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Dental Tribune Italian Edition

16 Dental Tribune Italian Edition - Maggio 2013Speciale Giovani La professione? Meglio da consulente o dipendente Gli studenti di Odontoiatria la pensano così Illustrato in dettaglio da Roberto Callioni, past president Andi e responsabile dell’Ufficio Stu- di , il sondaggio online sui giovani studenti di Odontoiatria in Italia a cura di Aiso, Andi e Col- legio dei Docenti per conoscere le aspettative dei futuri dentisti, presentato al Congresso del Collegio Docenti di Roma, fornisce uno spacca- to eloquente di chi sono e da dove provengono i futuri dentisti di domani. Gianfranco Prada l’ha presentato nell’ambito della sessione dedicata alla “Professione che verrà” ricordando da un lato la crescente attenzione dell’Andi per i giova- ni e la manifestazione unitaria protesta degli (e con gli ) studenti di odontoiatria contro l’istitu- zione dell’Università Pessoa. Obiettivo dichiarato della ricerca statistica, ha sottolineato il presidente Andi, è cercare di ca- pire in che modo i giovani si accostino alla pro- fessione, quali siano le loro aspettative a fronte delle attuali concrete possibilità d’ingresso nel mondo del lavoro. Realizzata su una base di 58,6% uomini e 41,4% donne intervistati, la ricerca copre tutta l’area geografica nazionale (35% Nord, 21% Centro e 43% Sud e isole), con una prevedibile provenienza scolastica dal li- ceo scientifico (62%). Più che prevedibile anche l’origine universitaria pubblica degli intervi- stati, essendo la quasi totalità (97,7%) iscritti a una università statale. Il che significa – ha sot- tolineato Callioni – un onere quasi totalmente a carico della collettività. Altre cifre indicative: poco meno della metà (circa il 40%) vanta un genitore e/o un parente già impegnato come dentista,maoltreil50%nonhalegamifamiliari con la professione. La spesa di mantenimento di uno studente si aggira su una media di 6.500 euro all’anno, il 30% vive fuori, una percentua- le minore è costretta a fare il pendolare. Quasi tutti (90%) hanno superato regolarmente il test di ammissione, solo un 10% è stato ammesso su provvedimento del giudice. Se la metà riesce su- bito a entrare in facoltà, altri (30%) ce la fanno dopo un anno, e un altro 18% al secondo tentati- vo. Cifre che danno in parte la misura delle ben note difficoltà di accesso. Sulla motivazione che spinge il giovane a sce- gliere, il 62% risponde di averlo fatto perché tale opzione avrebbe potuto dargli più soddisfazioni professionali reagendo con un no (83%) dinanzi all’opzione di abbandonare Odontoiatria in fa- vore di Medicina. Anche se a una domanda suc- cessiva sulla soddisfazione del percorso di studi intrapreso, si contrappone la non completa sod- disfazione di circa la metà (53,4%) sulla pratica ricevuta, mentre il 32,2% è soddisfatto, ma sa che dovrà frequentare corsi di specializza- zione dopo la laurea per essere in grado di eser- citare al meglio la professione. Alla do- manda fondamentale «secondo quali modalità pensi di poter entrare nella professione e avviare la tua car- riera», la metà degli intervistati decide che «collaborerà da libero professionista con al- tri professionisti nei loro studi», mentre circa il 10% cercherà di trovare uno studio dove lavora- re come dipendente e il 5,7% ambisce a lavorare in un ambulatorio pubblico. C’è anche una minima percentuale (1,1%) che aspira a entrare in una catena, come Vitaldent [ignorando forse che l’accesso è subordinato a una precisa esperienza professionale o all’iscri- zione alla cassa integrazione, NdA]. Solamente il 18,4% pensa di aprire subito lo studio, pur con- sapevole(il58%)chelaformazioneuniversitaria è insufficiente a gestirlo. Una percentuale che fa esclamare a Callioni «la metamorfosi della professione sta tutta qui!». Diversamente infatti da quanto è av- venuto in un passato neanche tanto remoto, il futuro dentista non vuole più fare l’impren- ditore, né il burocrate, ma diventare un dipendente con tutte le sicurezze che tale status com- porterebbe (visto che anche lì alcune certezze sono venute meno), rendendosi quindi del tutto simile ad altri professionisti. Il cambio di men- talità epocale che scaturisce, in parte, dalla crisi e dalla diffusa consapevolezza (l’83%) del dra- stico calo dei pazienti. Ma c’è un altro segnale emblematico della nuova consapevolezza degli studenti ed è la propensione