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Implant Tribune Italian Edition

20 Implant Tribune Italian Edition - Marzo 2013Speciale Regeneration SR < pagina 19 In uno studio animale il riassorbi- mento da parte degli osteoclasti è stato osservato in tutte le fasi tem- porali, evidenziando una continua ma non eccessiva degradazione del NB12 . Una degradazione più velo- ce potrebbe influenzare negativa- mente il potenziale rigenerativo del materiale. In uno studio in vivo, la valutazione istologica di siti trattati con granuli di b-TCP non ha rilevato alcun residuo del SO. Tuttavia, attor- no all’osso neoformato vi era tessu- to connettivo con infiammazione cronica. L’osservazione, attorno alla stessa particella di NB, di un lato con oste- oclasti e un altro lato con osteoblasti dimostra l’integrazione del bioma- teriale nel processo di rimodella- mento dell’organismo umano10 . In uno studio clinico di innesto nel seno mascellare, solamente circa il 50% delle particelle inizialmente in- nestate erano ancora presenti dopo 3 mesi8 . A questo materiale è sta- to inoltre attribuito un potenziale osteoinduttivo10 , ovvero la capacità di stimolare e supportare la prolife- razione e il differenziamento osteo- genico delle cellule progenitrici me- senchimali dell’organismo ospite. L’innesto di NB in tessuto ectopico, come il tessuto adiposo sottocuta- neo, o il muscolo di pecore e ma- ialini, ha indotto la formazione di strutture ossee anche solo dopo 5 settimane4,12 . Questo fattore sembra essere causato dalla nanostruttura del biomateriale poroso, mentre la sostituzione della matrice di silicio con una matrice organica che incor- pora proteine e fattori di crescita è considerata come l’evento chiave che inizia questo processo. L’immu- noistochimica, eseguita su biopsie umane, ha consentito di marcare le molecole coinvolte nel differen- ziamento osteoblastico, nella mine- ralizzazione e nel rimodellamento osseo10 . Una forte colorazione im- munoistochimica è stata ottenuta per l’osteocalcina, l’osteopontina all’interno e attorno ai granuli, la presenza di BMP-2 nella matrice di NB, la fosfatasi alcalina, il collagene di tipo 1, strutture vasali positive al fattore di Von Villebrand4 . Il più importante fattore angiogenetico, il fattore di crescita vascolare en- doteliale (VEGF), è stato osservato in campioni umani prelevati da siti rigenerati con NB10 . Anche altri fat- tori angiogenetici sono stati riscon- trati, quali l’osteopontina e i fattori indotti dall’ipossia, ovvero fattori di trascrizione attivati da uno stato catabolico o ipossico9 . L’indagine immunoistochimica con l’utilizzo di anticorpi ED I, un mar- catore di cellule della linea fagoci- taria mononucleare, ha mostrato la presenza di macrofagi e precursori osteoclastici attorno ai granuli del materiale. Le cellule osteoclastiche non erano localizzate solamente sulla superficie del tessuto osseo neoformato ma anche sui granuli di NB10 . La marcatura di cellule con run x2 nel tessuto connettivo, spe- cialmente attorno ai vasi, ha dimo- strato che i precursori degli osteo- blasti possono originare dalle aree perivascolari del tessuto connetti- vo, sostenendo quindi il potenziale osteoinduttivo del materiale10 . L’utilizzo di questo materiale è stato ben documentato per la procedura di aumento del seno mascellare con risultati eccellenti sia posizionando gli impianti contestualmente13 , con un carico già dopo 3 mesi di guari- gione14 , sia con l’approccio in due fasi che ha permesso anche la valu- tazione istologica e immunoistochi- mica5,11,15,16 . Paragonata ad altri SO, è stata osservata un’accelerata forma- zione di nuovo osso che, già dopo 3 mesi aveva portato ad un volume osseo idoneo alla stabilizzazione