Please activate JavaScript!
Please install Adobe Flash Player, click here for download

Lab Tribune Italian Edition

11Lab Tribune Italian Edition - Maggio 2013 Teknoscienza < pagina 10 L’innovazione dei restauri proget- tati digitalmente implica che alcu- ne procedure meccaniche e inda- ginose (per esempio, la ceratura, la messa in rivestimento, la fusione e la pressione), previste dalla re- alizzazione convenzionale di un restauro, siano essenzialmente au- tomatizzate. Il dentista e il tecnico hanno un metodo preciso ed efficace per realizzare restauri funzionali. Per ciascun paziente, nel software di progettazione viene creato un file. L’operatore può inserire il nome del paziente o il numero identi- ficativo e scegliere il numero del dente da trattare. Ogni restauro pianificato viene controllato (per esempio, corona totale, faccetta, inlay e onlay). Infi- ne, ulteriori preferenze includono la scelta del materiale e della tinta preferita. I default di sistema che possono essere impostati in anticipo o mo- dificati per ciascun paziente sono la precisione dei contatti, l’inten- sità del contatto occlusale e il die spacer virtuale, che determina la precisione interna del restauro fi- nale al moncone/preparazione. Tutte queste informazioni pos- sono essere immesse prima del trattamento o modificate in qua- lunque momento, se l’effettivo trattamento differisce da quello pianificato. Quando le immagini della pre- parazione, dei restauri provviso- ri e della dentizione antagonista vengono acquisite, il computer ha tutte le informazioni necessarie per preparare i modelli di lavoro e il modello di preparazione e degli antagonisti. L’effettivo modello 3D virtuale viene quindi rappresen- tato sullo schermo e può essere ruotato e visualizzato da ogni pro- spettiva (Fig. 8). Nel progettare il restauro, il primo passaggio deve essere quello di definire digitalmente i parame- tri del restauro finale. Questo si ottiene utilizzando i denti adia- centi e antagonisti per le aree di contatto interprossimale e, infine, i margini gengivali della prepara- zione. Usando come base l’input e il dettaglio anatomico adiacente, il software posizionerà i restauri nella posizione corretta, ma non in quella clinicamente ideale. A questo punto, l’operatore si af- fida alla propria conoscenza di forma e funzione e all’esperienza nel riposizionare e contornare il restauro. Dopo aver regolato la po- sizione e la rotazione della corona, l’applicazione software automati- ca dell’occlusione rimodificherà ogni cresta triangolare e punta cuspidale – e i contorni del restau- ro, i contatti e le creste marginali – utilizzando le preferenze e le in- formazioni della registrazione del morso. Il restauro virtuale adatta tutti i parametri in relazione alla nuo- va posizione. Istantaneamente, la posizione e l’intensità di ciascun punto di contatto vengono illu- strate graficamente in una mappa colorata in cui è possibile modifi- carle facilmente in base alle prefe- renze dell’operatore e del clinico. Mediante una varietà di strumenti virtuali per modellazione e cera- tura, sono possibili l’individualiz- zazione e la resa artistica. Questi strumenti possono essere utiliz- zati per modificare l’anatomia oc- clusale, le preferenze e i contorni, riflettendo gli effettivi metodi di laboratorio. Ciascuna fase del processo viene aggiornata sullo schermo; quindi, l’effetto di ogni modifica è im- mediatamente visibile. Per que- sto caso, per la progettazione del restauro sono stati caricati nel computer tre file. Scansioni delle preparazioni, restauri provvisori e dentizione antagonista sono stati uniti per formare un file compo- sito che rappresenta con precisio- ne la situazione orale del paziente (Fig. 9). Una volta che i restauri virtuali finali sono stati completamente progettati (Fig. 10), la camera di fresaggio con la tinta predetermi- nata, l’opacità e la dimensione del blocco IPS e.max vengono carica- te, viene premuto un tasto sullo schermo e in breve tempo viene prodotta un’esatta replica del de- sign in ceramica. Le ceramiche vetrose sono catalo- gate secondo la loro composizione chimica e/o applicazione. Il disili- cato di litio IPS e.max è composto da quarzo, ossido di litio, ossido di fosforo, allumina, ossido di potas- sio e altri componenti7 . Queste polveri sono combinate per realizzare una miscela di ve- tro, che viene colata in uno stampo di metallo, dove si raffredda fino a quando raggiunge una temperatu- ra specifica alla quale non avvie- ne alcuna deformazione. Questo metodo porta a difetti minimi e a un miglior controllo della qualità (grazie alla traslucenza del vetro). I blocchetti o lingotti vengono ge- nerati in un lotto, sulla base