a trasferirsi all’e- stero: il 40% lo farebbe sicuramente e un altro 42% solo se, rimanendo in Italia, non si riuscisse a lavorare bene e con ragionevole profitto. Dental Tribune Formazione e aggiornamento negli Usa: Tampa e Buffalo fanno scuola Com’è nata l’idea di un poster da presentare all’Annual Meeting of Academy of Osseointegration, edizione 2012, svoltosi a Tampa in Florida? Nell’anno accademico 2011-’12 ho frequentato un Master di II livello in Implantoprotesi coordinato dal prof. Ugo Covani. Per la tesi finale del ma- ster ho scelto di redigere un lavoro sperimentale, di ricerca, in cui sono stata affiancata dal prof. Antonio Ba- rone. Una volta discussa la tesi, Baro- ne mi ha suggerito di trasformare il lavoro in un poster da presentare al Congresso di Tampa, idea che ho ac- colto con molto piacere. Così sono vo- lata in Florida e sono diventata socio ordinario dell’Academy of Osseointe- gration. Quale il tema del poster? Il poster descrive la valutazione isto- logica e istomorfometrica della pre- servazione di cresta alveolare con tecnica flapless o con tecnica tradi- zionale con lembo. Ha riscontrato differenze rispetto ai congressi cui partecipa normalmente in Italia? Il Congresso era molto ben organiz- zato. I lavori iniziavano presto (intor- no alle 8.30) e i tempi del programma rispettati. Era disponibile un’app gra- tuita del Congresso con la quale era semplice consultare il programma, la dislocazione delle sale e gli eventi correlati. Inoltre, negli hotel situati intorno al Convention Center, com- preso quello dove alloggiavo io, vi era una persona dedicata all’accoglien- za dei partecipanti, per fornire indi- cazioni su come muoversi in città e consigli sui ristoranti della zona. Nell’agosto 2012 lei ha frequentato anche un corso avanzato di anatomia e implantologia su cadavere a Buffalo, organizzato dal prof. Covani. Come era strutturato? Il corso è durato sette giorni. Le gior- nate erano ripartite in una parte introduttiva teorica (2 ore circa), se- guita da una pratica, fino alle 16.00, organizzata in gruppi di tre persone più un tutor, col quale si lavorava su cadavere. L’esperienza è stata molto interessan- te, all’inizio di forte impatto. E grazie ai gruppi ridotti (sempre gli stessi per l’intera settimana) eravamo ben se- guiti dal tutor. Ritiene di essere stata arricchita da queste esperienze? Quella di Buffalo è stata un’esperien- za molto utile per lo svolgimento del- la pratica quotidiana. Ho acquisito maggiore sicurezza sulle strutture anatomiche e le modalità di affronta- re gli interventi. Inoltre ho incontrato uno splendido gruppo di giovani con cui ho avuto il piacere di confrontar- mi. Mi è piaciuto particolarmente il Congresso di Tampa perché ho avuto modo di scoprire tante novità merce- ologiche non ancora in commercio in Italia. Anche qui ho conosciuto tanti giovani, che come me presentavano un lavoro, anche se ero l’unica donna italiana a portare un poster. Ha anticipato in parte la mia domanda: ha incontrato altre donne in questo percorso oltreoceano? Sono partita per il congresso dall’Ita- lia con una sola collega e, una volta a destinazione, ne ho trovata qual- cuna in più. Anche se le quote rosa del settore sono in minoranza anche all’estero. Parlando di Buffalo, invece, il rapporto era 1:5 (tra gli odontoiatri). Qualcuno le ha dato un supporto particolare in queste esperienze? Il prof. Covani è stato il primo a dar- mi la sua disponibilità e ancora oggi continua a farlo. Il prof. Barone mi ha offerto questa grande opportunità di presentare il poster in un congresso internazionale, e per questo gli sono davvero grata. Infine, ultimo ma non meno importante, mio padre, il quale mi ha trasmesso l’amore per la chirurgia e il modo di fare sempre attento al paziente, persona preziosa che si mette nelle nostre mani. Cosa si immagina per il suo futuro, come dottoressa e come donna? Spero di riuscire a conciliare il lavo- ro, la passione per la chirurgia e la famiglia, anche se in proposito, al momento, non vi sono molti aiuti da parte dello Stato. Sì, direi che l’obiet- tivo è quello di diventare una brava mamma, una brava moglie e una professionista realizzata (ancora in fase di formazione). Chiara Siccardi Valentina Borgia, laureata con lode in Odontoiatria e Protesi dentaria conseguita presso l’Università degli Studi di Siena, negli ultimi due anni ha potuto fare esperienze formative all’estero.