de- gli impianti8 . Nel caso sopra riporta- to il tempo di attesa tra l’aumento osseo e l’inserimento implantare è stato involontariamente di 13 mesi, contro i 6 programmati, per que- stioni legate al lavoro del paziente, che lo hanno tenuto lontano da casa per diversi mesi. Questo fatto, però, ha fornito la possibilità di valutare come si comporta un innesto di NB in un periodo di tempo assai più lungo di quello che normalmente è ritenuto sufficiente per avere una formazione ossea adeguata alla sta- bilizzazione degli impianti. La qua- lità ossea osservata a 13 mesi, osso maturo di tipo lamellare, è ben di- versa dal tessuto osteoide o dall’os- so immaturo a fibre intrecciate riscontrate a distanza di 3 mesi. Sebbene il riassorbimento di NB sia stato dimostrato essere pressoché totale (93%) nel maialino a distan- za di 8 mesi7 , è bene risaputo che il modello animale differisce dall’uo- mo per il differente metabolismo. In più, i difetti sperimentali creati erano più piccoli rispetto alla gran- dezza del seno mascellare. Questo per spiegare che le cellule impiegano più tempo per migrare dalle pareti ossee circostanti nel di- fetto in un seno mascellare piutto- sto che in un difetto di pochi mm. Più l’ospite è giovane, maggiore è il numero di cellule mesenchimali indifferenziate presenti, e normal- mente gli animali da esperimento sono giovani, mentre i nostri pa- zienti sono adulti o anziani. Per tut- to ciò, i valori di tempo riscontrati nel modello animale non corrispon- dono a quelli riscontrati nell’uomo. Il sostituto osseo a 13 mesi non era completamente riassorbito; tutta- via, i segni della sua degradazione erano testimoniati dalla presenza di nuovo osso all’interno dei granuli (Figg. 17 e 18) e dalle infiltrazioni di tessuto osteoide nelle nanoporosità del materiale (Fig. 19), cosa che nor- malmente non si riscontra per gli al- tri materiali, che invece hanno una formazione ossea apposizionale solo lungo la loro superficie esterna. L’utilizzo della membrana in colla- gene a protezione dell’antrostomia è stata applicata per escludere il tessuto connettivo non osteogenico dal sito innestato e avere una mag- giore neoformazione ossea e una percentuale maggiore di sopravvi- venza implantare, come dimostrato in letteratura17 . La biocompatibilità di NB è stata testata in vitro, dimo- strando bassa citotossicità e buona biocompatibilità, supportando la proliferazione osteoblastica meglio del sostituto osseo bovino18 . Questa e altre caratteristiche sono richieste dall’ingegneria tissutale e dai ricer- catori che si occupano di biomate- riali per lo sviluppo di un SO che non si comporti solo da riempitivo o da scaffold, ma che guidi anche la rigenerazione ossea con la totale so- stituzione da parte dell’ospite dopo un determinato periodo di tempo. Ringraziamenti L’autore desidera ringraziare il sig. Ezio Bassotti dell’Istituto di Clinica odontoiatrica dell’Università Cat- tolica - Policlinico Universitario “A. Gemelli” di Roma per la realizzazio- ne dei preparati istologici. La bibliografia è disponibile presso l’Editore. Fig. 14 - Restauri protesici a 10 mesi dal carico. Fig. 15 - Alla destra del campione si apprezza l’osso nativo residuo, a sinistra l’osso rigenerato. AM 12,5X. Fig. 16 - Parte del campione con osso rigenerato (nuovo osso più scuro). EE 25X. Fig. 17 - Trabecole di osso lamellare neoformato (B) attorno e in mezzo a granuli di NanoBone®. (NB) in degradazione. EE 100X. Fig. 18 - Particolare con osso lamellare neoformato (B) con estensioni di tessuto osteoide all’interno delle porosità dei granuli di Nanobone® (NB). EE 200X. Fig. 19 - Trabecola di osso lamellare (rosso scuro), tessuto osteoide (rosso chiaro) all’interno dei nanopori di NanoBone® (celeste). AM 400X.