Grasso: Siamo accorpati al settore industriale, ma abbiamo delle regole completamente diver- se da loro. L’idea non è assimilabile. L’industriale può permettere una formazione sul campo che conta su molte risorse umane, mentre i labora- tori odontotecnici più grandi contano da uno a dieci collaboratori e non vi è il tempo necessario per fare formazione specifica. Da un lato, le ore di esercitazioni pratiche sono sempre meno a scuo- la e, dall’altro, le aspettative dei laboratori sono superiori a prima: tutto questo crea problemi di inserimento del diplomato nel mondo del lavoro. Sono previste materie di gestione del laboratorio, di management, ovvero su come condurre la propria azienda? In questo momento è prevista solo la materia di diritto commerciale, che si studia al quinto anno di corso. Non potrebbe essere utile per un giovane conoscere e approfondire le modalità di conduzione di un’azienda? Sì certo, ma ora non c’è questa possibilità. Nella vostra scuola storica avete qualche progetto particolare o sperimentale? Tarozzo: Negli ultimi due anni stiamo pun- tando sul CAD/CAM, cercando di fornire un’informazione più pratica sulla gestione del software. I ragazzi sono interessati? Tarozzo: Da un lato sono molto interessati e incuriositi, ma per al- cuni aspetti sono anche impauriti. Temono che il CAD/CAM possa por- tare loro via dello spa- zio di lavoro. Alcuni ragazzi sono spaventati dalla possibilità di non poter più modellare. Pensano che la tecnologia e il mouse tolga posti di lavoro. Noi cerchiamo di far capire loro che, al contrario di quello che possono pensare, questo è un settore nuovo e importante che, anzi, può incrementare il lavoro. A tal proposito abbiamo fatto anche un mini stage in collaborazione con l’azienda Sirona. Francavilla: In realtà, avendo seguito per anni un progettonelsettoredellarobotica,ritengo–come è appunto accaduto in Piemonte proprio in que- sto settore, grazie al quale sono stati creati 12.000 posti di lavoro – che la capacità di innovarsi e le tecnologie possano creare diverse e nuove op- portunità. Bisogna però sapersi riorientrare nella nuova realtà. Quindi, non sarebbe possibile inserire questa materia già dall’inizio del percorso scolastico? Potrebbe far capire meglio ai ragazzi che il lavoro si può fare anche a distanza… Tarozzo: Giusto, ma tenga presente che facciamo solo 4 ore di laboratorio. Potremmo magari pun- tare, per il futuro, sullo stage per approfondire l’argomento. Per esempio, quest’anno abbiamo organizzato uno stage per le classi quarte, di 66 ore oltre l’orario canonico, con esperti esterni sull’ortondonzia. Con le quinte, invece, abbiamo visto il CAD/CAM dentale e approfondito la cera- mica dentale con degli esperti. Tutto ciò rappre- senta una possibilità per i ragazzi di mettersi in vista con questi esperti ed eventualmente farsi segnalare ad alcune aziende. Sono stati svolti stage presso aziende artigianali? Purtroppo ci siamo scontrati con i numeri. Le re- altà aziendali sono piccole e i ragazzi troppi. Le aziende disponibili sono poche e non ci stiamo con i tempi. Non potrebbe essere interessante uno stage presso aziende produttrici? Certo, ma in Piemonte, per esempio, non ci sono aziendeproduttrici.Fermarel’attivitàscolasticae svolgere tutto il programma non è facile. Preside, cosa si aspettano questi ragazzi iscritti alla scuola odontotecnica? Credo che si aspettino di acquisire delle buone competenze per poter svolgere una professione mirata. Chi sceglie il percorso di studi per odon- totecnico, oppure per ottico, si mette nella pro- spettiva di andare a lavorare in questo specifico settore, anche se a livelli diversi. Ha un bersaglio abbastanza definito e ristretto. Qual è il feedback? Tarozzo: Io parlo molto di questo con i ragazzi. In realtà alcuni hanno l’obiettivo di svolgere questa professione, altri frequentano l’indirizzo in ma- niera propedeutica al percorso universitario di Odontoiatria. Ma il test d’ingresso è davvero mol- to incentrato sulla formazione liceale. Francavilla: In realtà questo percorso sarebbe an- che coerente: un tempo era prassi frequente. Le basi dell’odontontecnica potrebbero essere utili, infatti, in odontoiatria. Ci sono anche delle ragazze iscritte? Certo, le studentesse rappresentano il 50% degli iscritti alla nostra scuola. E proseguono con otti- mi risultati e addirittura, in alcuni casi, superiori a quelli dei ragazzi. E come se la cavano con la manualità? È una qualità ottima nelle ragazze: sono accurate e precise. Nel digitale? Qualcuno sostiene che le ragazze potrebbero essere molto ben predisposte e potrebbe crescere il numero