Please activate JavaScript!
Please install Adobe Flash Player, click here for download

Dental Tribune Italian Edition

4 Dental Tribune Italian Edition - Aprile 2013L’Intervista << pagina 1 Mi riferisco all’over-treatment, ov- vero cambiare forma e posizione ai denti di pazienti che non ne hanno una reale necessità di trattamenti odontoiatrici: dal trattamento della patologia si è passati in taluni casi alla cosmesi pura. In questo senso bi- sogna oggi stare molto attenti. Usa abitualmente lo sbiancamento come complemento di altri trattamenti? Ho cominciato circa trenta anni fa a fare sbiancamenti, allora anche con tecniche un po’ improvvisate. Il blea- ching è il settore dove c’è più over- treatment, secondo me. Non tanto nell’Europa occidentale quanto piut- tosto in Oriente e negli Stati Uniti, quasi come bisogno ed espressione di libertà. Lo sbiancamento è pratica corrente. Ma l’improvvisazione re- gna sovrana. È pronto il dentista per tutto questo? Non è solo il prodotto che fa lo sbiancamento. Il prodotto è un mezzo attraverso il quale il profes- sionista mette in pratica un piano di trattamento spesso in combinazione con una terapia. La gestione di que- sta procedura deve essere fatta da persone preparate. Diversamente il paziente vuole il dente sempre più bianco e non sem- pre un eccessivo sbiancamento rende più bello il dente. Qual è il limite, a suo parere? Quando il dente perde la naturalez- za. Avvicinarsi a uno studio dentistico per lo sbiancamento non è una occasione per incontrare un paziente per altre cure? Io vedo lo sbiancamento come un premio, che in taluni casi può esse- re un elemento motivazionale. Oggi che lo sbiancamento in Europa può essere fatto solo da un professionista e non è più un prodotto da maxmar- ket, può essere uno stimolo. Un bel sorriso è indice di denti sani. Se que- sto può aiutare ad andare dal den- tista, visto che il 40% ancora non ci va, ben venga. Credo che in Europa lo sbiancamento sia richiesto per lo più da pazienti già motivati. È chiaro che comporta una visita da dove poi pos- sono risultare delle patologie. Ma lo sbiancamento non può sostituire la prevenzione. Cosa ne pensa della nuova normativa europea e del regolamento applicativo Sbiancamento dentale, tecnica mininvasiva ad ampio spettro, ma è necessaria la formazione Intervista al prof. Angelo Putignano italiano, uscito sulla Gazzetta Ufficiale a gennaio 2013? Sono favorevole alla normativa ma meno alle restrizioni. Individuato il professionista che può effettuare questo trattamento, ovvero che può prescriverlo, dovrebbe essere libero anche di gestirlo, in quanto titolare di questo trattamento. Certo la formazione è fondamentale e sotto questo punto di vista siamo molto indietro. Bisogna recuperare anche la propria etica. Lei insiste sempre sulla formazione, sulla preparazione per quanto riguarda lo sbiancamento. Questo è un punto molto critico: pochissimi dentisti hanno fatto dei corsi sullo sbiancamento, su come si sbianca, con quali prodotti a secon- da dell’indicazione specifica e delle caratteristiche organolettiche e chi- mico fisiche. Capire come funziona ci permette- rebbe di aumentare le indicazioni. Invece, ci si ferma spesso prima di proporlo perché si pensa faccia male o non faccia nulla. Tra questi due estremi in realtà ci sarebbero molti pazienti che potrebbero avere un be- neficio dallo sbiancamento. Ma per ignoranza, dovuta alla man- canza di formazione, non viene pro- posto e il professionista non ci crede. Questo è stato un concetto chiave nella relazione ad Amsterdam, che ha stupito la platea. Il bleaching non è solo un trattamen- to cosmetico. Nei casi che ho presen- tato, l’utilizzo dello sbiancamento era un trattamento terapeutico che mi ha permesso, per esempio in uno dei case report proposti, di evitare 6 corone, abbinando sbancamento e composito. Quindi con costi biologici ed econo- mici decisamente inferiori. La formazione ci può aiutare anche a “vendere” lo sbiancamento, cioè fare marketing evidenziando i grandi vantaggi per il paziente. Come ven- dere lo sbiancamento è parte delle tecniche di formazione. Nel mio stu- dio lo sbiancamento viene sempre proposto dall’igienista che ha un rapporto più di complicità con il pa- ziente. L’igienista rimane una figura perfetta per proporlo? Io credo nella delega all’igienista. Specie per queste tecniche, che spesso i dentisti ritengono un accessorio. Qual è oggi il concetto di bianco? È molto personale e sopratutto relati- vo al paziente stesso. Ovvio il nostro concetto in Italia è di- verso da altri paesi. In quali casi ci sono delle controindicazioni? Normalmente sono delle controindi- cazioni solo parziali. Pensiamo ai pa- zienti bulimici e a patologie erosive, per fare degli esempi. L’ipersensibilità di per sé non è una controindicazione. Se un paziente ha tutto il suo tessuto non ci sono delle controindicazioni. Quale conclusione sul valore dello sbiancamento? È stato svalutato o troppo valutato. Non è stato valutato per quello che è. Normalmente è una tecnica di co- smetica dentale. Ma il trattamento cosmetico è un trattamento. Dobbia- mo considerare anche la psicologia del paziente. Inoltre, sarebbe assurdo fare un piano di trattamento impor- tante, anche economicamente, e poi lasciare i denti neri. Sta alle aziende la responsabilità di non scaricare il prodotto dentro gli studi, ma di ven- derlo facendo formazione. Questa è la chiave del successo. La prima azienda che lo farà si occuperà vera- mente della salute del paziente. Concludendo è un trattamento mi- ninvasivo e pertanto da suggerire. Sei mesi di sbiancamento a bassa concentrazione possono dare ottimi risultati ed evitare altre soluzioni più invasive. Patrizia