della tinta e della dimensione dei mate- riali. Grazie alla bassa espansione termica che risulta dal processo produttivo, viene prodotta una vetroceramica a elevata resistenza termica e agli shock. Successiva- mente, i blocchetti vengono lavo- rati mediante procedure di fresa- tura CAD/CAM o con tecniche di pressatura a caldo a cera persa (IPS e.max Press; Fig. 11). Il blocchetto IPS e.max CAD blue si basa sulla cristallizzazione a due fasi: un processo a doppia nuclea- zione controllata, in cui la prima fase include la precipitazione dei cristalli di metasilicato di litio. In base alla quantità del colorante aggiunto, la vetroceramica che ne risulta mostra un colore blu. Fig. 15 - Restauro anteriore e.max cutback fresato, nella fase finale cristallizzata microstratificasta e glasata. Fig. 14 - Restauro anteriore e.max cutback, nella fase blu. Figg. 16-18 - Sezione anteriore superiore restaurata con restauri e.max progettati e fresati al CAD/CAM, con tecnica di microstratificazione per l’estetica. Questa ceramica ha caratteristi- che di lavorabilità superiore per la fresatura. Dopo la fresatura, si esegue una seconda lavorazione a caldo in un forno per ceramica a circa 850 °C, alla cui temperatura il metasilica- to si dissolve e il disilicato di litio cristallizza. Questo porta a una vetroceramica a grana fine con un volume cristal- lino del 70% incorporato in una matrice vetrosa. Con due tipi di cristalli e due mi- crostrutture durante la lavora- zione, il materiale IPS e.max CAD dimostra proprietà distintive du- rante ciascuna fase. La struttura cristallina intermedia del metasi- licato di litio promuove una fre- satura semplice, senza eccessiva usura e mantenendo elevate tolle- ranze e integrità marginale. Nella fase blu, la vetroceramica contiene circa un volume pari al 40% di cristalli di metasilicato di litio di circa 0,5 μm. La microstrut- tura della fase finale di disilicato di litio dà al restauro le sue qualità meccaniche ed estetiche superiori. In questa fase, la vetroceramica contiene circa un volume pari a circa il 70% di cristalli di disilicato di litio, di circa 1,5 μm di volume (Figg. 12-15). La procedura di laboratorio Una volta progettato e fresato, i re- stauri in ceramica IPS e.max ven- gono preparati per le modifiche estetiche finali. Dopo aver rimosso i residui della fresatura, il tecnico definisce la texture di superficie e l’anatomia occlusale con frese diamantate e al carburo, evitando accuratamen- te qualunque alterazione ai con- tatti occlusali e interprossimali perfezionati. Successivamente, i restauri vengono risciacquati per rimuovere i detriti in superficie e asciugati. Poi, i restauri blu fresati vengono inseriti in un forno per ceramica convenzionale per il pro- cesso di cristallizzazione. Questi restauri sono stati proget- tati digitalmente con un design a cutback incisale, che permetterà una minima applicazione di ce- ramica traslucente per imitare gli effetti incisali che si trovano in natura. Rifiniti alla forma anato- mica finale, i restauri vengono ul- teriormente migliorati dal punto di vista estetico tramite una lieve colorazione e una glasura. Applicazione dei restauri Successivamente, sulle superfici interne dei restauri glasati è stato applicato acido idrofluoridrico al 5% (IPS Ceramic Etching Gel, Ivo- clar Vivadent) per 30 secondi. Poi, i restauri sono stati sciacquati e asciugati. È stato poi applicato un agente silano (Monobond-S, Ivo- clar Vivadent), che è stato appli- cato per un minuto sulle superfici interne, per poi asciugare con aria. Per la cementazione finale, è sta- to usato Variolink Veneer (Ivoclar Vivadent). Dopo aver rimosso l’ec- cesso di cemento, è stata eseguita la fotopolimerizzazione finale. I contatti occlusali sono stati con- trollati ed è stato confermato il percorso di escursione. Grazie alla corretta acquisizione delle infor- mazioni della registrazione del morso e al loro allineamento, è stato necessario eseguire solo mi- nime modifiche. Conclusioni IPS e.max è più di un’opzione pro- tesica. I clinici e i tecnici ora hanno un nuovo materiale con cui realiz- zare restauri anteriori e posteriori. Con quattro diverse opacità o tra- slucenze disponibili, in un restau- ro si possono eseguire diverse op- zioni estetiche creative. I clinici e i loro ceramisti ora han- no l’opportunità di offrire ai pa- zienti restauri più creativi (Figg. 16-18). La bibliografia è disponibile presso l’Editore. LEE CuLP, Chief Technology Offi- cer, Microdental Laboratory, Du- blin, California PRoF EdwARd A. MCLAREn, Profes- sor, Founder and Director, UCLA Post Graduate Es- thetics; Director, UCLA Center for Esthetic Dentistry, Los Angeles, Cali- fornia autori