di donne in questo settore. Non abbiamo ancora esperienza in merito, aven- do appena iniziato a trattare il digitale. Le ragazze potrebbero essere impressionate dalla gestione del laboratorio? Per lo più diventano in effetti dei dipendenti. Poi ci sono anche delle titolari di studio. Abbiamo un esempio di un’ex alunna del Plana che ha aperto un laboratorio proprio. Per quanto riguarda la comunicazione del team, viene fatto cenno a questo argomento durante le lezioni? Grasso: Lo faccio sporadicamente e a titolo perso- nale, ma non è materia di studio. Vi ponete il problema, per il futuro, di insegnare e approfondire questa materia? Francavilla: Le sue domande sono interessanti e i suoi suggerimenti utili. Ma il nostro problema è che ci muoviamo tra le dieci e le dodici materie, con molta parcellizzazione delle ore di insegna- mento. Il rapporto docente-alunno diventa anche meno significativo con questa parcellizzazione: il docente non può diventare un maestro che in- segna qualcosa in più, il rapporto risulta piutto- sto debole. Servirebbe poi un maggiore margine di autonomia delle scuole: ogni scuola potrebbe pensare a un proprio curriculum. Ma in realtà è un’autonomia limitata e teorica. Sarebbe interessante introdurre una laurea triennale per approfondire il percorso della Scuola di odontontotecnico? Grasso: Sono molto pessimista in proposito. In re- altà non si fa che rinviare e rendere problematico l’inserimento nel mondo del lavoro. Francavilla: Prolungare con le stesse logiche fini- rebbe solo per “diluire” il percorso formativo, an- dando contro i sistemi europei, dove il diploma si consegue a 18 anni. Bisognerebbe piuttosto arric- chire in senso professionalizzante il percorso già esistente. In quale modo? Costruendo meglio il curriculum, guardando all’obiettivo di chi vogliamo formare. Oggi invece lapartecomunedimaterieètroppoaccentuataa discapito del percorso formativo specifico. Tutto è stato più standardizzato per ovvie ragioni di spe- sa, ma impoverendo così la formazione specifica equalificante.L’orariocomplessivoèstatoridotto, e in particolare sono state ridotte le ore di labora- torio, perché risultano essere le più costose, come quelle con la compresenza di due insegnanti che permettevano delle attività diversificate, ma che ora sono state eliminate. Grasso: Siamo al vorrei ma non posso… Francavilla: Mi sento come l’oste che parla del proprio vino, ma devo dire che in questa scuola, decisamente vivace, si fa molto grazie agli inse- gnanti, che cercano di dar vita a diversi progetti per arricchire l’offerta formativa. Tarozzo: Per fare un esempio, c’è il Progetto “Pro- tesi gratuita”, che seguiamo da 6 o 7 anni. Un nostro collega di laboratorio, insieme a una o due classi di quinta, collabora con il centro “X”, realizzando delle protesi per una serie di persone; come scuola abbiamo chiesto tutte le autoriz- zazioni necessarie. Questa è una possibilità per i ragazzi di vedere dei lavori concreti che arrivano dall’esterno. Penso sia una esperienza fortemente motivante e responsabilizzante. Francavilla: Gli studenti sanno che queste prote- si devono essere certificate e finiscono davvero nelle bocche dei pazienti. Alcuni di questi ragazzi seguono la parte tecnica e altri la parte ammini- strativa, quindi svolgono un’attività paragonabi- le a una vera e propria gestione del laboratorio. Quanti anni ha questo istituto? È un edificio del 1926. Ospita i corsi professionali per odontotecnici dagli anni Sessanta. Quanti studenti? Francavilla: Al momento, nell’indirizzo odonto- tecnico sono 447. Il 30% circa sono stranieri e circa la metà sono ragazze. Negli istituti professionali la percentuale minima di stranieri ruota intorno al 20-25%. Tarozzo: Molti ragazzi stranieri ottengono ottimi risultati scolastici. Grasso: Ultimamente si sta facendo strada l’idea di studiare qui per poi tornare nel paese d’origine, aprendo sul posto, poi, un laboratorio, spesso di successo. Francavilla: Il livello formativo degli istituti pro- fessionali non gode in Italia di grande considera- zione ma, nonostante tutti i problemi all’estero, le scuole professionali italiane sono riconosciute come valide. Ad esempio, alcuni allievi della no- stra rete di scuole per la robotica, impegnati in un concorso mondiale, sono arrivati ai primi posti. Molte realtà, nonostante le difficoltà, sono all’al- tezza della situazione, e questa scuola, questo in- dirizzo, lo è certamente. Oltretutto gli istituti con indirizzi molto speciali- stici normalmente annoverano studenti più mo- tivati e selezionati. Patrizia Gatto I professori Grasso, Francavilla e Tarozzo.